Torno a proporre i miei fondi pubblicati sul Corriere della Valle. Mi auguro che questo mio intervento stimoli la vostra voglia di scrivere in quanto vorrei aprire un bel dibattito sul tema e pubblicare i commenti più interessanti sul Corriere della Valle d'Aosta della prossima settimana.
Da diversi giorni seguo con attenzione il dibattito sul federalismo fiscale. Senza preconcetti.Per capire e approfondire. Ho letto i quotidiani con attenzione. Ho trovato su internet qualche aiuto per approfondire (ad esempio il sito La Voce. info con un mini-saggio dal titolo «I conti con la bozza Calderoli»). Mi sono confrontato con chi ne sa più di me sulla materia. Ad oggi mi sento di esprimere in maniera chiara tre riflessioni.
1°) Il processo del federalismo fiscale appare inevitabile. Ci sono regioni come Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna che lo richiedono da tempo. Perfino il Lazio, che però, forse, non ha fatto molto bene i suoi conti. Una prima proposta risale già al 2000 ai tempi del centrosinistra. Può piacere o non piacere ma sulla questione ci si deve interrogare.
2°) E’ un processo delicato e che non può essere lasciato soltanto in mano alla politica. Da un lato perché si tratta di attivare un iter raro, se non addirittura unico, nella storia dei sistemi politici. Con federalismo fiscale in realtà si intende un gruppo di stati che decidono di formare una federazione e stabiliscono quali risorse vanno allo Stato. Qui in realtà il processo è esattamente inverso. Da uno stato unitario ci si deve trasformare in una federazione. Chi evidenzia preoccupazioni in merito al fatto che si possa mettere a rischio l’unità nazionale non fa pura propaganda politica. Un processo del genere necessita di una conoscenza delle macchine amministrative statali e regionali enorme e può aprire crepe pericolose nella solidarietà nazionale. E aggiungiamoci pure il fatto che normalmente il dato tributario è definitivamente noto a distanza di tre anni e il quadro è completo. Pensate ad Ayas. Un anno in vetta alla classifica nazionale dei redditi grazie alla presenza dell’ad di Fastweb e quello dopo in caduta libera. Scrivo questo non perché voglia contrastare il progetto ma perché vorrei far capire a tutti che una simile decisione richiede da parte della politica la disponibilità a confrontarsi con i tecnici, del più alto livello possibile.
3°) Sposto la mia attenzione sul dibattito valdostano. Sono convinto che fare le barricate sia un grave errore. Il nostro Statuto ha evidentemente bisogno di un tagliando, di essere riletto in una chiave attuale. La pura preoccupazione di cassa non ci porterà molto lontano. Servirebbe un confronto vero, in cui ci si interroga in maniera cristallina su quale sia il bene comune della nostra collettività. Un’occasione in cui si stabiliscono valori comuni e condivisi e da tutelare. Dobbiamo muoverci noi per primi e non aspettare le mosse calderoliane. E occorre che questo dibattito sia sostenuto da competenze consistenti. Mondo politico, società civile, gli stessi media (Corriere della Valle compreso) sapranno essere all’altezza di un simile dibattito? (Pubblicato sul Corriere della Valle d'Aosta del 28 agosto 2008)
Il crinale fra protesta e democrazia
10 mesi fa
18 commenti:
Le note di Favre indicano un tema che va scisso in due tronconi , il livello nazionale e quello locale . Parto dal primo . Non comprendo la perentorietà del dire che tale federalismo è inevitabile : non lo si è definito se non a livello enunciativo e già lo si considera tale ! Il problema è : i soldi della Lombardia devono servire anche alla Basilicata oppure questa deve arrangiarsi da sola ? Nel primo caso siamo una Nazione perchè abbiamo ben chiaro il doveroso concetto di solidarietà ; nel secondo si offre alla Lega il contentino , dopo le fesserie sulla Padania che sono pari a quelle rossonere sulla VdA , di poter fingere una sua motivazione esistenziale nel campo politico ottenendo un federalismo fiscale che è comunque un brodino rispetto a secessioni , popoli del nord e via abbaiando . Ma si offende in tal caso lo Stato , che deve essere come un buon padre con 20 figli obbligato a far sì che i loro bisogni primari siano soddisfatti , anche se le loro esigenze non possono essere identiche . Il federalismo fiscale italiano è nato male e vive peggio perchè è solo un modo per tenere buona la Lega , cioè il partito il cui " leader " va con le ampolle alle foci del Po , deifica questo fiume e mostra il dito medio contro il concetto di Italia . E fa parte di un governo che vorrebbe essere definito di centrodestra .... Che la Lombardia debba gestire più soldi pro capite della Basilicata è logico , ma che lo Stato debba orchestrare un saggio utilizzo delle risorse con una visione d'insieme correggendo gli squilibri lampanti è altrettanto doveroso . Morale : il federalismo fiscale è un termine bluff , serve solo a far illudere il " popolo padano " ( le cui caratteristiche evincono in modo indiscutibile , almeno per chi sa capire , dai filmati in Pontida ) sull'utilità della Lega nella sua ubriaca metabattaglia per l'inesistente Padania . C'è per fortuna anche una nuova classe dirigente leghista , che pare essere ben meno padana e sintonizzata di più su temi identitari diversi e in parte condivisibili : il ff ( federalismo fiscale ) è un bluff per tipi come Bossi del tutto fuori dal mondo . A livello locale : la Valle riceve oggi dallo Stato il 140% delle tasse che Roma dovrebbe qui incamerare ma ci elemosina . Solo chi è matto può pensare che la Valle possa mantenere tali privilegi ed essere nel contempo parte attiva nel processo del contentino a Bossi chiamato ff . Quanto la Valle " ruba " alle altre regioni è formalmente immenso , sostanzialmente di poco conto se si pensa che la Valle è solo un cinquecentesimo dell'Italia . Operativamente direi due cose : la prima , finanziaria , che la Valle si deve accontentare dei 9/10 di riparto fiscale ( lasciando a Roma l'insano regalo sostitutivo dell'IVA da importazione ), che costituisce già un vivere alle spalle di altre regioni . La seconda : che non si ammorbi più la Valle con le demenziali fesserie su come utilizziamo i fondi , sulle competenze in più , sulla montagna zona disagiata e via bischerando : coi 9/10 futuribili ( oggi abbiamo circa 14/10 , repetita iuvant in una regione ove certi tapini , non consapevoli della ridicolaggine della loro posizione , pensano che una fesseria diventa verità nella zucca di qualcuno se ripetuta 7498132 volte ) avremmo un qualcosa che non tutti possono ottenere pena la disgregazione del bilancio statale ; e avremmo anche un trattamento che impone il silenzio dorato sul ff , evidente faccenda riservata a chi vive del proprio e magari fa vivere altri come i valdostani .
Se un giorno in regione si svegliassero e dicessero che Pont-Boset o Lillianes o Arvier (semplici esempi ovviamente) d'ora in poi dovranno contare prevalentemente sulle proprie risorse cosa accadrebbe secondo voi?
In grande stile il ragionamento è lo stesso solo che sostituiamo il nome di alcune regioni a quelli di questi nostri comuni.
Parlare di federalismo, così en passant, senza numeri concreti, reali e complessivi sui quali ragionare è praticamente impossibile per chi non ha conoscenze incredibili della macchina statale/regionale/provinciale/comunale.
Quello che si è cercato di fare negli ultimi anni, delegando alle amministrazioni locali molte delle competenze non è già una sorta di federalismo?
Se così non funziona non rischiamo di sobbarcarci di altri costi aggiuntivi?
Quanto tagliamo in termini di risorse umane allo Stato centrale visto che le amministrazioni locali dovrebbero diventare praticamente autonome?
Continueremo a mantenere migliaia di parlamentari per quali compiti?
Mi raccomando mettete vostri nomi negli interventi. Non è soltanto una questione di mia personale cautela. L'anonimato anche quando fa comunicazioni assolutamente civili come quest'ultima che ho pubblicato fa perdere di valore all'intervento. E' una questione di rispetto nei confronti del visitatore sul blog e del lettore sul giornale. Inoltre sul Corriere della Valle non posso dare spazio a interventi senza firma. Vi invito inoltre a stimolare anche vostri conoscenti a dire la loro sul tema.
Il problema della firma è , a mio avviso , marginale . Conta contribuire a un dibattito . Ma dibattere non è sport de tera valdostana . A centomillesima conferma basta leggere il post dell'intrinsecamente unionista anonimo di qui sopra : nessuna analisi , solo demagogia rollandinostyle nel fare critico riferimento al " mantenere " ( così scrive l'anonimo cuor di leone ) i parlamentari nazionali : rollandinostyle perchè anche il presidente della giunta , a Courmayeur con Flick , ha sviato il tema del federalismo nella Valle che dovrebbe amministrare per fuggire dalla demagogica tangente del rinfacciare allo Stato ( che mantiene la Valle ) la mancanza di tagli nei ministeri ( insensatezza perchè è argomento fuori tema considerando gli importi irrisori di tali risparmi ) . Il tema , anonimo cuor di leone , è : le tasse prodotte in Italia sono pari a 100 annualmente . Questo 100 va diviso in 2 oppure 3 voci : una parte per la regione per i suoi bisogni , una per lo Stato per il suo funzionamento , una terza parte eventualmente ( terza parte ipotizzabile per la Lombardia ma non per la Lucania ) per le regioni meno abbienti , quelle del sud Italia perchè quanto + ci si allontana dal centro Europa tanto + c'è bisogno di sovvenzioni ( sud Italia come la Lapponia , per intenderci , con l'eccezione della Valle d'Aosta unionista che è nord Italia ma che quando c'è da ottenere privilegi si mette sempre in fila col cappello in mano ). Le percentuali di queste due o tre voci ? Ciascuno le indichi , è il tema del post . Sicuramente la Valle d'Aosta è il pulcino nero perchè non solo si trattiene tutte e due o tre le voci ,cioè il 100 , ma in più riceve un ulteriore 40% del 100 preindicato . Io , seriamente , ho ho avuto il buon gusto di affermare ( ipotesi soggettiva , oggetto di discussione ) che l'importo sostitutivo dell'iva da importazione va rifiutato , mantenendo comunque quei 9/10 che significano essere comunque iperprivilegiati e ultramantenuti da Roma , posto che ogni studio sul federalismo ritiene essere pari al 50% max. l'importo da lasciare localmente . Forse cuor di leone non conosce il concetto dell'iva da importazione regalata alla Valle , ma questa c'è e si può anche prescindere dalla firma , ma non dall'esprimere concetti con cognizione di causa , senza la quale si deve impiegare più proficuamente il proprio tempo con la Gazzetta dello Sport , senza debordare inoltre con il balzano riferimento ai 945 parlamentari che sono un costo sicuramente , ma globalmente ridotto e soprattutto connaturato al concetto stesso di democrazia .
condivido appieno le critiche che vengono sollevate sia da Fabrizio Favre sia da Giancarlo Borluzzi in ordine al modo con cui viene affrontato il dibattito sul federalismo a livello locale. Sono del tutto isolate le voci che si preoccupano di affrontare il problema a livello generale, ma si sentono quasi esclusivamente voci (compresa quella di Rollandin a Courmayeur) che si preoccupano di giustificare e mantenere la situazione attuale in VDA. Non mi pare un grosso contributo da parte di un mouvement che nel proprio statuto si dichiara per un federalismo global (art. 1).
A livello generale, credo che il dibattito debba essere affrontato rigorosamente e con una metodologia che direi dovrebbe essere quasi scientifica.
La metodologia, molto schematicamente, dovrebbe:
1) prescindere, in un primo momento, dal fatto che in Italia esistano regioni "a statuto differenziato" e prendere in considerazione esclusivamente le regioni a statuto ordinario;
2)chiarire e definire le competenze che attengono allo Stato e quelle che attengono alle regioni a statuto ordinario
3) definire i costi di tali competenze e conseguentemente stabilire i criteri secondo cui ripartire i fondi tra stato e regioni
4) definire le eventuali competenze aggiuntive a carico delle regioni a statuto differenziato, i relativi costi, ed effettuare la ripartizione di cui al punto 3), per le regioni a statuto differenziato, in base ai criteri di cui al punto 3.
Il procedimento sin qui delineato consentirebbe una ripartizione, tra le regioni, che tiene esclusivamente conto delle relative competenze.
5) a questo punto, istituire, con criteri da definire, una equa cassa di compensazione tra regioni ricche e regioni povere.
Questo come schema metodologico: un lavoro da economisti più che da politici.
Solo a questo punto dovrebbe innescarsi il discorso politico. Ma che discorso politico serio ci può essere se non si conosce prima, con sufficiente chiarezza, lo "stato delle cose" (si parla su dati che non si conoscono) e ognuno cerca solo di ottenere o mantenere il più possibile per sé?
Per quanto concerne le regioni a statuto speciale, ricordiamo che numerosi privilegi economici(come ha avuto occasione di ricordare recentemente la figlia di De Gasperi) erano stati concessi in allora in ragione della povertà in cui versavano le regioni stesse (la medesima ha esplicitamente menzionato la Valle d'Aosta e il Trentino). Tali giustificazioni, a sessant'anni di distanza, non reggono più. Trovo quindi logico, sacrosanto, inevitabile, che altre regioni richiedano a questo punto allo Stato una verifica, un tagliando (e penso, per quel che ci riguarda, che dobbiamo prenderci anche noi le nostre responsabilità, e non rifugiarci dietro lo scontato: "siamo in pochi, quindi siamo quasi ininfluenti nel contesto globale").
Per quanto riguarda il successo o meno dell'operazione federalismo, sarebbe bene che i suoi costi siano oggetto di valutazioni preventive.
In ogni caso, vivendo in un paese dove non sono certo le leggi che difettano, bensì la loro corretta applicazione successiva, può poi ovviamente succedere di tutto, indipendentemente dalla bontà o meno della legge (della riforma, in questo caso).
Complimenti al Sig. Borluzzi.
Un ottimo commento che incoraggia certamente anche altri a quella partecipazione auspicata da Favre.
Anonimo delle 10.15.
Mi pare che, Giancarlo Borluzzi, abbia perfettamente ragione ad ironizzare sulle fesserie padane della Lega Nord, su quelle valdostane dell'Union Valdotaine e su quelle che pronuncia, a Courmayeur, il veterinario di Brusson. In ogni caso, siccome il concetto di federalismo, in Valle d'Aosta, è legato allo Statuto Speciale, è ora che ci mettiamo in testa che, nel Dopoguerra, esso ci è stato concesso su imposizione della Francia, quale condizione per poter rinunciare all'annessione: tutto il resto, sono baggianate raccontate, a livello locale, per mascherare la realtà. E' evidente che, lo Stato Italiano, sponte sua, non ci avrebbe mai elevato al rango di Regione Autonoma: a chi fanno mai paura, quattro valdostani?!
Borluzzi ha i suoi toni un po' provocatori e, forse, avrei dovuto redarguirlo. Tuttavia non posso non notare che lui ci mette nome e cognome. Quindi prego l'anonimo di manifestarsi in quanto non so se accetterò altri interventi privi di identità. E' un vizio pessimo che trovo in troppi blog...Vi prego di adeguarvi a questa piccola regola.
Mi ritengo redarguito , ma mi pare strano confondere forma con sostanza . Oltretutto io non ci metto solo il nome , ma anche , anzi soprattutto , un tentativo di andare a fondo al problema in una regione ove tutti , o quasi , si esibiscono in bla bla bla inconcludenti . Il modo di argomentare dell'anonimo nel primo intervento era di per se stesso provocatorio nei confronti miei che volevo analizzare il problema in modo effettivo e non solo ... indolore per questa regione . Certo chi ha in tasca tessere del PdL e dintorni ( leggasi Lega ) non so come possa affrontare l'argomento ff , visto che in primis punta all'essere anche gradito all'UV ... Bruno Courthoud è moderatamente di sinistra , quindi da me piuttosto lontano , ma ci capiamo all'unisono quando ci sintonizziamo sulle storture valdorossonere : egregio anonimo , mi pare che il mio tono conti poco , è un paravento cui ricorrere per coprire un'ottica localistica nell'affrontare il tema .
Vi prego, evitiamo battibecchi tra un post e l'altro. Vi ricordo che la materia di partenza è il mio editoriale sulla necessità di avviare oggi un dibattito serio sulla materia. Inviterei Grisero ad evitare giudizi storici così tranchant sulla storia locale. Non è questo il tema. Inoltre credo che nessuno di quelli che qui scrivono sia sicuramente sufficientemente titolato ad avventurarsi in simili meandri. Ribadisco, il tema è federalismo fiscale e regioni a statuto speciale. Cerchiamo di mantenere un profilo alto nel confronto. Ogni voce nuova è la ben accetta.
Domani non avrò troppo modo di scrivere per cui metto a fuoco un altro concetto che trovo stimolante e riguarda il terzo punto di Favre . Ove vengono mescolati un pò disinvoltamente il tema finanziario e quello legato ... al cos'è la Valle d'Aosta . Non condivido per nulla Favre quando scrive che dovremmo stabilire i " valori comuni e condivisi da tutelare " . Nel patologico vocabolario unionista tutelare è sinonimo di imporre ciò che è necessario al leone anche a chi ha altre visioni . Io sono amante di ogni ambiente alpino , ma sono ateo e bestemmiatore relativamente alla religione del localismo cara ai rossoneri : è anacronistica lebbra da curare il nazionalismo valdostano . No , Favre , lei capovolge ciò che viene prima e ciò che viene dopo , perchè non siamo tra gli integralisti ma nel mondo occidentale e quindi non si fissano A PRIORI dei valori in cui inscatolare tutti , volenti o nolenti , bensì va lasciata libertà di azione e A POSTERIORI si potrà , analizzando la sommatoria delle scelte , stabilire cosa caratterizza la regione . La differenza non è da poco e boccia senza appello il tentativo solo locale ( nelle altre regioni non c'è ) di omogeneizzare , o fingere di omogeneizzare , i residenti inscatolandoli in valori-parametri-etnie-lingue e via così vaneggiando . Forse Favre non mi comprende , come io non capisco lui , perchè mi reputo un italiano che abita nel nord-ovest della mia nazione , laddove forse lui si considera parte di una regione piazzata casualmente nel nord-ovest di uno Stato più grande .Ciò detto , io voglio una distribuzione equa delle risorse nella mia Nazione , laddove Favre pensa in primis a cosa arriva alla Valle prescindendo dalle esigenze dell'Aspromonte . I valori " da tutelare " , poi , sono quelli già delineati nella Costituzione italiana , alcuni dei quali qui calpestati nel 2008 , e non ci si può " interrogare in maniera cristallina su quale sia il bene comune della nostra collettività " per il semplice fatto che a molti , me compreso , non risulta esistere alcuna collettività locale nella quale annullarsi o riconoscersi . I rapporti possono essere strettamente legati a un miniambiente o essere mobili nello spazio , chi ha i secondi rigetta lo strumentale invito all'unità lanciata da Rollandin in vista della cosiddetta festa della regione . Io ho visioni diverse , non migliori o peggiori oggettivamente , ma da me preferite soggettivamente e detesto che qualche leone fuori dallo zoo mi voglia immischiare in sue teorie che non giudicherei pubblicamente se fossero solo sue , ma che devo stigmatizzare quando si cerca di venderle ad arte come patrimonio condiviso . Non mi interessa nulla del valdostano medio , nè mi interessa di essere condiviso da chicchessia ; purtroppo in regione ci sono dei minus habens che credono all'esistenza in Italia di ospitanti e di ospitati , con i secondi debitori di qualcosa ai primi. Oltrechè patologico , il fatto è anticattolico per eccellenza , si prega di prenderne atto .
Il senso del mio terzo punto, e credo che sia quello che mi distingue da Borluzzi, è che, comunque, non credo che il percorso che ha portato all'autonomia e allo Statuto speciale e questi anni in cui lo Statuto è stato applicato siano da buttare via. E credo comunque che una comunità, una collettività alpina come la nostra possa vaere dei valori da condividere, un progetto politico su cui crescere. Spero di avere soltanto legegrmente chiarito il mio pensiero. Spero però che ora si aggiungano altre voci a questo nostro dibattito.
L'ultima frase la capisco e mi auguro ci siano altri interventi che dimostrino quella bontà nell'interpretazione dello Statuto che io non vedo . Uso il termine interpretazione non a caso , perchè è ovvio che una regione atipica nel contesto nazionale per le caratteristiche territoriali debba essere amministrata da persone del posto che , poniamo , meglio dei laziali sanno come si fanno pulire le strade dalla neve . Quello che non funziona è il ritenere che l'autonomia abbia valori mistici in prima battuta e , in seconda , sono le caratteristiche attribuite a questo misticismo che vanno rigettate in quanto improponibili perchè surreali . Intrinseco al misticismo è il concetto distorto di " comunità , collettività alpina " cui Favre fa riferimento : sto per andare nella Svizzera tedesca ove incontro persone con le quali mi trovo a mio agio , a differenza di quanto succede con quanti giocano a rebatta e si riconoscono nella " festa " della regione dei prossimi giorni . Il tema non può essere sfuggito , Favre : in Valle ci sono residenti differentissimi per origine e caratteristiche , tutti vanno rispettati perchè così richiede la Costituzione , ma quando si usano i termini comunità e collettività ci si incanala nell'ottica rossonera che vorrebbe vedere i locali omogenei per usarli come forza d'urto contro lo Stato centralista e via folleggiando . In nessun'altra regione italiana c'è una minoranza di residenti che parla strumentalmente di collettività dai patrimoni condivisi così a sproposito . Secondo i parametri rossoneri io sono un friulano doc in tutto e per tutto : ma dove sono nato , luogo con un'omogeneità demografica che farebbe leccare i baffi all'UV se fosse esportabile in VdA , nessuno coinvolge nessuno in disegni politici non condivisi nè condivisibili per la loro balzanità , nessuno deforma le realtà etnolinguistiche , nessuno vuole imporre lingue defunte a nessuno e se capitano calamità ci si rimbocca le maniche e si agisce senza aspettare lo Stato centralista in soccorso ( mi riferisco al terremoto del 1976 che fece morti e danni anche al mio parentado e da cui i friulani si sono rialzati da soli senza gli strilli che hanno caratterizzato la ben meno grave calamità del 2000 in Valle ) . Ma rifiuto l'etichetta di friulano perchè i miei rapporti non sono legati a un territorio , bensì alla sintonia con le persone . Per questo l'argomentare di Favre qui sopra non è condivisibile in quanto inscatolante rapporti che devono essere frutto di scelte proprie e non di elaborazioni altrui a tavolino . Perchè voler inventare il concetto di comunità per irreggimentare le persone ? Qui ci sono 25 mila calabresi , voteranno rossonero , ma col concetto di comunità alpina non ci azzeccano proprio . Favre , ricapitolo : ciò che ci divide è il fatto che per me in Valle abitano 1+1+1+1+1 .... persone fino ad arrivare a 120mila ; per lei c'è una comunità da notte nera fichtiana che , oltrechè irreale , è figlia di una forzatura strumentale a monte . --------- Comunque un plauso per essere l'unica persona che apre dibattiti in regione .
Benissimo. Le posizioni sono limpide. Ora proviamo a concentrarci sulla questione federalismo fiscale e regioni a Statuto speciale. C'è qualcuno che ci sta leggendo in grado di aiutarci?
Il tema era saggio ma direi che prevale il consueto elettroencefalogrammismo piatto valdostano . In Valle quattro gatti rossoneri inventano politiche surreali e la massa può anche votare tale formazione , ma non c'è nè effettiva condivisione nè conoscenza di causa . Lo strano è che poi si confondono le verità : chiunque , non valdostano , leggesse questa discussione giudicherebbe me persona aperta , tollerante , moderna , rispettosa delle persone giustamente ritenute tutte diverse l'una dall'altra e tutte col diritto di estrinsecarsi come meglio credono ; mentre Favre avrebbe sostanziali rimbrotti per l'autoritarismo con cui vorrebbe fossero definite delle credenze imperativamente condivise all'interno di quella che viene chiamata comunità montana abbracciante anche chi arriva dalla Calabria o da Rimini . Qui invece io sono additato come pulcino nero perchè metto i puntini sulle i e difendo , come un cattolico non può non fare , la dignità di ogni persona , non irreggimentabile in disegni politici soggettivamente non condivisi e oggettivamente ritenuti ( da chi ha occhio in grado di analizzare ) da lettino dello psicanalista non foss'altro che per il loro becero integralismo . Ovviamente io rispondo alla mia coscienza e , di fronte alla strumentale " festa " della Valle con l'incredibile proclama di Rollandin a contorno , nonchè al bla bla bla con cui i rossoneri affrontano il tema del ff ( federalismo fiscale , a differenza di FF , che sarebbe Fabrizio Favre ) nelle sedi delegate giocando sulla disinformazione altrui relativamente a questa regione , rispondo con un regalo che qui anticipo : un'iniziativa forte al Parlamento europeo , che sarà evidenziata a breve , per richiamare il governo italiano al suo dovere di documentarsi sulla situazione valdostana , cessando di dare credito , per superficialità , ai rappresentanti delle integralistiche frottole chez nous . So come i media locali prenderanno l'iniziativa , so come davanti alla sua esplicitazione in buona parte si industrieranno non per riferirla al meglio ma per far sì che non disturbi il manovratore ; la cosa è normale in questa regione . Un'aggiunta : io di Favre penso quello che Sapegno pensava del Manzoni . Che solo apparentemente nel suo capolavoro ci fosse libertà di movimento per i personaggi : in realtà tutto era preordinato alla dimostrazione del prevalere finale della Provvidenza , tutto si svolgeva come sotto una grande cupola che tutto comprendeva . Su Favre : sicuramente c'è sia una dichiarazione di apertura al dialogo , sia una tolleranza verso me non allineato . Ma il dialogo è sotto una cupola , se io accenno all'1+1+1 mi si contrappone il concetto di valori " comuni " da definire ( e imporre ! ) , ma poi non si vuole approfondire in ogni direzione , rispetto dei valori costituzionali inclusi , e si invita , nel deserto , a tornare all'aspetto tecnico dell'ff . Cioè la Provvidenza intesa come un humus culturale di qualcuno d'antan che non va comunque intaccato . Lei non è obbligato a pubblicare questo post , ma se lo fa la pregherei di non rimbrottarmi perchè fuori tema . Ho parlato di cose fondamentali per questa regione malata , se non si sviscera qui .... Grazie .
Per il Corriere ho ricevuto questo commento di Antonio Vizzi sul mio editoriale lo propongo anche all'interno del blog
In qualità di addetto alla Comunicazione del Tavolo Permanente Tributario della Sezione Valdostana dell’Associazione Magistrati Tributari, desidero complimentarmi con Lei per il Suo fondo sul “Federalismo fiscale”, apparso sul n. 32 del 28 agosto scorso. L’argomento analizzato e i tre punti da Lei suggeriti mi trovano ampiamente consenziente. Ha perfettamente ragione quando afferma che il “Federalismo fiscale” è oramai un processo irreversibile. Ed è anche vero che occorre seriamente pensare ai rischi che corriamo con una legge sbagliata. L’opinione pubblica nazionale deve contribuire anche solo ponendo la massima attenzione a tutte le problematiche che saranno oggetto di dibattito da oggi in avanti. Il contenuto del Suo fondo è stato condiviso, telefonicamente, con il professor Orlando Formica, presidente del Tavolo Permanente Tributario, fuori sede ancora per pochi giorni, che non ha mancato di apprezzare l’iniziativa. Il Professore mi ha incaricato di confermarLe che in settembre, con la ripresa dei lavori dopo la pausa estiva, il Tavolo inserirà all’O.d.G. l’argomento del “Federalismo fiscale” per sollecitare una riflessione ad alta voce da parte di tutti gli operatori economici della regione. Saranno quindi affrontate le interessanti tematiche per trarre spunti di riflessione da sottoporre poi alla Comunità Valdostana. Come certamente a Lei non è sfuggito, fino ad oggi (anche perché il Suo giornale ha sempre seguito con attenzione i vari appuntamenti proposti dal TPT) i nostri tecnici e i nostri esperti fiscali, a livello internazionale, sono in grado di raccogliere la sfida per approfondire le tre significative tematiche che Lei ha saputo egregiamente sintetizzare nel fondo.
I momenti che gli italiani e i valdostani stanno vivendo non sono dei migliori. Lo vediamo tutti i giorni. Occorre rimboccarsi le maniche e tentare di reagire, ciascuno nei limiti delle proprie possibilità e competenze anche solo riducendo i consumi non necessari come quello dell’acqua, della corrente elettrica, del carburante, dei prodotti superflui e ottimizzando le spese, sempre e comunque nel rispetto dell’ambiente e delle leggi. L’Italia deve diventare più virtuosa. Deve combattere l’evasione fiscale. Deve ridurre la dipendenza dal petrolio. Deve pretendere la “certezza della pena”. Deve organizzare un turismo (prima fonte di ricchezza del Paese grazie al patrimonio naturale, storico, architettonico, artistico..., unico al mondo) di maggiore accoglienza proponendo costi e prezzi maggiormente concorrenziali. Deve rispettare l’ambiente. Deve, soprattutto, valorizzare i suoi giovani, assicurando loro una formazione idonea alle sfide che essi dovranno affrontare tra alcuni anni. Gli italiani e i valdostani devono anzitutto imparare a apprezzarsi ed amarsi e, fondamentalmente, capire che non sono secondi a nessuno.
Bellissime parole . Ma oggi la Valle riceve il 140% delle tasse che lo Stato qui dovrebbe incamerare . Con il ff , quanto la regione dovrebbe ricevere ? Io ho avanzato l'ipotesi della rinuncia al contributo sostitutivo dell'iva da importazione , mantenendo comunque 9/10 di riparto fiscale , cioè un privilegio da leccarsi i baffi . Direi che gli interventi dovrebbero anche " dare i numeri " , come li ho dati io , per essere completi , entrando cioè nella sostanza del tema senza fermarsi sull'uscio .
L'intervento di Vizzi mira a farci sapere che il nostro dibattito si allarga. Dire che di questo possiamo gioire.
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