Vi propongo l'editoriale che ho pubblicato sul Corriere della Valle di questa settimana. Come scrivo spesso se vi piace questo blog vi invito ad abbonarvi al Corriere della Valle il settimanale di cui mi occupo. Il costo di un abbonamento è soltanto di 35 euro.
Uno degli obiettivi delle celebrazioni anselmiane è quello non soltanto di far conoscere di più la figura di Sant'Anselmo, ma soprattutto di renderlo popolare all'interno della Diocesi.
E devo dire che quando ho visto lunedì i bambini delle scuole elementari di Gressan con i loro grembiulini azzurri e una copia fra le mani delle pubblicazioni sul santo valdostano, scritte dalla professoressa Manuela Lucianaz e dalle monache di Saint-Oyen e meravigliosamente illustrate dal disegnatore Fabrizio Zubani, mi sono reso conto che quell'obiettivo non era più soltanto un bel proposito, una frase sulla carta.
Del resto dare quella copia in mano a un qualunque bambino può scatenare una tale serie di quesiti da far capire quanto sia stata un'intuizione davvero felice offrire anche ai più piccoli la possibilità di conoscere meglio il santo valdostano.
Il merito degli autori è di essere riusciti a far uscire Sant'Anselmo dai libri di filosofia e di storia ricordando che prima di tutto ci troviamo di fronte al racconto, anzi alla biografia, di un giovane in ricerca.
Un giovane di un'altra epoca, certo, ma con lo stesso desiderio di verità e felicità che caratterizza i giovani di oggi. Un giovane che dopo un lungo avventuroso cammino scopre a cosa è chiamato.
Questo perché tutti noi abbiamo una strada che va da Gressan a Canterbury... Tutti siamo alla ricerca del «Tesoro di Anselmo».
Il crinale fra protesta e democrazia
10 mesi fa
9 commenti:
Persona notissima in VdA quanto coltissima di cose valdostane , alla mia domanda su quanto percentualmente Anselmo è da ritenersi valdostano e quanto inglese , mi ha risposto : rispettivamente 10% e 90 % . Se ciò ha valore oggettivo , direi che è fuori luogo ritenere Anselmo valdostano , è un tentare di caratterizzarsi con luci che di valdostano hanno ben poco . L'immagine dei bambini con in mano cose anselmiane non è bella , mi sa di indottrinamento coatto tipico di regimi passati e oggi precipuamente nordcoreani . Aggiungo : mio figlio , direi per esclusivo amore di tenzone , ha partecipato a una gara sulla conoscenza di Anselmo ed è entrato in finale che si terrà a giorni . Aggiungo ancora : ho scritto a ruota libera , mi interessa il presente e il futuro , ho commentato quell'immagine di bambini cui si può dire una cosa e il suo contrario sapendo che accettano tutto . Se ho errato , chiedo scusa .
Borluzzi non faccia di tutta un'erba un fascio. Che dei ragazzini entrino in contatto con una figura come Sant'Anselmo credo che per entrambi, in quanto credenti, possa essere positivo con tutti gli opportuni distinguo del caso.
Vero , non si deve fare di ogni erba un fascio . Ma in questa regione c'è chi vive di un nazionalregionalismo basato su invenzioni e ciò trae talora in inganno me che ho ben ben chiaro il gioco ... Sui ragazzini : ok , ma c'è una regia che ha diretto in più direzioni la voluttà propagandistica ( termine un pò duro ) , tant'è che il mio figlio maggiore si è sentito proporre di partecipare a un concorso su Anselmo nel quale si sarebbe ben comportato ( diciamo che è entrato in finale , programmata per il 20 o lì attorno ) anche se fino al giorno prima sapeva di Anselmo solo quanto appreso al liceo . Magari ci sono altre iniziative promozionali , è un pò come la cosiddetta festa della VdA , nata a tavolino , come a tavolino è stato programmato un incremento conoscitivo di Anselmo . Cosa positiva in astratto visto il livello del personaggio , ma in concreto pesa negativamente la molla del nazionalregionalismo alla base di questo agire .
a dire il vero da quel poco con cui mi sono documentato l'unica fatto valdostano di S. Anselmo è la nascita.
Il rapporto dovrebbe essere 10% VDA, 40% Francia/Normandia, 40% Inghilterra, 10% Italia.
Un pò come quando si ricorda che Furio Colombo è nato nel mio paese Chatillon......... si va bene e poi?
Anche Chiambretti è nato ad Aosta, non lo mai sentito esibire la sua valdostanità anzi ....
Ovviamente non stiamo paragonando personaggi equivalenti, gli esempi erano volutamente così differenti.
Il luogo di nascita spesso è una casualità, chi tenta di classificare gli uomini su base geografica sappiamo a cosa mira.
Se esiste un legame con un luogo è quello in cui si è cresciuti e ci si è formati ma soprattutto è quello in cui si è scelto, chi lo ha potuto, di vivere!
Mi permetto, puramente a titolo di cronaca, di riportare un passaggio di un mio articolo, pubblicato sul Corriere della Valle. Riporto un passaggio dell'omelia di Mons. Anfossi alla stazione quaresimale presso la chiesa di Sant'Anselmo dove il Vescovo per meglio
descrivere il particolare
stile di preghiera del santo
cita Benedicta
Ward, una studiosa
della spiritualità del dottore
della Chiesa. In questo brano c'è un riferimento alle montagne valdostane. Non voglio dimostrare nulla. Mi preme soltanto evidenziare come, almeno nel cuore, Anselmo abbia portato un po' di Valle d'Aosta e, a distanza di anni, ancora ritornasse a quegli anni. «Nato
nel 1033 vicino al Gran
San Bernardo, Anselmo
fin da piccolo ha abitato la
montagna, ed è qui che ha
chiarito per la prima volta
quello che sarebbe stato il
suo modo di pregare lungo
tutta la vita. Il tutto è
contenuto in un sogno fatto
in Valle d’Aosta che Anselmo
raccontò ad alcuni
amici da arcivescovo di
Canterbury. Ancora ragazzo
aveva creduto che Dio
vivesse sulle montagne coperte
di neve sopra la propria
casa, e di come durante
un sogno avesse iniziato
a scalarle, sorpassando
sul sentiero alcuni indolenti
servi del Signore
che quel bambino biasimava
per la loro pigrizia.
«Continuando a salire – si
legge nel testo della Ward
– incontrò il Signore, il
quale era accompagnato
da uno dei suoi servi, e fu
in grado di sedersi e parlare
con lui, cominciando a
parlare della sua identità
(“chi fosse, da dove venisse,
che cosa desiderasse”),
fino a che non fu pronto a
ricevere del “pane bianchissimo”
in pace e comunione».
Nulla di male nel ricordare che Anselmo è nato ad Aosta e qui ha passato una parte della sua giovinezza. Può essere anche ovvio che egli ricordasse con piacere quegli anni. Il problema è l'aggettivo "valdostano", che porta con sé, come giustamente teme Borluzzi, il rischio di indottrinamento ideologico. A quei tempi la "Valle d'Aosta" non esisteva neppure come concetto, non esisteva ancora il patois, ecc. La "valdostanità" è stata un'invenzione di molti secoli successiva.
Definire Anselmo santo "valdostano" è quindi una ridicola forzatura. D'altra parte, di nessun grande uomo del passato si ricorda la regione di appartenenza, se non altro perché le regioni in quanto entità politiche sono realtà molto recente. Si fa (forse) eccezione per quei luoghi che al tempo erano realtà politiche importanti e riconosciute. Cristoforo Colombo era un navigatore "genovese", ma, tanto per dire, dubito che a qualcuno venga in mente di definire Leonardo un artista e scienziato "toscano" (e in quel caso magari la forzatura sarebbe meno ridicola).
In conclusione: benissimo celebrare Anselmo, benissimo ricordare i suoi natali, benissimo analizzare il suo pensiero, ma evitiamo di strumentalizzarlo a fini ideologici locali.
Scusate, ma secondo me i vostri interventi che cercano di buttare tutto in politica/polemica mi sembrano abbastanza forzati e fuori luogo. Borluzzi, rilassati un momento ...
Informazione . Il concorso su Anselmo , dopo le eliminatorie , si è concluso con la prova scritta di 5 ore iniziata alle 14.30 di oggi lunedì . 4 i finalisti . Chi ha vinto , se ho capito giusto , sarà premiato domattina da un Presidente della Giunta che , per criticare una mia sacrosanta interrogazione fatta presentare da un amico europarlamentare ( parlando a Favre credente come me , aggiungo : europarlamentare che a 50 anni ha undici figli dalla stessa moglie e il primogenito è al terzo anno di seminario ) e non gradita al suo partito , integralista e quindi estraneo ai principi cattolici , ha detto inqualificabilmente che io nel periodo del ventennio sarei stato col regime ( commenterò domani di persona ) . Spero che costui non pensi di fare propaganda supponendo che il vincitore sia un malato di nazionalregionalismo rossonero-style : ha partecipato , come in tempi non sospetti ( il 5 aprile ) scrissi qui , solo per amore di tenzone e solo per un interesse che va riservato ad Anselmo come a ogni filosofo , non certo per soddisfare il filone propagandistico rossonero . Aggiungo : un Borluzzi friulano doc corregge i 151 errori della guida dei rifugi della Valle d'Aosta edita dalla Regione , un altro Borluzzi vince il certamen su Anselmo . Ergo : chi vive di nazionalregionalismo condito di etnie valdostane rifletta e magari cambi registro.
Continuano ad arrivare brevi messaggi anonimi indirizzati a Borluzzi. Per uno ho chiuso un occhio ma gli altri li ho rinviati al mittente. Chi li scrive è pregato di mettere nome e cognome. Tanto più che si tratta di punzecchiature di poco conto che al massimo peccano di scarso umorismo. Cose da Bar dello Sport che solitamenet non amo, ma se fossero almeno accompagnate da nome e cognome potrei tollerare...
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