6 aprile 2009

Giuliana Ferrero: «il nostro welfare vale come una misura anticrisi» (1)

Sul Corriere ho intervistato la scorsa settimana l’Assessore ai servizi sociali, pari opportunità e diritti del Comune di Aosta Giuliana Ferrero (al centro della foto). Come sempre propongo l'intervista anche sul blog divisa in due puntate. Una oggi ed una domani. Le altre interviste fatte ai componenti della giunta le trovate qui.

Qualità e innovazione sono alla base dei servizi sociali del Comune. Recentemente il progetto delle assistenti domiciliari di Quartiere (Adq) ha ricevuto un importante riconoscimento nazionale. Proviamo a spiegare in cosa consiste
questo servizio?
Si tratta di quattro operatrici che prestano il loro servizio nei quartieri Dora e Cogne e che oggi sono conosciute dalla popolazione un po’ come «gli angeli del quartiere». Queste assistenti hanno un doppio compito: da un lato monitorare i bisogni. Sono il braccio operativo dell’Assessorato. L’assessorato che va nei quartieri per capire quali bisogni stanno emergendo, per avere una
serie di dati diretti, non mediati da nessuno. Dall’altro dare risposta ai bisogni grandi e piccoli che fanno la qualità della vita delle persone. Si passa dal bisogno dell’anziano solo che non sa come comprarsi le medicine, come farsi il trasloco, come sopravvivere alla lontananza del figlio per alcuni giorni, ai grandi bisogni che sono il rapporto con l’Aps, con tutte le istituzioni pubbliche.
Le Adq tentano prima di tutto di trovare una soluzione non istituzionale. Le soluzioni vanno trovate dentro al condominio dove la persona abita, dentro alla famiglia, dentro al quartiere, attivando le risorse informali soprattutto del volontariato. E ci riescono. Perché sono diventate veramente dei collettori. Mettono le persone in comunicazione fra di loro all’interno del quartiere. E quando invece la risposta è, per la sua natura, non risolvibile in questo modo ecco che le Adq attivano i canali istituzionali. Questo ha significato per noi avere un rapporto molto stretto fra le nostre assistenti comunali e le Adq. In un rapporto molto virtuoso e fecondo perché le assistenti sociali sanno di poter contare in quei due quartieri su delle persone che conoscono molto bene i cittadini, le strade e, viceversa, le Adq segnalano agli assistenti sociali comunali situazioni di disagio che in altro modo non sarebbero arrivate a noi. E quindi noi riusciamo ad intervenire. L’Adq nella stragrande maggioranza dei suoi interventi svolge
anche un ruolo di mediazione burocratica e questo è un elemento che va tenuto in conto. Spesso le richieste di aiuto sono legate al fatto che gli anziani sono disorientati rispetto a c rti temi. Hanno paura di andare a bussare a certe porte, di far valere i loro diritti. Questo servizio si configura come innovativo e flessibile in quanto non è uno sportello, non è un servizio a domanda. Ha la sede dentro al Quartiere. E’ flessibile perché si adatta ai bisogni che incontra.
Ed è stato menzionato in un Convegno di Riva del Garda dal titolo «La qualità del Welfare». Tre progetti su settanta provenienti da tutta Italia sono stati selezionati e tra questi c’era il nostro. La sua formula è stata davvero apprezzata anche perché ha riempito un vuoto lasciato dall’evoluzione storica dell’assistente sociale. Un tempo era l’assistente sociale a camminare nel quartiere, a raccogliere i bisogni. Oggi l’assistente sociale, siccome tutto il «welfare» si è modificato, ha tutta un’altra funzione. Era rimasta scoperta la strada. Il presidio del territorio – tanto per capirci – non si fa soltanto con i militari -. Oltre alla sicurezza delle strade è importante la sicurezza sociale. E il fatto che in due quartieri della città ci siano due angeli del quartiere sociali che collaborano con il vigile di quartiere questo fa sicurezza in senso globale.


Come nasce questo servizio…
La formula vincente di questo servizio è che prima di tutto è stato pensato dal mondo delle cooperative sociali e appartiene alla città. Aver lavorato in stretto collegamento con il Consorzio «Trait d’Union» che oggi è il gestore del servizio io lo registro come un fatto non solo positivo, ma fondamentale. Non c’è un primato. Ma ci siamo messi intorno ad un tavolo con ruoli differenti, cioè ente pubblico e impresa sociale, e abbiamo fatto unione delle nostre forze e dei nostri
punti di vista. C’è una doppia paternità. Questo lo abbiamo spiegato al Congresso di Riva del Garda. E anche questo elemento di collaborazione, di capacità di condivisione delle idee tra pubblica amministrazione e il ricco mondo del terzo settore è stato considerato un elemento interessante.


Ci sono alcune novità in materia di asili nido…
E’ stato un lavoro lungo. Fatto di tappe intermedie. Ci lavoriamo da circa un anno e mezzo. A gennaio abbiamo modificato completamente il regolamento dei nidi. Sostanzialmente in due aspetti forti: abbiamo prima di tutto allargato le iscrizioni a tutto l’anno, prima invece erano limitate ad un mese solo all’anno. Questo perché per molte famiglie significava spesso dover aspettare ancora un anno per l’iscrizione e due anni e mezzo per l’inserimento. In questa maniera evitiamo questo inconveniente.


Avviene anche in altre regioni?
E’ un accorgimento che è stato preso anche in altre realtà. Noi facciamo una graduatoria ufficiale che si chiude il 10 aprile e poi chiunque vuole può portare la sua domanda dall’11. Nel momento in cui abbiamo esaurito la prima prendiamo in esame le domande successive. (Continua)

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