Ipotizziamo che qualcuno non conosca la Cofruits. Cosa gli diciamo per farsi un’idea?
La
Cofruits è una cooperativa di frutticultori che nasce nel 1964
dall’esigenza dei frutticultori della zona di Saint-Pierre e
Aymavilles, zone particolarmente vocate alla produzione di mele, di
unirsi per valorizzare al meglio il proprio prodotto e così nasce
questa cooperativa di stoccaggio.
Nel
corso di quest’ultimo decennio questa realtà comunque ha un po’
cambiato pelle?
La
prima esigenza era quella di stoccare le mele in un ambiente consono
e poi negli anni è nata anche l’esigenza di valorizzare anche la
vendita e così oltre al magazzino di stoccaggio sono stati
realizzati dei punti vendita. Ne abbiamo due uno a Saint-Pierre dove
c’è il magazzino e l’altro a Villeneuve con l’idea di vendere
al meglio la mela direttamente dal produttore al consumatore.
Accorciare la filiera è infatti il modo per valorizzare al meglio il
prodotto e riuscire a pagarlo bene a chi lo produce.
Numeri
alla mano cosa possiamo dire sulla produzione di mele valdostane?
Come
Cofruits siamo circa un centinaio di soci e produciamo all’anno
dodicimila quintali di mele, a fianco alle tradizionali Renetta e
Golden stanno entrando delle nuove varietà. Il consumatore è molto
attratto dalla mela rossa e i nostri soci hanno iniziato ad
accontentare la clientela producendo mele Gala, mele Crinsom, che in
Valle vengono molto saporite, aromatiche e colorate inq uanto
abbiamo una escursione termica che permette al frutto proprio di
sviluppare un’estetica, un colore molto gradevole ed un sapore
molto buono.
Spesso
si parla di un qualche riconoscimento per la mela valdostana. A che
punto siamo?
Noi
come Cofruits l’anno scorso ci siamo certificati rispetto al
prodotto di montagna, che è un regolamento comunitario 665/2014 che
individua quelle produzione effettuate al di sopra una certa
altimetria, cioè sopra i 1000 metri. E la Valle d’Aosta vi rientra
perfettamente e così abbiamo certificato sia le mele sia la
produzione di verdure estiva in quanto Cofruits ha anche dei soci che
producono verdura, insalate, fagiolini, tutti della zona intorno al
punto vendita. Di conseguenza possiamo parlare di “chilometro meno
di zero”. Stessa operazione l’abbiamo fatta con il miele. Noi lo
invasettiamo in Cofruits e possiamo proporlo come prodotto di
montagna
Sul
fronte della commercializzazione è cresciuto l’interesse per il
prodotto locale...questo ha portato anche a far crescere il numero di
produttori professionisti?
Per
fortuna abbiamo diversi giovani che stanno intraprendendo questo
lavoro da frutticultori professionisti, cosa che fino a meno di
vent’anni fa’ era impensabile. Si trattava comunque di gente che
aveva il proprio lavoro, ma per passione avendo ereditato dai nonni
il frutteto coltivava le mele. Oggi abbiamo giovani che lo fanno
proprio di lavoro e questo porta ad una maggiore professionalità e
automaticamente la qualità dei prodotti è migliore.
Del
resto la Valle viene da un passato fortemente legato alla
frutticoltura…
Fino
a 50 anni fa c’erano proprio dei prati a frutteto, frequentati
contemporaneamente dai bovini e questo ci ha permesso anche di
ereditare dei terreni molto ricchi di sostanza organica. Si tratta di
un progetto che Cofruits sta seguendo molto da vicino perché abbiamo
tutte le analisi dei terreni del nostro comprensorio in modo da
ottimizzare le tecniche agronomiche, le concimazioni più opportune,
tutte finalizzate affinché la pianta dia il meglio di sé.
Quali
richieste o sollecitazioni vi giungono dai produttori?
Sicuramente
il produttore vorrebbe vedersi riconosciuto maggiormente il proprio
prodotto e noi cerchiamo di mettere in campo tutte quelle azioni che
possono dare un valore aggiunto in più alla mela. Adesso stiamo
lavorando parecchio sull’assistenza tecnica, particolarmente
richiesta dall’agricoltore. Significa l’analisi dei terreni, la
concimazione, il monitoraggio per eventuali problematiche di
ticchiolatura. Tutte quelle azioni che possono aiutare l’agricoltore
ad seere più performante nel suo lavoro.
Una
curiosità : è possibile ipotizzare una ulteriore crescita della
produzioni o i numeri sono abbastanza cristallizzati?
Io
voglio essere molto ottimista e ho le ragioni per esserlo. Per
fortuna man mano che i frutticultori vanno in pensione subentrano
nuove leve che avendo studiato per questo hanno in mano una buona
professionalità e di conseguenza ipotizzo che lo stesso appezzamento
gestito in maniera moderna darà un aumento di produzione con un
crescita di qualità.
Si
parla tanto di bio credo che sia però giusto sottolineare che la
mela valdostana è già bio a modo suo…
Cofruits
come cooperativa rispetto ai trattamenti fitosanitari aderisce alla
difesa integrata volontaria, cioè noi come Cofruits abbiamo un
calendario di trattamenti per migliorare le mele molto restrittivo e
che al suo interno contempla già l’utilizzo di prodotti consentiti
nel bio. Non siamo mai arrivati alla certificazione in quanto sono
dei processi parecchio costosi e siccome noi vogliamo pagare meglio
le mele cerchiamo di contenere delle spese di tipo
amministrativo-burocratico puntando sul valorizzare la provenienza e
il territorio.
Progetti
per il 2017 e per il 2018?
Tra
poco cambieremo il gruppo qualità, cioè la macchina che ci permette
di scegliere le mele. Quella nuova sarà di ultimissima generazione.
Inoltre il punto vendita sarà rimodernato, in particolare la zona
frighi e questo ci permetterà questa estate di avere un assortimento
di frutta e verdura estiva più vasto. Questa sezione era partita un
po’ in sordina ma negli ultimi anni abbiamo visto un grosso
incremento. Inoltre abbiamo lavorato molto con le scuole. E questo è
un filone cui tengo moltissimo, il partire dai bambini cioè
educazione alimentare, far capire e far assaggiare quella che è “una
mela che sa di mela” come mi ha detto un bambino. Con loro abbiamo
fatto un’analisi sensoriale. Un’esperienza che vogliamo
sviluppare. Infine vogliamo sviluppare un sistema di tessera fedeltà.
Un
sogno cooperativo da
realizzare?
Il
mio sogno come Cofruits sarebbe riuscire a comunicare molto meglio le
peculiarità e le ricchezze dei nostri prodotti perché abbiamo della
frutta e della verdura a residuo zero, mele che si possono mangiare
con la buccia, e questo sarebbe bello riuscire a trasmetterlo meglio
ai consumatori.
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