Questa settimana proponiamo l’intervista a Nicole Giustini, coordinatrice
per la Cooperativa La Libellula della residenza La Grandze. Il nostro modo per celebrare l'8 marzo.
Da quanto tempo come Cooperativa operate nel
settore degli anziani?
La cooperativa è attiva sul territorio valdostano da oltre 35
anni. Nasce nel marzo del 1980 e da lì ha sviluppato fino ad oggi una sua
competenza specifica proprio nella costruzione di servizi rivolti alle persone.
Sia competenze specifiche per quel che riguarda la prima infanzia, cioè asili
nido e comunità per minori, ma anche servizi che riguardano proprio gli
anziani. In particolare la Cooperativa opera nel settore delle strutture per
anziani dal 1982 dove ha gestito in regime di convenzione con l’ente pubblico
in questo caso con il Comune di Aosta fino al 2009 due strutture residenziali presenti
sul territorio, in particolare la Casa famiglia di Viale Europa gestita tra gli
anni 1982 e 1995 e successivamente la microcomunità di via Guido Rey dal 1995
al 2009. In parallelo alla gestione delle strutture per anziani la cooperativa
è stata attiva nell’erogazione del servizio di assistenza domiciliare, sempre per
alcune zone del Comune di Aosta. Dopo un breve periodo di pausa dal 2009,
legato al cambio di gestione subentrato con la nuova gara d’appalto nuovamente la
Cooperativa La Libellula in ati con la Cooeperativa La Sorgente e la
Cooperativa L’Esprit à l’Envers ha nuovamente gestito fino al febbraio 2017 la
microcomunità di via Guido Rey, il servizio di prossimità, una parte del
servizio di assistenza domiciliare per una zona del Comune di Aosta. Ad oggi
dall’ultima settimana di settembre la Cooperativa si è lanciata in questo nuovo
progetto della gestione di una struttura per anziani privata, la Grandze che si
trova nel comune di Saint-Christophe.
Questo progetto è il
risultato di un importante investimento: come è nata questa scelta?
La possibilità di gestire un servizio in modalità totalmente
privata è un po’ la concretizzazione di un progetto maturato in seno alla
cooperativa già da diversi anni. Chiaramente prudenzialmente messo nel cassetto
in attesa di trovare il classico momento giusto e le condizioni ideali per
poterlo realizzare. La scelta nasce fondamentalmente da più fattori che possono
essere riassunti in tre. Da un lato la volontà della Cooperativa di non perdere,
ma anzi di valorizzare, mettendola anche al servizio della comunità locale, l’esperienza
maturata in tutti questi anni direttamente sul campo nella gestione di servizi
rivolti tipicamente agli anziani. Dall’altro lato viste le condizioni, il
contesto in cui viviamo, caratterizzato da incertezza e anche crisi del mondo
del lavoro, c’era l’idea era di avere una spinta sociale nel senso di tentare
di creare nuove opportunità e posti di lavoro con un servizio nuovo, non
dipendente dal servizi pubblico. Infine la grossa spinta è sicuramente legata
al meccanismo e alla consapevolezza che bisogna superare questa logica di
lavorare esclusivamente con forme di convenzione, con tutte le criticità che
comporta. Innanzitutto il fatto che lavorare in un regime di convenzione fa vuol
dire operare in un contesto di incertezza laddove il lavoro è legato ad una
gara di appalto che non sempre può avere gli esiti aspettati perché ci può
essere un cambio di gestione e la perdita del servizio. E dall’altra
sicuramente i vincoli che la riorganizzazione a livello italiano dell’ente
pubblico che porta a continue contrazioni delle risorse economiche rendendo per
la Cooperativa difficile la gestione al suo interno e anche la sostenibilità
economica nell’erogare i servizi.
Ma Operare su una struttura di vostra proprietà cosa
implica?
Certamente. Il fatto di poter lavorare in una struttura
privata è anche una sfida personale della Cooperativa, dei soci che ci lavorano
e dei dipendenti in quanto ci si assume in prima persona il rischio di impresa.
Inizialmente l’investimento è stato grande perché di fatto la struttura è stata
completamente ristrutturata e rinnovata al suo interno negli arredi tutto a
carico della Cooperativa. La sfida è fare in modo che il servizio privato possa
nel tempo trovare la partecipazione della comunità per poter rientrare negli
investimenti fatti inizialmente e garantire i nuovi posti di lavoro che si sono
creati.
Come è cambiato il servizio agli anziani in questi anni?
Al di là dell’evoluzione storica che hanno avuto i servizi,
cioè dalle classiche strutture residenziali, seguita negli anni ’80 la sperimentazione
di servizi più legati alla domiciliarità, cioè all’assistere l’anziano a casa
per mantenerlo nel proprio contesto, in questi ultimi anni la sfida è stata lavorare
molto sulla riconfigurazione della rete di offerta dei servizi, cioè la
necessità di creare nuovi interventi e servizi in quello spazio intermedio tra la
residenzialità per cui strutture protette, case di riposo private e gli
interventi di domiciliarità non soltanto per gli anziani autosufficienti o
gravemente non autosufficienti. Quindi di andare a vedere tutte quelle forme di
residenzialità più leggere quali possono essere il Centro Diurno e nuove forme
di accompagnamento degli anziani e delle loro famiglie, aiutandoli ad
orientarsi nel mondo dei servizi: sportello sociale, servizio di prossimità,
tutti servizi che permettono un accompagnamento, un’individuazione dei bisogni
per poi indirizzare le persone verso il servizio più rispondente alle loro
necessità. Gli anziani nel corso degli anni sviluppano bisogni eterogenei per
cui si deve prendere in considerazione che è necessario articolare la gamma
delle risposte che bisogna offrire
Cosa possiamo dire sulla struttura in termini di servizio?
La residenza la Grandze che si trova nel comune di
Saint-Christophe offre diverse tipologie di servizi in una medesima struttura.
Innanzitutto c’è la possibilità di un’accoglienza di tipo residenziale, 24 ore
su 24, sia di tipo temporaneo, una convalescenza o un soggiorno presso la
residenza, che di scelta più definitiva per quelle persone per le quali il
mantenimento del proprio domicilio nell’abitazione non è più possibile per
motivi familiari, assenza di rete di supporto, motivi di salute. Offriamo poi
un servizio diurno molto flessibile in quanto può essere fruito sia a giornata
intera, sia a mezza giornata e la novità è anche di poterne usufruire a ore, un
po’ come la garderie per l’infanzia. Per cui il familiare che ha necessità di
andare a fare una visita o comunque di avere alcune ore libere può accompagnare
il proprio caro presso la struttura e avere la possibilità di poter svolgere le
proprie attività. L’altro servizio innovativo è quello del Centro notturno che
può offrire ospitalità notturna, serale, in situazioni di emergenza o per chi
preferisce trascorrere la notte in un contesto più protetto.
Quanto investite in formazione? Sta crescendo l’assistenza
medicalizzata?
La Cooperativa La Libellula nel corso degli anni ha sempre
rivolto particolare attenzione agli aspetti formativi del proprio personale sia
soci che dipendenti. Sia in un’ottica di crescita professionale personale, la
costruzione di un bagaglio di competenze che l’operatore può sfruttare al di là
del servizio in cui inserito, sia in un’ottica di affinamento delle competenze
richieste per la particolare tipologia di servizio in cui opera la persona con
evidenti ricadute a livello di qualità del servizio, molta attenzione viene
anche posta alla formazione che riguarda il benessere dell’operatore. Nel momento
in cui il lavoratore sta bene anche il servizio ne beneficia. E’ chiaro che in
un contesto come questo dove la contrazione delle risorse tocca anche la
Cooperativa, in questo momento stiamo avviando delle procedure, anche interne
ai servizi, per fare delle valutazioni, applicare delle strategie in cui si
possa fare una formazione più mirata, più corrispondente ai bisogni specifici
dei singoli operatori e, soprattutto, emerge la necessità, rispetto al passato
sempre più frequente di poter accedere a forme di co-finanziamento per
garantire gli aspetti formativi quali i fondi europei o anche quelli
interprofessionali. Questo per garantire, al di là della formazione obbligatoria
prevista per legge, tutta una serie di formazioni che la Cooperativa dà in più
al proprio lavoratore
Cosa possiamo segnalare per il 2018?
Per La Grandze sicuramente la speranza è quella di portare
la struttura a pieno regime, di renderla più funzionale mantenendo sempre uno
sguardo attento ai clienti e agli ospiti della struttura per poter dare
risposte sempre più mirate alle esigenze che via via emergeranno. Per quel che
riguarda la Cooperativa sicuramente l’anno 2018 è orientato al mantenimento dei
servizi attualmente in essere e ad una riorganizzazione complessiva della
stessa Cooperativa per garantirne la sostenibilità a fronte dei tagli e anche
della riduzione delle convenzioni che via via stanno avvenendo per cui l’intento
è di garantire il più possibile i contratti di lavoro, i posti di lavoro.
Un sogno per la Cooperativa da realizzare?
Il sogno sicuramente è quello di poter implementare nei
prossimi anni la creazione, l’erogazione di prodotti sempre più rivolti ad una
clientela privata. Mi sento però anche di fare un augurio rivolto non soltanto
alla Cooperativa La Libellula ma a tutta la cooperazione sociale affinché seppur
operando in un contesto complesso, sempre più caratterizzato da una
significativa riduzione delle risorse economiche non perda quella vitalità di
pensiero che l’ha sempre contraddistinta e mantenga viva un’attitudine positiva,
una voglia e una spinta a progettare e innovare.
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