2 febbraio 2008

Imprenditorialità innovativa e sviluppo dell’economia Valdostana

Federico Visconti, rettore della Facoltà di Scienze dell’economia e della Gestione, ha partecipato al convegno, promosso da Confindustria Valle d’Aosta, sul tema «Dal localismo alla rete competitiva» svoltosi a Saint-Vincent, il 12 ottobre 2007, allora i riflettori furono inevitabilmente tutti puntati sul Presidente di Confindustria Luca Cordero di Montezemolo, tuttavia credo importante recuperare anche la lezione del professor Visconti che contiene elementi sicuramente utili per chi o come imprenditore o come futuro amministratore si occuperà del tessuto economico di questa regione. Vi propongo un testo realizzato attraverso le slides utilizzate dal docente.

1. Imprenditorialità e sviluppo economico
Uno sviluppo economico dalle solide basi e duraturo nel tempo si fonda su una imprenditorialità innovativa, che alimenta processi di cambiamento lungo molteplici direzioni. Significa nuovi prodotti, nuovi mercati, nuovi canali, nuovi business, maggiore produttività ed efficienza operativa e innovazioni organizzative e gestionali. All’origine di un’impresa innovativa c’è un management imprenditoriale che persegue il “bene” dell’azienda: soddisfazione del cliente, profitto e consenso.

2. L’evoluzione strutturale della piccola impresa in Italia
All’interno del sistema economico italiano, l’imprenditorialità innovativa trova nella piccola impresa un ambito elettivo di riferimento, tant’è vero che:

- su circa 4.080.000 imprese censite nel 2001 dall’Istat nei settori industria, commercio e
altri servizi, ben 3.880.000 avevano meno di 10 addetti;

- in tali imprese risultavano occupati oltre sette milioni di addetti, pari al 47% del totale.

Al di là degli importanti riscontri quantitativi, da qualche anno a questa parte si guarda non senza preoccupazione al futuro della piccola impresa: la spinta innovativa risulta indebolita, il fenomeno del “nanismo” rivela tutti i suoi limiti intrinseci, le minacce competitive tendono a superare le opportunità di mercato…
Non è un caso che, nell’ambito del comparto manifatturiero, tra il 1981 e il 2001 si assiste ad un calo del numero di imprese (da 591.000 a 542.000) ma soprattutto ad una forte riduzione del numero di addetti (da 5.860.000 a 4.890.000)

Quando non si parla di declino, si parla di metamorfosi!
Una risposta è d’obbligo.

Non esiste l’ambiente favorevole in sé e ostile in sé. Esistono giochi di forze competitive che possono generare maggiori o minori spazi economici di sviluppo esistono imprenditori e imprese più o meno capaci di catturare tali spazi

La piccola impresa è dunque protagonista dei cambiamenti in atto:

- impegnandosi in processi di crescita che la portano alla media
dimensione
- coltivando nicchie di elevato valore economico e competitivo
- partecipando a formule aggregative e a reti interaziendali di
ampio respiro

… e lo è anche:
- trascinando strategie imitative e spremendo ambiti di mercato
sempre più poveri
- uscendo dal mercato e liberando spazi per gli attori più robusti

Di settore in settore, si va verso nuovi stati di equilibrio, inevitabilmente selettivi

3. La realtà imprenditoriale Valdostana

La struttura imprenditoriale della Valle d’Aosta:

- presenta i caratteri di frammentazione tipici dell’economia del Paese: il 95.9% delle 11.047 imprese censite dall’Istat nel 2001 ha meno di 10 addetti;

- trova, a livello di mercato del lavoro, nella microimpresa uno sbocco importante: il 56% degli occupati opera in aziende della classe tra 1 e 9 addetti;

- tende a caratterizzarsi per una scarsa apertura al confronto internazionale: l’87% dell’export è da attribuire al settore metalmeccanico e, in buona sostanza, ad una sola azienda. La proiezione estera di alcuni settori rimane marginale: nel 2006, l’agricoltura esporta per un valore di circa 400.000 euro, l’alimentare per circa 35 milioni di euro, il legno per circa 5 milioni di euro

- riflette una vitalità imprenditoriale superiore a quella del Paese: il numero delle imprese cresce, tra il 1981 e il 2001 del 52%, contro un dato nazionale mediamente del 43%;

- esprime interessanti fenomeni di nuova imprenditorialità nel comparto dei servizi: tra il 1998 e il 2006 si assiste ad un incremento del 54% del numero di imprese informatiche, del 47% di imprese immobiliari, del 13% di alberghi e ristoranti.

Si delinea così un quadro imperniato sulla piccolissima impresa, caratterizzato da settori a prevalente vocazione locale, espressivo di una certa vitalità imprenditoriale ma anche di potenzialità non compiutamente valorizzate, che solleva due grandi questioni: cosa c’è all’origine della fragilità del sistema imprenditoriale e che fare per sviluppare diffusamente «imprenditorialità innovativa»

Le determinanti della fragilità del sistema sono certamente numerose ma un fattore di primaria importanza va ricercato in un contesto socio-culturale che … sembra lontano dai modelli esplicativi dello sviluppo distrettuale

Due citazioni:
In determinati territori … «i misteri dell’industria non sono più tali, è come se stessero nell’aria e i fanciulli ne apprendono molti inconsapevolmente» (1920)
«Arzignano è un paese piccolo, con una sola piazza, dove tutti si incontrano ogni giorno e ogni sera. Così si è creata un’escalation di ambizioni, fomentata dalle persone che frequentano un imprenditore conciario o l’altro; è scattata la gelosia e ognuno vuole fare di più, vuol far vedere che è più bravo e vuole diventare sempre più grande» (1992)

La realtà imprenditoriale Valdostana tende a privilegiare la sicurezza rispetto al rischio. “Nel caso di Verbania, con l’insediamento di Montefibre, si è diffusa e radicata sul territorio una tipica ‘monocultura da grande impresa’. La sua apparentemente illimitata capacità di assorbimento di manodopera ha finito per costituire un’alternativa più rassicurante di quanto non lo fosse la strada dell’iniziativa autonoma. Sotto questo aspetto, Montefibre ha creato il deserto” (1984)

Premesso che l’imprenditorialità innovativa è una risorsa scarsa, per svilupparla occorre:

1) maturare la consapevolezza che il problema non è solo di attrazione di investimenti esterni ma anche di riconfigurazione dei “modi di fare impresa” prevalentemente diffusi sul territorio

2) accettare e affrontare la sfida dell’equilibrio selettivo … sviluppando e portando a modello di riferimento i casi di successo … liberando nuovi spazi economici anche attraverso l’espulsione delle imprese che non creano valore… evolvendo dal localismo alla rete competitiva

3) indirizzare le risorse pubbliche su pochi progetti, di ampio respiro, nella convinzione che “una politica per l’impresa innovativa deve essere soprattutto una politica di rimozione di ostacoli (a livello di ordinamento fiscale, di mercato e di legislazione del lavoro, di meccanismi di funzionamento dei mercati finanziari, di infrastrutture …), più che una politica di invenzione di incentivi” (1994)

4) legittimare, soprattutto presso i giovani, la funzione sociale dell’impresa e il ruolo degli imprenditori, risorsa insostituibile per lo sviluppo economico

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