Venti milioni di euro e circa 200 fornitori. Sono questi i numeri dell’indotto della Cogne Acciai Speciali intaccati da una crisi generale, industriale e finanziaria, che ormai ha una durata temporale ed una profondità superiori a quelle che si potevano prevedere alla fine dello scorso anno. Attualmente infatti i ritardi nei pagamenti riguardano circa un’ottantina di fornitori per un ammontare di poco superiore ai tre milioni.
«La riduzione del lavoro – spiega l’amministratore delegato Monica Pirovano - si conferma essere dell’ordine del 40% se raffrontata all’ultimo biennio. E questo calo risulta comunque essere contenuto anche grazie al reparto della nuova fucina inaugurato a dicembre che sta lavorando gran parte dei volumi d’acciaio prodotti».
I provvedimenti macroeconomici non aiutano l'economia
Per l’ad è sempre più evidente che i provvedimenti attesi a livello macroeconomico europeo per il rilancio dell’economia non stanno portando al momento alcun cambiamento significativo e nessuno oggi è in grado di formulare una previsione affidabile. «Una situazione che ha costretto la Cogne – aggiunge Pirovano - a comunicare ai sindacati la necessità di dar seguito alla politica del massimo adeguamento dell’attività produttiva all’ingresso degli ordini, attraverso gli strumenti di flessibilità già in essere, al fine di salvaguardare i livelli occupazionali proseguire l’attività in modo economicamente sostenibile». «Sia la Cassa Integrazione Guadagni Ordinaria, che l’attività degli staff improntati al modello della settimana corta – precisa Pirovano - sono stati prorogati fino all’inizio del mese giugno, quando il quadro della situazione si spera possa essere meno aleatorio».
Ritardi nei pagamenti e ridimensionamenti delle commesse: l'azione del Factoring
Una situazione che da un lato fa segnare ritardi nel normale iter di pagamento delle fatture e dall’altro porterà ad un inevitabile forte ridimensionamento delle commesse. L’azienda invita però a vedere il bicchiere mezzo pieno. Altrove importanti società siderurgiche hanno deciso di sospendere la produzione oppure di chiudere degli stabilimenti. Per ovviare almeno al problema delle fatturazioni i vertici della Cogne, in un incontro svoltosi alcuni giorni fa, presenti anche una trentina di fornitori, hanno confermato i contenuti dell’intesa raggiunta con Aostafactor in base al quale la società siderurgica è disponibile al riconoscimento delle fatture per consentire da parte di Aosta Factor l’erogazione di un anticipo pari al 90% del suo valore a quanti, avendo i requisiti necessari, ne faranno richiesta. «Pur rimanendo in una logica di mercato – spiega l’amministratore delegato Enrico Dehò – in una ideale forchetta che va dal’80 al 90% ci siamo spostati nella parte alta. Accettando margini ridottissimi pur di dare il nostro sostegno all’economia regionale».
Per i piccoli creditori servono altre misure
Il ricorso al factoring però può interessare i fornitori più importanti di Cogne quelli che sono in grado di mettere sulla bilancia commesse almeno superiori ai 100mila euro, cioè circa una decina. «I piccoli creditori – spiega Roberto Mussino della Argol, responsabile per Confindustria del settore trasporti – hanno un volume di affari che mal si sposa con i vincoli di una società di factoring». Infatti la stragrande maggioranza, quasi il 50%, vanta crediti inferiori ai 10mila euro».
Arriva il Confidi industriali
Ed ecco allora scendere in campo il Confidi industriali, presieduto da Federico Jacquin, che intende farsi garante presso gli istituti di credito di una operazione di anticipo fatture. Tuttavia nonostante la crisi - di cui si fa tanto un gran parlare - dei già citati ottanta fornitori soltanto due con crediti da recuperare maggiormente consistenti si sono rivolti ad Aostafactor. Allargando lo sguardo il settore del factoring regionale disegna un mercato stabile che in Valle d’Aosta impercettibilmente muta da 511 milioni a 518. Verrebbe da scrivere che la crisi non fa così paura, anche se forse -per esserne veramente sicuri - bisogna attendere la fine di questo anno che si presenta come un scoglio su cui la barca rischia di incagliarsi o peggio di affondare. (Pubblicato sul Sole 24 Ore Nord Ovest del 13 maggio 2009)
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