bevitore. Tuttavia per rispetto al papà per un anno decide di provare a cambiare vita. Oggi ha 66 anni. Abita a Villeneuve. Il suo Chardonnay barrique da diversi anni ottiene il «Tre bicchieri» e produce ben dodici tipologie di vino dove spiccano veri e propri passiti dai nomi fantasiosi e
rossi corposi come il suo «Prisonnier» che non ha nulla da invidiare a certi Valpolicella. E nel 2001 ha passato le consegne al figlio Giorgio, tre figli, classe 1964, studi all’Institut agricole
ed un po’ di esperienza alla Cave di Chambave. Insieme stanno ora lavorando ad un grande sogno. Fare la vendemmia del 2008 in una cantina tutta nuova. Un investimento da 1,8 milioni
di euro, realizzato con fondi dell’Unione europea per i giovani che si dedicano all’agricoltura. «E’
un’idea che vogliamo realizzare da quattro anni, - racconta Anselmet, che nonostante i suoi 66 anni sembra ancora stupirsi di come la sua vita e quella di tutta la sua famiglia sia mutata quasi
per caso -. Questa primavera sono iniziati gli scavi e con l’anno nuovo confidiamo di diventare operativi nella nuova struttura». Un passaggio fondamentale per il futuro dell’azienda.
«Con gli spazi attuali – prosegue Anselmet, che da diversi anni è anche Presidente dell’Associazione piccoli produttori di vino- produciamo dalle 30 alle 35 mila bottiglie. Per dare un migliore equilibrio finanziario all’azienda l’obiettivo è stabilizzarsi tra quota 50-60 mila». Un minimo di massa è fondamentale anche se si lavora giocando tutti i propri atout sulla qualità come testimoniano le positive segnalazioni sulle guide più note del settore. «Lavoriamo
complessivamente – sottolinea Anselmet – su cinque ettari, uno e mezzo di proprietà e i restanti in affitto, divisi tra Saint-Pierre e località Campagnole, a Villeneuve. Si tratta di fondi
polverizzati e situati ad altezze differenti di conseguenza ogni zona è stata sottoposta ad uno studio preciso per comprendere al meglio le sue potenzialità e così ogni vino ha un
suo particolare terroir. Una grande passione di famiglia del resto è proprio la sperimentazione. Lo stesso Chardonnay che da alcuni anni fa di noi una delle tre aziende valdostane ad essersi fregiata sino ad oggi del “Tre bicchieri” è il risultato di diversi tentativi per individuare il momento migliore per la vendemmia».
Anselmet sottolinea come vinificare sia sempre più un’attività complessa. Il suo monito è chiaro. «Fare un vino di qualità una volta non vuol dire essere in grado di farlo sempre. Ogni anno presenta caratteristiche climatiche così differenti da rendere il lavoro in vigna una incognita quotidiana ». Ma il clima non è l’unico problema. I costi crescenti delle materie prime, effetto di un mondo sempre più globale, colpiscono anche i produttori di vino. «La crescita dei costi dell’energia – aggiunge Anselmet - ha fatto lievitare il prezzo delle bottiglie del 30% in due mesi in quanto la fusione del vetro è diventata più costosa. E perfino le botti in acciaio inossidabile sono state colpite dalla crescita dei prezzi del vanadio». Fortunatamente la domanda del mercato, almeno per quanto riguarda i vini valdostani, rimane buona. «In particolare – conclude l’imprenditore – c’è stato un boom dei passiti o meglio di quelli che sino ad ora con il vecchio disciplinare dovevano essere chiamati vendemmie tardive, vini da uve stramature. Abbiamo iniziato noi nel 1998 e diversi produttori ci hanno seguito con una qualità globalmente ottima. Del resto la stessa gastronomia ha riscoperto l’accostamento di questi vini ai formaggi e al foie gras e questo ha ulteriormente alimentato il mercato». (Pubblicato sul Corriere della Valle d'Aosta del 29 novembre 2007)
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