1 settembre 2008

Messaggi in bottiglia - 3: Per realizzare il federalismo fiscale bisogna dimenticare la spesa storica

Per ridare fiato al dibattito sul federalismo fiscale e sul nostro Statuto speciale segnalo l'articolo di Guido Tabellini, pubblicato come editoriale sul Sole 24 Ore del 26 agosto dal titolo «La solidarietà tra le Regioni dimentichi la spesa storica» dove l'autore indica chiaramente come necessaria l'eliminazione della distinzione tra regioni a Statuto speciale e ordinarie. Una lettura che spero che ad amministratori e consiglieri non sia sfuggita. Sarebbe bello avere on line anche un loro commento. L'assessore al Bilancio Claudio Lavoyer sul tema è già stato da me interpellato e sul Corriere della Valle di questa settimana potrete leggere che cosa ne pensa.

6 commenti:

Anonimo ha detto...

l'articolo in questione è sostanzialmente condivisibile, sia per quanto riguarda il rapporto tra federalismo fiscale e regioni cosiddette a statuto speciale, sia per quanto concerne il problema delle regioni meridionali.
Per quanto concerne le regioni meridionali mi pare che l'articolo ometta di affrontare, per quanto concerne il rapporto spesa procapite/servizi erogati, il problema mafia/camorra/'drangheta et similia. Il federalismo fiscale potrebbe anche essere l'occasione per affrontare alla radice questo problema, senza far finta che non esista, nascondendo la testa nella sabbia. Sarà dura.

Anonimo ha detto...

In seguito al tuo invito, intervengo volentieri nel dibattito sul federalismo fiscale.
Vedo che nessuna forza politica, neppure nel centrosinistra, mette in dubbio la necessità di realizzare questa riforma. I voti del nord sono necessari per vincere, e tutti si vedono costretti a inseguire la Lega, facendo buon viso a cattiva sorte…
La strada della riforma, perciò, sembrerebbe in discesa. Ma è solo un’apparenza: dopo l’approvazione (prima di Natale?) della legge quadro, i punti più controversi saranno rimandati ai decreti attuativi, e lì per Calderoli, per la Lega e per il Governo saranno dolori (viste le divisioni in seno alla maggioranza, oggi taciute per amor di... potere).
Prevedo quindi tempi lunghi e un finale non scontato. In ogni caso, ecco quel che penso.
Comunque la si rigiri, la logica che ispira il federalismo fiscale è brutale: rispetto a quanto accade oggi, dare di più alle regioni più ricche e di meno alle più povere (visto che dare di più a tutte richiederebbe un miracolo, se non altro dal punto di vista della matematica). I fondi perequativi potranno tuttalpiù attenuare questo trasferimento di ricchezza, ma non annullarlo, altrimenti torneremmo alla situazione di partenza…
Visto che, si asserisce nel progetto Calderoli, dovranno essere assicurati i livelli minimi assistenziali, sanitari e d’istruzione in tutte le regioni (tarati però sulla media delle regioni più virtuose), la perdita di risorse delle regioni più povere si rifletteranno soprattutto nelle altre voci di spesa: la macchina amministrativa, gli investimenti, i sussidi, i sostegni alle forze produttive, la ricerca, ecc.
Ho parlato di regioni ricche e povere. È bene chiarire che con ricche intendo più produttive. La Valle d’Aosta, tanto per dire, è una regione oggi apparentemente ricca, ma perché mantenuta dallo stato, con generosità persino eccessiva. Nella classificazione che sto usando in questo testo è invece molto povera, in quanto produce pochissima ricchezza. Perciò la Valle d’Aosta, come le altre regioni a Statuto Speciale e come molte regioni del Sud, con la redistribuzione prevista dal federalismo fiscale vedrebbe fatalmente diminuire le risorse a sua disposizione.
Le vedrebbe diminuire anche nel campo di un servizio essenziale come la sanità. Il costo del suo servizio sanitario, riferito al numero di abitanti, è infatti più alto della media di quelli delle regioni più virtuose, e dovrebbe essere ridimensionato. Ma ci sarebbe soprattutto una diminuzione sensibile delle risorse negli altri settori. La macchina amministrativa (Regione, Comunità montane, ecc.) dovrebbe essere drasticamente ridimensionata. L’attuale distribuzione a pioggia di contributi, sussidi, consulenze, ecc., non potrebbe più essere mantenuta.
Paradossalmente potremmo dire che da questo punto di vista il federalismo fiscale può avere effetti positivi su una regione parassitaria come la nostra (nel senso che potrebbe spronare l’instaurarsi di un’economia più sana) e anche per un recupero di efficienza in certe zone del Sud condizionate dalle organizzazioni mafiose. Tutto questo se, come sembra, la nuova distribuzione di risorse (ripeto: di più alle regioni più produttive, di meno alle altre) sarà applicata gradualmente. Altrimenti si risolverebbe soltanto in un drastico, improvviso peggioramento delle condizioni di vita nelle regioni penalizzate, compresa la Vda. Ipotesi che nessun governo può permettersi di prendere in considerazione.
Su un piano generale, esprimo invece la mia preoccupazione riguardo alla tenuta dell’unità nazionale. Uno stato unitario è caratterizzato per forza di cose da zone del suo territorio più o meno produttive, ma la ricchezza totale prodotta è redistribuita, in termini di servizi, a tutti i cittadini, indipendentemente da dove abitano. Se questa ricchezza si ferma, in massima parte, nelle zone dove è prodotta, lo stato non è più in grado di garantire questa uguaglianza. Non è più uno stato unitario, appunto.
D’altra parte, la Lega era partita dalla proposta di secessione, e sempre lì ci vuole portare.

Anonimo ha detto...

Bravo Calì . Dare alla Lega il compito di proporre la legge sul ff è come delegare a chi fa le pulizie in ospedale il compito di acquistare le attrezzature necessarie a nuove camere operatorie . L'insensatezza dell'operazione ff condotta in questo modo deriva dal fatto che prima si ridisegna lo Stato ( preferibilmente cancellando le province e aumentando a 40 le regioni : non siamo abbastanza ricchi da mantenere anche 100 e + province ) , poi si suddivide la torta delle tasse . Ma la maggioranza governativa doveva pagare le cambiali che la Lega ha posto all'incasso ..... Altra nota : basta con il dilemma , mal posto , su regioni autonome sì o no . Ogni regione è autonoma nel senso che ha un suo Statuto regionale che definisce i suoi rapporti con lo Stato . Lo Statuto lombardo , a esempio , parla di pianura e montagna , quello sardo di mare , quello veneto di montagna e mare . In Valle il dibattito specifico è condizionato dal servilismo verso l'UV , che mette la parola autonomia in ogni salsa ( per fingerci lontani dallo Stato con cui abbiamo il cordone ombelicale che ci rende i più privilegiati del pianeta : scordarlo per fingersi diversi è degno di attenzione clinica ) anche se autonomi non siamo dovendo imitare i valdostani d'antan per completare i curricula scolastici ed entrare nella pubblica amministrazione come prestatori d'opera .

Anonimo ha detto...

Se la riforma federalismo fiscale verrà lasciata in mano alla Lega (come sembra) considerandola una cambiale "politica" da pagare, credo che sia il peggior modo per incamminarsi.
Nelle democrazie più avanzate (siamo lontano da lì), le riforme che attengono alle regole generali dello Stato(e questa ne è una, altra quella della giustizia),è pacifico che debbano avere una larga maggioranza che le condivide, al di là della maggioranza momentaneamente al potere. Mi pare che rischiamo di essere lontano da lì, almeno per il momento, anche se sembra esserci condivisione sul principio.
Per poter esprimere un parere più completo ed articolato mi pare che al momento manchino parecchi elementi (o per lo meno io non li conosco)quali, ad es.:
- un'analisi sufficientemente completa ed attendibile dello "stato delle cose" in questo momento storico;
- un'analisi sufficientemente attendibile dei costi dell'operazione;
Solo in base a questi dati si potrebbe fare qualche ragionamento sul vale la pena o non vale la pena (e non farne unicamente una questione di principio come ne fa la Lega, con tutti i suoi rischi).
Preoccupa il fatto che sia una riforma "al buio", fondata solo su principi teorici che si possono anche condividere (una legge quadro), portata avanti da una maggioranza esclusivamente per opportunità "momentanee" e dettata dalla fretta, senza una chiara condivisione che vada al di là di tale maggioranza. Preoccupa il fatto che il vero contenuto della riforma sia rinviato a decreti delegati ancora da definire. E' chiaro che se si vuole, come sembra, muoversi in questa direzione, non è questo il modo di operare.

ImpresaVda on 2 settembre 2008 alle ore 12:42 ha detto...

Ringrazio anch'io Calì per il suo contributo. E sono felice che il dibattito si allarghi.

ImpresaVda on 2 settembre 2008 alle ore 18:22 ha detto...

Confesso di essere un po' dispiaciuto che l'anonimo sia svanito. Ci offriva un punto di vista in più che mi pareva stimolante. Sono stupito invece dell'assenza da questi dibattiti on line (e non parlo ovviamente soltanto del mio blog) dell'assenza dei consiglieri regionali, sia di maggioranza che di opposizione. E' un'occasione di visibilità, anche se riservata a piccoli numeri, che, se fossi al loro posto, che non mi lascerei sfuggire. Per questo guardo con interesse e curiosità anche alla probabile riapertura del sito di Luciano Caveri.

 

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