6 aprile 2013

#Grandangolo sui #Professionisti #valdostani - 22: Gli #Educatori professionali

La ventiduesima e ultima   professione che si sottopone alla mia analisi è quella della sezione valdostana dell’Associazione italiana formatori professionali con la loro past president Adelaide Sonatore. 
Adelaide Sonatore





L’Identikit


Iscritti totali e trend dell’ultimo triennio: 12

Composizione direttivo: Presidente: Monica Savio. Consiglieri: Germano Dionisi, Antonella Poliani, Adelaide Sonatore e Giuseppe Villani

Mail: monica-savio@libero.it

Sito internet: www.aifonline.it


Quali sono le principali problematiche a livello regionale e nazionale?
L’associazione raccoglie colo che si occupano professionalmente di formazione e quindi gli esperti dei processi di apprendimento degli adulti. Una definizione unitaria dietro alla quale però ci sono molte sfaccettature del professionista in quanto ci si trova a lavorare in contesti diversi. Dalle imprese alle pubbliche amministrazioni, ai Centri di formazione professionali alle aziende sanitarie e così via. Ciascuno di questi contesti ha delle sue problematiche specifiche. Il centro dell’interesse è l’apprendimento degli adulti, un tema che è stato rilanciato nell’ultimo decennio dall’Unione europea in particolare in quanto si dà sempre più importanza a quello che viene definito  il life on learning, cioè l’apprendimento lungo tutto l’arco della vita, non più concentrato nelle fasi iniziali come avveniva molti anni fa che accompagna la vita delle persone ed in particolare quella lavorativa.

Esistono possibilità di lavoro in Valle d’Aosta oppure il settore è saturo?
La situazione di quest’ultimo periodo è fortemente determinata dalla crisi. La formazione purtroppo è stata una delle prime voci che ha subito dei tagli. Sia a livello nazionale che regionale abbiamo trovato delle grandi limitazioni. I nostri colleghi di altre regioni ne hanno risentito prima di noi, ma poi quest’onda è arrivata anche in Valle d’Aosta. Di conseguenza le occasioni di lavoro non sono aumentate negli ultimi anni, il lavorio è diventato un po’ più instabile dal punto di vista della durata. Continuano ad essere occasioni di occupazione però per lo più sono di breve durata e, soprattutto, chi ha in mente un lavoro a tempo indeterminato ha molte difficoltà a collocarsi in questa area. Molti dei nostri formatori lavorano anche in altre regioni per potere da un lato per mantenere una ricchezza della loro attività professionale - con un beneficio indiretto alla crescita professionale - e dall’altro anche per una carenza di opportunità che riscontriamo nella nostra regione.

Esistono nuovi sbocchi professionali?
Questi in parte risentono della crisi, ma è anche vero che contemporaneamente si aprono delle piste nuove. Ad esempio rispetto ad una progettazione più attenta che parta anche dall’analisi dei fabbisogni delle imprese sia pubbliche che private sicuramente c’è la possibilità di intervenire professionalmente come formatori in maniera più marcata. C’è poi tutto il settore dell’e-learning, cioè della formazione a distanza, che richiede alcune figure di base, i tutor dell’e-learning, ma anche esperti di progettazione di piattaforme di formazione a distanza o di formazione mista. Su questo versante ci sono novità. Si sta sviluppando un approccio maggiormente partecipativo ad alcune tematiche legate alla valutazione di servizi pubblici.  Le amministrazioni pubbliche stanno mettendo in piedi servizi che vedono la figura del formatore intervenire proprio come facilitatore nella progettazione di questi momenti di partecipazione dei cittadini alle scelte o alla valutazione dei servizi. Questo è un ambito particolarmente nuovo che va messo in evidenza in quanto  naturalmente necessita di formatori particolarmente attenti e capaci per la loro complessità.

Quali sono le iniziative di formazione realizzate nel 2012 e in programma nel 2013?
Tutti gli anni abbiamo un ventaglio di iniziative piuttosto ampio. L’anno scorso abbiamo proposto cinque iniziative diverse tra di loro. Una che riproporremo anche quest’anno sul rapporto tra cinema e formazione. Ogni anno affrontiamo questo tema da un’angolatura diversa. Nel 2013 il tema centrale sarà il lavoro e proporremo una tavola rotonda tra formatori. In programma ci sono anche alcuni appuntamenti sotto la forma di comunità di formatori che mettono a disposizione di tutti alcuni progetti su cui hanno lavorato per condividerli sia dal punto di vista della progettazione che della difficoltà, delle implicazioni, delle linee di sviluppo, della collaborazione associativa che si può sviluppare. Lo scorso anno abbiamo anche lavorato molto sul tema della facilitazione, in parte collegato ai dispositivi partecipativi di cui ho detto prima. Abbiamo anche lavorato in collaborazione con l’azienda Usl e con l’Assessorato alla Sanità e Politiche sociali per facilitare la relazione con le famiglie, avendo in aula con noi persone che operavano in ambito ospedaliero piuttosto che sul territorio o nella formazione.

 Consigli per chi si vuole avvicinare alla professione?
Prima di tutto di scegliere un percorso solido che affianchi e integri una buona preparazione di tipo universitario con una formazione sul campo. La nostra è una professione difficile da spiegare nel dettaglio per via delle tante sfaccettature e campi di applicazione. E’ perciò bene il prima possibile comprendere che cosa accade concretamente nel mondo del lavoro. Ci sono vari percorsi che le università offrono che afferiscono a diverse classi di laurea – dalla formazione alla formazione adulti, in ambito psicologico, sociologico – ma possono pure esserci percorsi per chi pensa di lavorare più nel campo dei fondi strutturali europei che vanno nella direzione delle relazioni internazionali o ancora altri ambiti. Occorre perciò formarsi in maniera molto approfondita.

Un giudizio sulla riforma degli Ordini? Che cosa ha senso fare e che cosa no?
La nostra associazione ha seguito più da vicino la nuova regolamentazione delle professioni non ordinistiche che ha visto proprio recentemente la luce. C’è una legge del gennaio 2013 che valorizza tutte le professioni non organizzate e che di fatto hanno iniziato a regolamentarsi su propria responsabilità attraverso le associazioni sia per valorizzare le competenze dei propri iscritti che per tutelare chi  a loro si rivolge. La nostra associazione già negli anni ha predisposto un dispositivo di certificazione dei formatori che attualmente è ancora in vigore. Ora questa nuova normativa che sottolinea l’importanza delle associazioni darà ancora vigore a questo processo. La nostra associazioni è attualmente impegnata per capire come muoversi in quanto si tratta di farsi inserire all’interno di elenchi ministeriali anche ai fini di consultazioni riguardanti formazione e formatori e informerà poi tutti i suoi soci sull’evoluzione nella pratica di questa novità legislativa.

Qual è il rapporto con il mondo delle imprese e del credito?
Spesso le imprese sono nostre committenti. Lavoriamo o come formatori interni se le imprese hanno un settore dedicato o come consulenti esterni. Constatiamo però – sono dati dell’Isfol, l’Istituto superiore della formazione - che negli anni gli investimenti in formazione a livello italiano anche a causa della crisi sono stati particolarmente limitati.  Si sono ulteriormente ridotti e l’Italia già non brillava in confronto alla media europea. Altri Paesi invece hanno investito puntando sulla formazione come spinta per l’innovazione e lo sviluppo. Con il mondo del credito invece non abbiamo un rapporto particolare per favorire la relazione con i nostri soci sia libero professionisti che dipendenti. Potrebbe essere un canale da esplorare nel futuro.

Un valore da recuperare in questa nostra società sempre più sfilacciata…
Direi il lavoro. Formazione e lavoro come momenti che integrino e portino un po’ a sintesi i valori della persona e delle organizzazioni. Questa contrapposizione tra organizzazioni e persone che vi lavorano è quello che è emerso in questo periodo di crisi così particolare, mentre la formazione è una di quelle leve che può consentire di dare spazio ai i valori della persona in quanto il lavoro di fatto è un modo per esprimersi, per sviluppare la propria identità professionale oltre che personale, per riconoscersi insieme a gruppi di altre persone che condividono con noi il momento del lavoro. Sicuramente anche tutte le iniziative che in questi ultimi periodi sono portate avanti per ragionare sul tema del lavoro possono ridare valore ad una sfera molto importante della nostra vita.

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