«E’ stato evitato un aumento insostenibile del costo del lavoro che avrebbe messo a rischio - a livello Nazionale - 50mila posti di lavoro nelle campagne, nelle zone montane e svantaggiate».
E’ quanto ha affermato il presidente della Coldiretti Valdostana Giuseppe Balicco in riferimento all’approvazione definitiva al Senato della legge di stabilità che prevede importanti misure per il settore agricolo come la stabilizzazione delle agevolazioni contributive per le imprese agricole delle aree di montagna e di quelle fiscali per i coltivatori diretti e gli imprenditori agricoli professionali che acquistano terreni (la cosiddetta piccola proprietà contadina) nonché l’ abrogazione degli aumenti previsti per l’assicurazione generale obbligatoria per lavoratori dipendenti, autonomi e coltivatori diretti.
Sono state responsabilmente accolte da parte del Governo e del Parlamento le richieste formulate dalla Coldiretti, con la manifestazione del 23 luglio scorso di diecimila agricoltori a Bari dove era stato assunto un importante impegno politico bipartisan.
«Nella nostra regione – come noto – si legge in una nota di Coldiretti - il fenomeno del lavoro agricolo è fortemente legato alla mano d’opera extracomunitaria, e non è certamente fenomeno “solo” valdostano se sono stimati dal rapporto Caritas/Coldiretti oltre 95.500, a livello Nazionale, i rapporti di lavoro agricoli con cittadini extracomunitari».
L’ufficio paghe della Coldiretti Valdostana - che si occupa solo del tessuto agricolo imprenditoriale – escludendo quindi la pubblica amministrazione e le cooperative – rileva un leggero costante aumento dell’occupazione nelle aziende, dalle 726 assunzioni del 2008 siamo passati ai 755 assunzioni al 30 ottobre 2010. Si tratta, di dati che possono essere indicativi visto l’alto grado di rappresentatività dell’organizzazione.
«Senza agevolazioni, in agricoltura, non sarebbe possibile per nessuno assumere personale – prosegue Balicco - perché è evidente che vi debba essere un chiaro legame tra i costi che l’impresa deve sostenere e il ricavo dalla vendita dei prodotti. Purtroppo il costo del lavoro è – senza dubbio – più alto del valore della produzione. E’ proprio per questo che molte imprese nazionali hanno delocalizzato andando a produrre dove il lavoro costa meno ma l’impresa agricola non può assolutamente prescindere dal fattore “terra” che stabilizza il lavoro come per nessun altro settore».
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