7 dicembre 2012

#Commercio: Quattro fatture per un Pacco di Natale | La #FIPE ricorre alla Corte Europea

Con il decreto “liberalizzazione” il Governo Monti ha fissato i termini generali di pagamento per le transazioni commerciali dei prodotti agroalimentari. Secondo la Fipe  per un solo pacco di Natale sono necessarie 4 fatture.


Proprio per questo la FIPE (Federazione Italiana dei Pubblici Esercizi), con l’assistenza del Prof. Avv. Antonio Baldassarre e dell’Avv. Massimiliano Brugnoletti, si è rivolta alla Commissione Europea denunciando il contrasto dell’art. 62 del Decreto legge n. 1/2012 con la normativa europea; in particolare con la Direttiva 29 giugno 2000 n. 35 e la Direttiva 16 febbraio 2011 n. 7, che disciplinano in sede sovranazionale la materia dei termini di pagamento.

Dette norme, infatti, nel fissare termini generali di pagamento per le transazioni commerciali dei prodotti agroalimentari, riconoscono comunque alle parti la possibilità di derogare negozialmente tali termini: in ambito europeo è dunque riconosciuto che l’autonomia imprenditoriale possa esercitarsi anche prevedendo termini di adempimento più lunghi, per favorire la dinamica degli scambi e mettere in concorrenza fornitori ed appaltatori.

Per la Fipe Confcommercio la norma italiana, oggetto della denuncia, si pone in netto contrasto con tutte le norme richiamate: l’articolo 62 del decreto liberalizzazioni stabilisce termini di pagamento di 30 giorni (per i prodotti freschi) e di 60 (per le altre derrate), la decorrenza immediata ed automatica degli interessi di mora a tasso maggiorato, la possibilità di irrogare addirittura sanzioni, impedendo al contempo qualsivoglia autonomia alle parti.

«Il provvedimento – spiega Pier Antonio Genestrone, presidente di Confcommercio-Fipe Valle d’Aosta - costituisce un ulteriore appesantimento burocratico». «L’introduzione della nuova normativa – aggiunge Paola Gottardi, presidente di Confesercenti - avrà conseguenze tali da influire sull’attuale gestione finanziaria delle imprese, già provate dalla crisi economica».

Confcommercio-Fipe e Confesercenti evidenziano inoltre che «la situazione è, se possibile, ancora più preoccupante se la norma si applica ai servizi prestati in favore della Pubblica Amministrazione, a causa dei ritardi che contraddistinguono i pagamenti nel settore pubblico e che raggiungono in Italia tempi allarmanti anche di dieci volte superiori rispetto a quelli imposti dalla normativa nazionale ed europea, contro i quali le imprese sono del tutto inermi. Le imprese che erogano servizi di ristorazione, infatti, si troveranno comunque costrette ad  eseguire il servizio, pena gravi conseguenze, in alcuni casi anche di natura penale, ma, al contempo, non disporranno dei capitali necessari per corrispondere quanto dovuto ai propri fornitori di prodotti agroalimentari nei tempi imposti – e si rammenta non derogabili – dalla norma in commento». 

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