21 gennaio 2012

L'intervento di Emma Marcegaglia ad Aosta (seconda parte)

Seconda parte del post dedicato all'intervento ad Aosta del Presidente di Confindustria nazionale Emma Marcegaglia. Qui trovi la prima. Il testo è stato sbobinato dal sottoscritto.


La posizione della Germania e della Cancelliera Angela MerkelSapete che c'è una resistenza molto forte - e io penso a questo punto ingiustificata della Germania, della Cancelliera Merkel - per dare il via libera a questo provvedimento - perchè fino a quando noi non avevamo dismostrato con chiarezza che eravamo pronti a fare manovre di austerità e sacrifici, la logica tedesca secondo la quale "non possiamo noi pagare per gli spreconi italiani e spagnoli" - logica che non condividiamo - potevano però comprenderla. Dopo quello che l'Italia ha fatto però non è più comprensibile questa ostilità. L'anno scorso nel 2011 con proiezione a tre anni abbiamo fatto manovre da 89 miliardi di euro. Non è mai successo in Italia. Non è mai successo in un altro paese. L'Italia ha dimostrato una capacità eccezionale di fare austerità, di ridurre il proprio deficit pubblico, di fare la sua parte. A questo  punto è davvero insopportabile l'atteggiamento di chiusura della Germania. Un''Europa che non torna a ragionare in termini di investimenti, di infrastrutture, di ricerca e di aiuto all'occupazione è destinata a morire, magari moriamo prima noi, ma poi nuore anche la Germania. Non è più possibile andare avanto così (applauso dei presenti).

L'azione di Monti
Il Presidente Monti si sta muovendo in modo serio cercando alleanze con l'Inghilterra, con la Francia, con altri paesi e credo che lo dobbiamo fare anche noi come mondo del business. Noi abbiamo un ottimo rapporto di collaborazione con la Confindustria tedesca. Abbiamo fatto anche un incontro recentemente e stiamo lavorando anche con loro per far comprendere che se la Germania mantiene questa posizione di irrigidimento il problema si farà  pesantissimo per tutti.
Cosa fare a livello nazionale. In questo momento sono in discussione due riforme: liberalizzazioni e mercato del lavoro. Sulle liberalizzazioni Confindustria è sempre stata favorevole perchè pensa che lasciare più spazio al mercato significhi fare più crescita, fare spazio a nuovi imprenditori, e garantire tariffe migliori. Ovviamente deve essere un processo serio, realizzato non con una logica non punitiva. Questo testo sarà approvato nel Consiglio dei Ministri di domani (ieri è già stato approvato ndr). Lo stiamo guardando con attenzione. Alcuni punti forse sono da cambiare, ma complessivamente siamo convinti che aiuterà il mercato ad aprirsi se non nel brevissimo almeno nel medio termine. Del resto ci sono studi di Banca d'Italia che dicono che un forte processo di liberalizzazione può portare in Italia nei prossimi dieci anni ad una crescita del Pil anche dell'8-10%.

Il mercato del lavoro
In merito al mercato del lavoro noi siamo convocati lunedì insieme ai sindacati in presenza del presdiente Monti e del Ministro Fornero. Il Governo ha preso l'impegno rispetto all'Europa e alla Bce di cambiare le regole del mercato del lavoro riducendo alcuni eccessi di precarietà e flessibilità in entrata e dall'altra di garantire maggiore mobilità in uscita in modo da non avere più un mercato del lavoro così irrigidito che poi alla fine dimostra di non funzionare. Avere un tasso di occupazione al 56% contro il 71% della Germania. Avere tun tasso di occupazione giovanile molto basso, la metà di quello tedesco, avere anche un tasso femminile molto basso  e nello stesso tempo tassi di disoccupazione giovanile e femminile molto alti è la dimostrazione che abbiamo dei problemi nel nostro mercato del lavoro. Un mercato che è migliorato, grazie alle riforme del pacchetto Treu e Biagi che hanno inserito alcune forme di flessibilità. Noi avevamo un tasso di occupazione al 48%, mentre oggi anche nel momento di massima crisi è al 57%.
Noi - io l'ho detto spesso pubblicamente -ci presentiamo a questo tavolo senza ideologia - cosa che prevale spesso in Italia quando si toccano simili temi -, ma con senso di responsabilità e pragmatismo e per questo ci auteremo con una serie di dossier ricchi di dati in modo da poter decidere cosa fare. Dossier che dimostrano che nel lavoro temporaneo abbiamo una percentuale pari al 12,8% inferiore  a quella della Germania al 14,8%. Ora possiamo fare meglio, cioè cercare di incentivare le imprese a trasformare  i contratti a tempo determinato in tempo indeterminato, ma il problema rimane.
L'anomalia è che noi abbiamo e la presenza di un numero di partite iva importantissimo. Alcune corrispondono al particolare tessuto imprenditoriale del nostro paese, probabilmente però c'è anche qualche abuso, cioè partite iva che dovrebbero essere lavoro a tempo subordinato. Sugli  ammortizzatori sociali riteniamo di avere un sistema che tutto sommato può funzionare. Se prendiamo il periodo 2002-2010 come aziende ci siamo finanziati la cassa integrazione straordinaria, quella ordinaria  e la mobilità. Lavoriamo per migliorare, facciamo in modo che se un lavoratore è in mobilità o in cassa integrazione straordinaria ci siano degli incentivi sia per le imprese sia per i privati per rientrare più velocemente possibile nel mondo del lavoro.
Sul lavoro va fatto un confronto europeo. Dobbiamo ragionare sul fatto che se vogliamo introdurre alcune forme di flessibilità da una parte, dall'altra vanno agevolate le assunzioni in entrata e in uscita. Va fatto con senso di responsabilità, con una logica attenta, sostenendo il reddito di chi rischia di perdere il lavoro. Alcune ristrutturazione dovranno essere realizzate nel 2012.  Non possiamo tenere dei posti di lavoro che non esistono più, ma tutelare il reddito delle prsone che vanno impiegate e formate. Il nostro approccio perciò sul tema del lavoro sarà scientifico, avendo senpre di fronte ciò che avviene negli altri paesi e sapendo bene che siamo in un periodo molto difficile per cui alla gente non si deve dare ulteriore ansia sul futuro. Occorre perciò delicatezza, ma allo stesso tempo dobbiamo anche porci il tema di come ritornare in sella. Questa trattativa partirà lunedì. L'obiettivo del Governo è di concluderla entro la fine di marzo.

Il credito
Io penso che dobbiamo anccra lavorare sul problema della redistribuzione del credito . Oggi la restrizione del credito, il credith crunch, è un problema gravissimo. Esiste poi un problema di pagamento tra le imprese, della Pubblica amministrazione nei confronti dei privati, anche se da quello che ho capito qui la Regione paga bene. Pensate che ci sono altre regioni italiane con ritardi addirittura  di tre anni. Una cosa inconcepibile. Ci sono 70 miliardi di euro di soldi che lo Stato deve alle imprese. Non è più possibile andare avanti in questo modo. Occorre trovare delle soluzioni. Affermare come fa lo Stato che "se noi paghiamo questi debiti aumenta il debito pubblico non è vero". Quello è già debito pubblico soltanto che è scaricato sulle spalle delle imprese. Con serietà, con intelligenza, sapendo che siamo nel mirino dei mercati però non accettiamo che il problema venga accantonato e non se ne parli più. Attraverso il fondo di garanzia, il Confidi, altri strumenti stiamo ragionando con l'Abi e con le banche per trovare strumenti che aiutino le imprese ad ottenere credito ad un livello accettabile. Se c'è il credit crunch altro che -1,5%. Rischiamo il -3. Con una situazione in cui le imprese non sono più in grado di finanziare il proprio investimento finisce per bloccarsi tutto. Poi c'è il tema degli investimenti in infrastrutture, della ricerca, dell'innovazione. Temi già toccati dal Presidente della Regione che vanno però affrontati con serietà e determinazione. Non possiamo più stare in recessione perchè significa condannarci ad un futuro che non ci meritiamo.
Foto di gruppo della presidente con il Direttivo di Confindustria Valle d'Aosta

L'impegno degli imprenditori
Dobbiamo anche ragionare, come ha giustamente evidenziato Monica, anche su di noi sia come imprese che come Confindustria. Come imprese ci tengo a dire che nonostante tutte le drammatiche crisi che abbiamo vissuto siamo ancora il secondo paese più manifatturiero dopo la Germania, il secondo più esportatore in Europa. E rimaniamo la settima potenza industriale nel mondo. Abbiamo ancora un sistema manifatturiero abbastanza forte. Sta perdendo competitività. Sta perdendo produttività. Ci sono tanti competitor aggressivi - indiani, cinesi, turchi - ma abbiamo ancora alcuni punti di forza. Tante imprese che sono leader su moltissime nicchie, settori. Abbiamo ancora una nostra forza imprenditoriale. Di certo non basta. Non possiamo sederci sugli allori.Ognuno deve trovare la sua strada. Non c'è un'unica ricetta per tutti, ma ognuno di noi deve poter trovare il modo per riposizionare la propria impresa nel nuovo scenario economico. Si deve guardare di più all'estero in quanto la domanda interna italiana ed europea sarà bassa e di consegeunza dobbiamo andare a cercare il mercato dove c'è, cioè India, Asia, Cina, Turchia, alcuni paesi dell'Est e Brasile. La nostra capacità di competere sui mercati deve diventare ancora più forte. Dobbiamo certamente fare più innovazione. Nne ho parlato anche con i principali azionisti e i manager di Cogne. Ci sono prodotti che andavano bene alcuni anni fa - eravamo leader in Italia e in Europa -, ma oggi quei prodotti  a basso valore aggiunto non vanno più bene perché subiamo la concorrenza dell'India o della Cina, paesi che hanno livelli di costi di produzione e di costi del lavoro talmente bassi che ovviamente sono fortemente competitivi e non soltanto ci prendono mercato nel mondo, ma vengono anche in Italia e in Europa. Siamo perciò costretti a riposizionarci su prodotti a maggior valore aggiunto che richiedono più know how, con più barriere all'entrata. Noi abbiamo uno sforzo enorme da fare. E dall'altra parte - lo ha ricordato Monica e lo voglio ricordare anch'io - non per tutti, ma per alcune imprese in settori tradizionali, come il manifatturiero, la piccola dimensione creerà grossi problemi. Non bisogna però generalizzare perché ci sono aziende con fatturato da un milione di euro, leader mondiali in nicchie piccolissime, e stanno benissimo. Ci sono invece imprese che  fanno un miliardo di euro su mercati internazionali con grandissime economie di scala e sono piccole. C'è una parte del nostro manifatturiero che è troppo piccolo per internazionalizzarsi, per fare ricerca e innovazione, per attrarre talenti.

La rete di impresa
Lo strumento della rete d'impresa sul quale come Confindustria abbiamo lavorato può rivelarsi importante perché mantiene l'identità delle singole imprese - noi italiani siamo individualisti, bravi a stare anche da soli - mette insieme le imprese su alcuni progetti: un progetto di ricerca con l'università, un canale distributivo nuovo da aprire in Cina, per comprare meglio e avere più potere contrattuale per le materie prime. Ognuo deve trovare la su aforma. Noi abbiamo molto da fare per migliorarci. Di certo il Paese deve cambiare, ridurre la sua spesa pubblica, le sue inefficienze, però anche noi dobbiamo fare la nostra parte: più competitivi, più internazionali, fare più ricerca. Sono sfide importanti che ci permettono di stare in piedi e se noi stiamo in piedi creiamo benessere e occupazione.

E allora qual è il ruolo di Confindustria?
Io credo, sulla base della mia esperienza di questi ormai quasi quattro anni, di aver visto i difetti di Confindustria, di aver cercato di iniziare a cambiarli, ma certamente il processo va continuato. Noi dobbiamo avere sempre la capacità di fare rappresentanza. La  Confindustria di oggi è molto diversa da quella del passato dove cinque aziende governavano tutta l'associazione. Oggi è molto più aperta, più democratica. Lo diceva prima Monica noi abbiamo 150mila aziende iscritte, il 90% hanno meno di 20 dipendenti. Oggi c'è molta più partecipazione alla vita dell'associazione. Noi dobbiamo fare rappresentanza ampia. Non dobbiamo chiedere incentivi per questo o per quest'altro settore, ma lavorare perché migliori la competitività di tutte le imprese. Dobbiamo anche dare servizi alle imprese. E non soltanto quelli tradizionali come l'ambiente, le relazioni sindacali, ma servizi più strategici. Per esempio i progetti di rete. Il mio vicepresidente Aldo Bonomi ha messo in piedi 250 reti di impresa per più di 1000 aziende. Le abbiamo promosse in collaborazione con le associazioni territoriali e di categoria. Poi stiamo portando avanti anche un progetto per aiutare le imprese medie, che non hanno un brand forte, ad avere canali distributivi nei principali mercati internazionali. Si chiama progetto "Stil novo". Noi costruiamo in partership con altre istituzioni dei grandi contenitori dove questi marchi italiani minori, che magari da soli non ce la fanno, possano stare tutti insieme a costi più bassi. E abbiano così un modo per poter vendere in Cina piuttosto che in India. Stiamo lavorando molto sulla ricerca cercando di mettere vicine le imprese alle università. Credo che nei prossimi anni ancora di più bisognerà dare alle imprese servizi su misura che aiutino le imprese nel loro posizionamento strategico a diventare più forti. Infine una parola sui costi. Spesso giustamente si parla dei costi di Confinustria. In questi quattro anni mi ero posta l'obiettivo di ridurli del 20%. Sono al 19%, ancora qualche mese e ce la dovrei fare. Questo non significa tagliare servizi, ma eliminare duplicazioni, inutile burocrazia che purtroppo talvolta è presente anche al nostro interno.

Confindustria è la nostra casa
Concludo con una battuta. Come sapete sono la prima presidente donna di Confindustria nei 100 anni di storia dell'associazione e non posso non constatare come gli uomini abbiano aspettato così tanto per dare la presidenza ad una donna nel periodo peggiore mai esistito. Ma va bene lo stesso. Ironia a parte - come sapete sono a pochi mesi dalla scadenza - anche se è stato un momento difficilissimo, un'esperienza dura, anche con attacchi personali da parte di molti giornali perché ho sempre detto quello che pensavo e soprattutto ho sempre rappresentato quello che gli imprenditori discutevano o decidevano in giunta e nei direttivi. Nonostante tutto è stata un'esperienza veramente eccezionale perché essere al contatto con gli imprenditori italiani, vedere la loro forza, la loro passione, lavorare per loro e insieme a loro, cercare di contribuire operando con le istituzioni, i sindacati al miglioramento del nsotro Paese è stata veramente un'esperienza straordinaria. Ovviamente lavorerò al servizio delle imprese italiane fino all'ultimo giorno di durata del mio mandato, rimarrò poi sempre molto vicina a Confindsutria perché penso che questa sia un'istituzione credibile e forte. Certamente la possiamo migliorare, ma è la nostra  casa, il nostro luogo di discussione dove migliorarci, andare avanti e dare un contributo forte al miglioramento del Paese. Ringrazio anche voi perché in questi anni nei momenti molto difficili ho sempre avuto vicino  gli imprenditori italiani. Continuiamo a lavorare insieme, come diceva prima il sindaco. Ognuno con grande senso di responsabilità, ognuno impegnandosi nel capire che cosa può fare per il bene del Paese. Questo perché, nonostante tutto, crediamo in questo Paese e vogliamo continuare a lavorare perché i nostri figli abbiano un futuro migliore. Grazie.


Qui puoi vedere il video dell'evento realizzato dall'Ufficio stampa della Regione

0 commenti:

 

© ImpresaVda Template by Netbe siti web