6 dicembre 2007

Il marchio Valgrisa comunica l'immagine valdostana

«Il marchio “Valgrisa” sta facendo conoscere le realtà artigianali valdostane al di fuori dei
confini regionali e, credo, che abbia portato la stessa immagine della Valle d’Aosta sui media della moda di alta qualità
». Jean-Claude Passerin d’Entrèves così sintetizza il successo del prête à porter montagnard lanciato nel 2004 dalla piccola regione autonoma.
Una griffe nata per volontà, e un po’ per scommessa, tra Andrea Nicola, Alessandra Fulginiti – moglie di Andrea -, Luciano Barbera, nome notissimo della moda italiana e internazionale e Rita, sua consorte, i quali hanno preso ispirazione dall’esistenza di una realtà di tessitura a Valgrisenche, in Valle d’Aosta. Tutti i capi prodotti fanno riferimento alla Valle d’Aosta: o per l’uso di materie prime (come la rarissima lana Rosset) o di lavorazioni autoctone (come la tessitura a Valgrisenche e a Champorcher) o per la storia contenuta nel capo (come nel caso di Chasse Royale, che riprende l’uniforme dei Guardia Caccia di re Vittorio Emanuele II). «E’ questa la caratteristica di un progetto – sottolinea Passerin d’Entrèves - che in poco
tempo ha interessato numerosi proprietari dei più prestigiosi negozi d’abbigliamento in Italia
ed all’estero : il recupero di antiche lavorazioni associato alla storia di una Regione che ha saputo preservare l’autenticità delle proprie tradizion
i».
Il primo capo lanciato da Valgrisa è stato il capospalla chiamato Lodra’: il nome è quello del tipico tessuto realizzato a Valgrisenche dalla cooperativa Les Tisserands, che per semplificazione ha subìto l’elisione. Lo drap è infatti il nome del panno – ma anche del vestito – nella tradizione franco-provenzale. Le forme sono quelle della giacca che indossavano le guide di Courmayeur nel XIX secolo, rese attuali dalla maestria di Luciano Barbera. La rarità, quindi la numerazione di ciascuna giacca, deriva dalla scarsità del vello di queste rare pecore Rosset, iscritte nei registri della F.A.O. delle razze in via d’estinzione: solo 1.600 capi, che fanno di questa razza una delle meno diffuse al mondo. A questo primo capo è seguita la Queelta (coperta in drap e fustagno), quindi altri capi quali Chasse Royale e Arc-en-Ciel e poi altri accessori, quali borse, ombrelli, cinture. «Il 2007 – aggiunge Passerin d’Entrèves - sarà l’anno dei capi in canapa: non paga del filato contemporaneo, Valgrisa e la cooperativa Lou Dzeut di Champorcher hanno scoperto delle scorte di filato militare, che risalgono all’inizio del secolo scorso. Un filato realizzato a mano, quindi irregolare e sovente con qualche impurità ma carico di storia, quella di una fibra funzionale e solida, coltivata anche in Valle d’Aosta sino alla fine del XVIII secolo. Il connubio con i telai di concezione rinascimentale ha prodotto un tessuto unico, frutto del paziente lavoro delle socie della cooperativa. Una produzione limitatissima: in condizioni ottimali, infatti, sui telai piccoli si producono circa 80 cm. di tela all’ora, mentre su quelli più grandi la produttività scende a 50/60 cm. all’ora ».
In poco tempo, i capi e gli accessori si sono fatti conoscere anche grazie alla collaborazione di oltre 40 rivenditori, tra i più prestigiosi in Italia ed all’estero. Germania, Austria, Stati Uniti, Giappone, Francia e Svizzera: Paesi dove un’alternativa alla moda dell’Oriente alpino è stata accolta con attenzione particolare. Il 2007 sarà anche l’anno di nuove giacche in drap, di nuove borse ed ancora nuovi accessori. «Ovunque in Valle d’Aosta – conclude Passerin d’Entrèves - vi sia ispirazione e storia, ovunque vi sia cultura, lì Valgrisa interviene con gusto ed eleganza». (Pubblicato sul Corriere della Valle d'Aosta del 30 agosto 2007)

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