31 luglio 2008

Aurelio Marguerettaz: «Dico di sì al piano di sviluppo turistico» (1)


A distanza di una settimana propongo anche ai lettori dell'on-line l'intervista all'Assessore Aurelio Marguerettaz che ho pubblicato giovedì scorso sulle colonne del Corriere della Valle. Il testo, come sempre, è leggermente più lungo della versione cartacea e perciò lo propongo in due puntate. Prosegue così il ciclo d'interviste agli assessori della Giunta Rollandin. Come sempre sono ben accetti i commenti (il link lo trovate alla fine del post). Soprattutto da parte dei rappresentanti dei settori interessati.

Aurelio Marguerettaz, neoeletto Assessore al Turismo, Sport, Commercio e Trasporti, è chiaro. I progetti sono importanti, «ma più di tutto è importante il metodo di lavoro». Un metodo che ha due pilastri fondamentali nella parole «razionalizzazione» e «sinergia». Lo incontriamo nel suo nuovo ufficio. Si sta informando dal suo segretario particolare Jean Barocco sugli eventi del fine settimana.

Nel programma si parla di Aiat unica significa anche piano di sviluppo turistico? L’idea di creare una regia unica farebbe pensare a questo.
Una breve premessa. L’occasione del cambio di legislatura con la costituzione di un nuovo governo regionale permette di fare il punto della situazione e di ripartire con slanci ed entusiasmi rinnovati. Questo significa che si deve fare il punto su quanto fatto fino ad ora - e tante sono state le iniziative proposte a favore del turismo - e trovare gli strumenti per valorizzarlo e possibilmente razionalizzarlo mettendo a punto strumenti e metodi di lavoro che consentano di raggiungere questi obiettivi. La strategia turistica di una regione così piccola come la Valle d’Aosta non può permettersi il lusso di strutturarsi in centomila rivoli, centomila attori che tra di loro non parlano e non condividono. Al di là poi della denominazione, Aiat unica oppure Bureau du Tourisme, che è importante ma mi affascina poco, personalmente sono molto più interessato al processo. Un processo che deve far sì che tutte le energie delle forze in campo siano indirizzate verso un progetto condiviso. Noi dobbiamo definire la cornice e al suo interno far lavorare tutti.

Questa cornice è il piano dunque?
Assolutamente. Ma non dimentichiamoci che per arrivare a questo abbiamo la necessità di fare delle riflessioni a valle e a monte.

Cioè?
A Valle è l’argomento di cui si parla. Perché di turismo se ne occupa la Regione, i comuni, le Aiat, le Pro loco, i Consorzi. Ora a me va bene che se ne occupino tutti ma muovendosi secondo una determinata logica. Rispetto a questo credo che molte volte il cittadino, e ancor di più il turista, sia rimasto per lo meno disorientato dalla nostra organizzazione. Così come può rimanere disorientato il visitatore di una fiera con una presenza diffusa, o sarebbe meglio dire spezzettata, della Valle d’Aosta che si muove in modi diversissimi senza un coordinamento. Noi in realtà non vogliamo sottrarre nessuna competenza ai vari soggetti, ma creare delle sinergie tra un soggetto e l’altro. La Valle d’Aosta è una sola. E’ chiaro che questo comporta degli sforzi, una condivisione che mette a nudo i pensieri di ognuno…

Nella bozza di linee guida sull’Aiat unica non è citata la figura dell’albergatore...
Non bisogna preoccuparsi. Tutti dovranno trovare un ruolo. Bisognerà però individuare dei metodi e dei processi per arrivare alla decisione. Qui tutti vogliono decidere, ma un conto è mettere a disposizione delle conoscenze e dare degli elementi, però ciò non toglie che alla fine ci deve essere qualcuno che decide, che si prende una responsabilità e dà una regia al tutto.

Sulle linee guida ci si può ancora lavorare?
Io credo proprio di sì. Partiamo già da una serie di riflessioni delineate. Se ci sono le condizioni le confermiamo, diversamente no. Il tutto deve però essere fatto in tempi brevi. Le valutazioni andranno fatte sul campo.

E a monte?
La Valle d’Aosta è promossa e si fa comunicazione in tutti i settori. Qualsiasi ragionamento ha delle logiche turistiche. Penso all’enogastronomia, che è la base di una proposta turistica autentica. Ogni bottiglia, ogni forma di formaggio, ogni prodotto tipico riconducibile alla Valle diventa un nostro ambasciatore. Una banalità. La proposta culturale. Ma voi vi immaginate una proposta culturale che non abbia riflessi turistici? Anche lì bisogna creare una regia…

Quindi una regia fra gli stessi assessorati…
E’ quello che intendo per rivisitazione a monte per evitare di ritrovarci con un numero eccessivo di offerte sotto diversi cappelli. Il turista che viene qui ha bisogno di un’offerta chiara, stando attenti ad evitare sovrapposizioni. Serve una programmazione e per fare questo non è sufficiente soltanto comunicare in modo armonico, ma programmare in modo armonico. Dopodiché vanno individuati quattro-cinque indirizzi che sono i punti di forza dell’offerta valdostana in cui ci riconosciamo tutti. La semplificazione del quadro delle Aiat forse è l’aspetto che affascina e turba di più perché è legato a cariche, contratti di lavoro – e nessuno sottostima il problema – ma il ragionamento è decisamente più ampio. Non vogliamo ridurci a dire facciamo un aiat unica, ma facciamo una regia unica.

Qualche operatore ha segnalato che dal punto di vista promozionale in questo ultimo quinquennio è venuta un po’ meno l’azione sui mercati di prossimità, cioè area del Nord Ovest, Vallese e Savoia. Cosa ne pensa?
La suggestione è interessante ed è nella nostra agenda dove vogliamo dare una certa scientificità, o migliorare la scientificità, delle varie promozioni. Esistono prodotti che sicuramente sono interessanti per un mercato internazionale, altri, probabilmente, devono essere proposti nei comprensori limitrofi perché perdono di significato in luoghi così lontani. Mi spiego. Vendere le emozioni delle funivie del Monte Bianco è possibile su scala internazionale. E’ un emozione unica che può giustificare dei lunghi viaggi. Altre attività non giustificano un volo transoceanico e, quindi, sono inutilmente sottoposte a mercati internazionali. Il ragionamento è corretto ma va tradotto in metodo. Io voglio investire delle energie sulla determinazione del metodo perché a priori non ci sono delle iniziative sbagliate. Tutte hanno una loro giustificazione ma bisogna passare da una valutazione intuitiva ad una scientifica dandoci dei tempi.

La stagione invernale è alle porte…
Capisco. Ma prima di partire io non voglio farmi prendere dalla fretta di comunicare a tutti i costi. Voglio capire esattamente cosa comunicare. Partire con le idee chiare è fondamentale. Una comunicazione generica finisce per non lasciare nessun segno. (continua)

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