18 aprile 2011

L'Auto del Futuro Secondo Paola Carrea (3)

Terzo dei quattro post dedicati all’intervista pubblica fatta il 3 marzo, presso l'incubatore di Aosta, dal sottoscritto a Paola Carrea (Magneti Marelli) sul tema «L’auto del futuro», all'interno del ciclo.
Qui trovi il primo. E il secondo. 

Lei ci ha mostrato un enorme mercato legato al settore della sicurezza e della gestione del traffico, mentre molti di noi erano abituati, soprattutto leggendo i giornali, a ragionare sui cosiddetti motori verdi...
Non voglio farvi credere che questo terzo pilastro non sia fondamentale. Bisogna però sempre tenerli tutti e tre molto uniti. Da studi che abbiamo fatto viene fuori con evidenza che il solo utilizzo delle tecnologie ICT può impattare sulla Co2 anche fino al 15%. Una percentuale altissima ed una tecnologia che oggi è disponibile. E’ chiaro che c’è la necessità di un ecosistema adeguato. Non dipende soltanto dal veicolo.

Tempo di green-mobility…
Sembrerebbe che tutte quelle policy che anni fa avevano ammazzato il motore elettrico siano state distrutte. La politica ha cambiato direzione e anche molti costruttori automobilistici ci stanno credendo. Sulle batterie si sta investendo davvero molto. Posso raccontarvi una bella esperienza. Abbiamo sviluppato per esempio il Kers per la Formula 1, andando a recuperare molta energia nelle decelerazioni e dalle frenate. Ovviamente la Formula 1 è un posto dove simili sperimentazioni si possono fare. Ora, partendo da questa tecnologia, stiamo sviluppando la 500 elettrica. Ci sono insomma tecnologie che nascono in un settore estremo e poi diventano fondamentali anche per il veicolo elettrico più tradizionale. Esistono delle batterie molto performanti e molto contenute. Non era difficile immaginarlo visto quello che è successo sui telefonini. Nel 91 avevamo dei padelloni enormi con un pacco batteria insieme ad una cornetta di telefono ed oggi siamo arrivati ad avere dei telefonini piccolissimi. Noi stiamo lavorando ad esempio con STMicroeletronics su nuove tecnologie. Le batterie sono un’area dove c’è molta debolezza e se dovessi consigliare ad uno studente dove puntare, dove crescere, sicuramente questa è un’area dove c’è ancora molta ignoranza. Tutte le scatole telematiche al loro interno hanno le batterie – milioni e milioni – perché in caso di crash perdo tutta l’alimentazione, perdo tutti i dati del veicolo, ma la chiamata d’emergenza deve partire. Sono pochissimi i fornitori, quasi monopoli, pochissimo anche il know how nelle imprese. Poi c’è l’ibrido. Toyota ci ha creduto ai tempi e ha fatto bene. Oggi c’è un nuovo concetto di ibrido metano-idrogeno. E’ più fattibile anche dal punto di vista della distribuzione, grazie ala rete del metadonodotto. Si tratta di una soluzione meno onerosa, su cui stiamo lavorando. E poi c’è il Fuell cell che, paradossalmente pareva il futuro e oggi invece si è molto rallentato. Deve essere chiaro che alcuni veicoli green saranno di nicchia. Si deve perciò continuare a lavorare su veicoli con benzina, gasolio, più convenzionali diciamo, ma gestiti da centraline di controllo motore particolarmente sofisticate e capaci di contenere e ridurre le emissioni.

Quindi su questo versante lei non vede ancora una grande espansione…
Magari verrò smentita, però confrontandomi anche con persone più esperte di me per il momento si parla di una nicchia di mercato, non della mass market.

Riprendendo il suo suggerimento all’ipotetico studente ricordo anche che in alcuni suoi interventi lei spesso utilizza il concetto di trasversalità della conoscenza. In cosa consiste?
Molte volte di un settore specifico si conosce tutto. Ti capita poi mentre lavori di inciampare in altri settori, ad esempio quello delle infrastruttura, nel nostro caso specifico si trattava proprio del Traforo del Monte Bianco, e lì scopri che le centraline messe a bordo strada per monitorare il traffico e gestire i semafori hanno dei prezzi molto alti, molto più costose delle centraline motore che posizioniamo su un automobile e ti rendi conto che dal punto di vista delle performances sono più degradate di quelle delle centrali motore. Preciso però che si tratta di una soluzione risalente a diversi anni fa. Oggi non so. Trasversalità della tecnologia significa comunque capire che una determinata tecnologia sviluppata per un settore può essere trasportabile in un altro, garantendo un vantaggio competitivo. La stessa domotica può crescere attraverso tecnologie che arrivano dal consumer o dall’automotive. Ad esempio, inseguendo soluzioni telematiche per l’automobile abbiamo incontrato i produttori di container che stavano cercando delle soluzioni per tracciare i loro carichi. Ed è nato il tracking container. E così abbiamo lanciato le basi per un business parallelo diverso dal nostro e comunque con alto potenziale. (continua)

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