Cesare Cristiani, in prima fila a destra con il suo staff |
Questa settimana abbiamo intervistato Cesare Cristiani, titolare della pizzeria Cesar.
Cosa
significa fare ristorazione in una città come Aosta?
Essendo
una piccola realtà si conosce un po' tutti ed è bello lavorare in
una realtà così. Sul fronte delle difficoltà può essere naturale
che in una realtà come questa ci sia chi ti vuole bene e ti aiuta e
a chi magari stai un po' antipatico
La
vostra è una storia lunga: ben 25 anni. Che cosa ricorda del giorno
in cui avete aperto?
25
anni il locale, ma io sono ben 46 che lavoro in questo settore. Il
giorno in cui ho aperto avevo tanta paura perché avevo tre figli
piccoli, mi ero riempito di debiti per aprire il locale. Mi
raccomandavo al buon Dio. In precedenza avevo lavorato all'estero, in
Svizzera, Germania, Austria, Belgio, poi ad Aosta, per un po' di
tempo ho fatto l'albergatore a Riccione, ma poi sono tornato ad Aosta
per i figli. Ho rilevato un'attività fallita che non aveva avuto
molto fortuna. Era una sfida occuparsi di una simile attività in un
luogo un po' decentrato. Già 25 anni fa il Quartiere Cogne era
quello che era anche se io devo dire di non avere avuto particolari
problemi con il Quartiere. Anzi
Una
curiosità: che cosa proponete per il vostro compleanno?
Proponiamo
il lunedì un menu campano con sei antipasti, un primo ed un secondo
con un po' dedizione in più di vecchi gusti prendendo spunto dalle
mie radici. Invece il martedì un menu di pesce a 18 euro compreso un
calice di vino. Rosso per quello campano e bianco per quello di
pesce.
Che
cosa è cambiato nel settore in questo quarto di secolo?
Una
volta c'erano meno ristoranti. Nel '70 quando ho iniziato con il
primo locale ad Aosta che era la pizzeria Ulisse c'erano soltanto due
pizzerie. Oggi ce ne sono 236 ad Aosta, quindi c'è una proposta
molto più ampia e, dunque, occorre avere molta più professionalità
rispetto ad una volta.
Al
di là delle celebrazioni. Qual è il bilancio di questi 25 anni?
Il
mio bilancio personale è positivo tenendo presente che siamo stati
in grado di capire la crisi che ha toccato un po' tutti, compresi i
nostri clienti. Abbiamo cercato di stare al passo con i tempi e siamo
cresciuti anche negli anni meno buoni perché non abbiamo aumentato i
prezzi e abbiamo capito che le gente aveva bisogno di risparmiare.
Cosa
significa fare innovazione in un settore come il vostro?
Faccio
un esempio. Trent'anni fa non c'erano i problemi dei celiaci o la
cucina vegana. Si sono manifestate delle esigenze diverse e noi
abbiamo cercato di rimanere al passo compatibilmente con la nostra
offerta. Non si tratta sempre di mode. La celiachia, ad esempio, non
può essere sottovalutata. In Valle d'Aosta si parla di 1500 celiaci.
Non si può non tenerne conto nella propria offerta. Io sono stato un
precursore in questo settore. Ho già iniziato 10-15 anni fa e non
nascondo che porta lavoro. Una persone celiaca che va fuori a cena
con un gruppo deve essere servita adeguiatamente.
Per
il 2017 c'è
qualche novità che
potete annunciare ai
radiascoltatori e a chi ci ascolta via podcast?
Io
ormai penso di accettare alla proposta dell'Inps (ride). Ho comunque
la fortuna di avere da gestire un passaggio generazionale in quanto
mio figlio vuole proseguire l'attività di famiglia. Di certo
bisognerebbe espandersi nei nuovi settori come i b&b o gli
alberghi diffusi. Queste, secondo me, saranno le proposte dei
prossimi anni. Può darsi che non ci azzecco però. D'altra parte
ormai nella ristorazione c'è da scoprire ben poco è sufficiente
accendere la Tv e su 40 canali si propone cucina. Difficile inventare
qualcosa di nuovo.
Qual
è il rapporto con le associazioni di categoria?
Credo
che la nostra associazione potrebbe fare molto di più. Sicuramente è
sempre più necessaria che ai vertici si insedi una nuova
generazione. Occorre un po' di ricambio in quanto c'è gente che ha
delle idee nuove e sarebbe bello che tali idee potessero essere
proposte.
Un
sogno imprenditoriale
da realizzare?
Personalmente
il mio sogno è quello di tutti gli italiani, cioè stare un po'
meglio, di avere un po' di salute, di vivere bene con la propria. Poi
è chiaro che dal punto di vista imprenditoriale tutti vorremmo
essere dei piccoli Berlusconi. Oggi tutti si fa fatica perché
viviamo in un momento di crisi e spero che questa situazioni
migliori. Sono convinto che la mia categoria sia fatta da gente
onesta, grandi lavoratori, che fanno tante ore di lavoro per portare
a casa il giusto e non sempre si riesce.
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