18 aprile 2008

Traforo Monte Bianco: la società italiana spiega i motivi del suo ricorso contro il limite di passaggi di Tir deciso dal Consiglio regionale

Un atto dovuto. Così la Società Italiana per Azioni per il Traforo del Monte Bianco giustifica in una propria nota la decisione di rivolgersi ad uno studio legale per verificare l’eventuale sussistenza di profili di impugnabilità della delibera del Consiglio Valle che fissava in 1600 al giorno il numero massimo di tir in transito al traforo del Monte Bianco. Un atto dovuto che è piombato come un fulmine a ciel sereno sul Consiglio regionale, convocato nelle scorse settimane per una seduta fiume di sette giorni. «Fissare quel tetto – ha tuonato il Presidente della Giunta regionale Luciano Caveri - è stata per noi una logica di buon senso e invece scopriamo che oggi esiste una logica rapace e liberalizzatrice che noi ovviamente non condividiamo e che apre una luce molto chiara sulla questione eventuale del raddoppio del traforo del Monte Bianco». Logica che invece non ha sorpreso il Comitato «No ai Tir». «L’appetito vien mangiando: il Governo regionale – spiega Alexandre Glarey, Rappresentante Associazioni ambientaliste nel Comitato regionale Trasporti - aveva appena aumentato il limite dei TIR al Tunnel del Monte Bianco, ed ecco che la Società del Traforo chiede di più!». E ancora «La loro filosofia è sempre stata di guadagnare quanti più soldi possibili, sacrificando l’ambiente, la salute e la sicurezza dei cittadini al profitto. Del resto, è questa la logica che ha portato alla tragedia del 1999. Lo strumentale richiamo al “bau - bau” centralista è ridicolo: la società è infatti una SpA, che ha come fine il profitto e per questo è partecipata da imprenditori privati come la Società autostrade per l’Italia». Accuse, ovviamente, respinte al mittente dalla SITMB che ha ribadito di accettare e condividere pienamente i principi dello sviluppo sostenibile «tanto è vero – hanno scritto i vertici aziendali in una nota - che la società ha da tempo provveduto a installare sulla rampa di accesso al Traforo una centralina di monitoraggio della qualità dell’aria, affidata in gestione all’ARPA, al fine di consentire la verifica degli effetti connessi al traffico internazionale». «A ciò si aggiungano – si legge ancora - il divieto di transito ai veicoli pesanti di categoria Euro 0, notoriamente i più inquinanti, e la penalizzazione al transito degli Euro 1, ottenuta mediante un sovrapprezzo tariffario che ha permesso di ridurne drasticamente il numero e che permetterà quanto prima, in base a decisioni già assunte dalla Società, di giungere alla formalizzazione del divieto di transito anche a tale categoria di veicoli. Altre misure tariffarie, incentivanti per i veicoli di categoria Euro 4 e 5, sono attualmente allo studio». La società insiste e sottolinea come la prova dell’efficacia di tali misure, dal punto di vista ambientale, sarebbe data dalle stesse rilevazioni della qualità dell’aria eseguite dall’ARPA, che non evidenziano superamenti delle soglie di tolleranza al di là dei limiti stabiliti dalla normativa comunitaria. In merito al tetto poi la società fa sapere che gli stessi studi affidati dalla Regione Valle d’Aosta a società specializzate, al fine di individuare i volumi di traffico compatibili con la salvaguardia dell’ambiente, hanno evidenziato ampi margini di flessibilità (da 1500 a 2000 transiti medi giornalieri di veicoli pesanti), tenendo nel dovuto conto l’evoluzione dei dispositivi antinquinamento di cui sono dotati i veicoli di più recente costruzione. «A fronte di tali dati, - conclude la nota - il limite di 1600 transiti di veicoli pesanti fissati dalla delibera regionale appare sostanzialmente arbitrario, soprattutto se assunto in modo rigido e non inteso come un limite dinamico, suscettibile di variazioni in funzione dei futuri accertamenti relativi alla qualità – e non solo alla quantità – dei veicoli in transito internazionale». Un ragionamento complesso in base al quale la delibera in oggetto verrebbe ad assumere, secondo il Cda, i connotati del «fatto pregiudizievole» per la Società concessionaria del Traforo, fatto che – ai sensi dell’art. 2392 del Codice Civile – coinvolge la responsabilità degli Amministratori qualora non agiscano per «impedirne il compimento e eliminarne o attenuarne le conseguenze dannose». E il traffico? Se si guarda soltanto ai dati dei primi tre mesi del 2008 spicca un mese di febbraio con 1870 passaggi al giorno, anche se il confronto tra il 2007 e il 2006 per quanto riguarda il traffico pesante fa registrare per la prima volta nell’ultimo quinquennio una leggera diminuzione. (Pubblicato sul Sole 24 Ore Nord Ovest del 16 aprile 2008)

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