Una coppia sta pranzando al «Tosca», il ristorante di cucina italiana del Ritz-Carlton Hotel di Honk Kong. La vista sulla baia è mozzafiato perché si tratta dell'albergo più alto del mondo, inaugurato a marzo, e situato presso l'International Commerce Centre (un grattacielo di 484 metri) dal 102° al 118° piano. Nel piatto hanno un prosciutto crudo la cui particolarità è proprio la stagionatura a quote elevate. E' il Jambon de bosses, una delle quattro Dop valdostane che pur con i suoi piccoli numeri - 3000 cosce annue prodotte a 1600 metri di quota a Saint-Rhemy-en-Bosses, nella Valle del Gran San Bernardo - comincia a farsi conoscere ed apprezzare a livello di gastronomia internazionale grazie all'impegno del suo Comitato per la Promozione e la Valorizzazione della Dop.
Ma non è l'unica testimonianza concreta del nuovo Rinascimento dell'enogastronomia valdostana. Anche la fontina nei primi sette mesi del 2011 (dati Istat) ha fatto registrare un aumento del 18% della quantità di produzione esportata. E questo dopo un 2010 complessivamente non brillante. La Cooperativa Produttori Latte e Fontina (cui aderiscono circa il 60% dei produttori della piccola regione autonoma), ad esempio, ha chiuso con un calo dei ricavi del 1,62%, pari a quasi 330.000 euro in meno rispetto al 2009. La relazione del bilancio di esercizio evidenzia che al 31 dicembre scorso erano giacenti nei magazzini 47.700 forme di Fontina in maturazione, 4.200 di Formaggio valdostano, oltre 60.000 forme di Fontina pronte per la commercializzazione per un totale complessivo di quasi 112.000 forme, con un incremento di oltre 30.000 forme rispetto al 2009. Un dato che con il nuovo anno, grazie all'intensificarsi dell'export dovrebbe migliorare.
Sul fronte del lardo di Arnad, in presenza di numeri di export poco significativi è ancora la domanda nazionale ad essere protagonista, con un discreto interesse da parte della Grande Distribuzione che lentamente sta facendo lievitare la qualità e la tipicità della propria offerta. «Negli anni novanta i cultori dei prodotti tipici - commenta Guido Bertolin della Maison Bertolin, il più importante produttore regionale - costituivano un piccolo gruppo che assorbiva una quota di mercato poco rilevante, dieci anni dopo erano diventati una nicchia interessante, oggi rappresentano il segmento con il più alto potenziale di sviluppo dell'intero mercato del food, tanto che la grande distribuzione ha investito e sta investendo nello sviluppo di linee dedicate a questi consumatori».
In forte crescita il comparto della viticoltura dove operano una quarantina di produttori privati e sei Cantine cooperative. A fronte di una produzione che nell'ultimo triennio si è attestata su fatturati compresi fra i 6 e i 7 milioni (1,8 milioni le bottiglie commercializzate), l'export ormai si sta avvicinando ad una quota pari al 20%. Si passa dai 404mila euro del 2008, ai 583mila del 2009 all'1,28 milioni del 2010 con un primo semestre 2011 pari a 807mila euro contro i 799mila di quello precedente.
Statistiche pienamente confermate da Vincent Grosjean il presidente dell'associazione dei «Viticulteurs Encaveurs» valdostani, cioè la stragrande maggioranza dei privati, che con la sua azienda, situata sulla collina di Quart, a pochi chilometri da Aosta, a fronte di una produzione di 110mila bottiglie ha una quota di export pari al 40%. «Questa crescita - commenta Grosjean - arriva fortunatamente in un momento di flessione del mercato nazionale. Io stesso oggi ho ricevuto una richiesta di vini dalla Russia e sono entrato recentemente in contatto con due importatori cinesi con i quali sto valutando una strategia di entrata sul mercato asiatico in vista del Capodanno cinese che cade il 23 gennaio». Ma i vini valdostani sono presenti anche in Giappone, Usa, Canada, Belgio, Germania, Svezia e Finlandia. Sul boom valdostano per il presidente ha inciso in parte la maggiore attenzione dedicata alla Valle da guide e riviste specializzate, unita ad una maggiore e migliore presenza dei viticultori alle fiere di settore». Ma è anche il consumatore ad aver modificato i suoi gusti. «Il classico “supertuscan” è un po’ in declino. - conclude Grosjean - E' cresciuto invece l'interesse per l’autoctono, per i vitigni nuovi e la Valle ha davvero molto da offrire. Oggi si cerca l’eleganza, la finezza di questi vini, che, fra l'altro, si prestano molto bene per raccontare la storia particolare e unica di un terroir, di un vitigno cresciuto ai piedi delle montagne più alte d'Europa».
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