«
Il primo commento che mi viene spontaneo è che troppo spesso ci si dimentica che due alberghi di quaranta camere con un buon giro di affari danno occupazione quanto una piccola impresa di tipo industriale e di certo sono meno impattanti dal punto di vista ambientale».
Maurizio Grange, titolare con la moglie
Sevi Math ormai da oltre vent’anni della locanda la Clusaz di Gignod, sembra togliersi un piccolo peso dallo stomaco. Fare impresa nel
turismo - anche quando le guide di settore non perdono occasione per lodare il tuo lavoro (questo lui non lo dice ma è sufficiente consultarne una qualunque dal
Gambero Rosso, al
Golosario fino alla
Michelin) – in Valle d’Aosta è comunque difficile. Per Grange il sistema regionale non sostiene sufficientemente il turismo. «
Quando certe imprese sono in difficoltà basta un piccolo sospiro e si mobilitano tutti. Alla prima crisi si toccano i livelli occupazionali e subito, ovviamente, intervengono i sindacati, la notizia arriva ai giornali e ci sono le reazioni del mondo politico». Ma allora che cosa si può fare? «
Puntare sui piccoli numeri, sugli aspetti caratteristici. Il settore dei formaggi caprini, quello della produzione dei vini sono un buon esempio da seguire. Ora si sta sviluppando la carne valdostana. Bene. Facciamo magari anche qualcosa per i piccoli frutti. Penso poi anche al pane di segala. Ma dove oggi in Valle si coltiva la segala? Venti, massimo trent’anni fa, bastava guardare ad Allein ed era una vera poesia quando il vento carezzava i campi biondi. Come dicevo sono convinto che si debba lavorare sui piccoli numeri, su una occupazione collegata al territorio, che non tradisce, che non sta sotto un capannone che potrebbe trovarsi dovunque». Grange in qualche maniera sembra indicare come preoccupante la lenta sparizione di un mondo contadino che invece dovrebbe relazionarsi in maniera più stretta con quello del turismo, ma non solo, per entrambi i settori avverte il crescere della burocrazia e di una stretta fiscale sempre più soffocante, senza contare il problema delle spese di riscaldamento che incide in maniera rilevante sui costi fissi dell’azienda. Difficoltà che però non gli impediscono di continuare ad investire nella struttura. Nel 2008 completerà un percorso ad anello attrezzato di 600 metri per gli ospiti della locanda che oggi con le sue quattordici camere e il suo rinomato ristorante dà lavoro a otto persone oltre ai proprietari. «
Abbiamo anche una piccola fetta di clientela svizzera, inviatami anche dalla Fondazione Gianadda – precisa con un certo orgoglio Grange –.
Infatti sono molto contento della scelta del sindaco di Etroubles di realizzare nel Borgo quel museo a cielo aperto in collaborazione con la Fondazione. E’ un buon esempio di valorizzazione fatto senza dispendiosi impegni di capitali. Inoltre devo dire che anche quando c’è stata la chiusura del Bianco mi sono conquistato qualche cliente che, ogni tanto, ancora ritorna». Un successo costruito
sulla qualità dei prodotti «
Per noi della Clusaz, - commenta Grange -
produrre in proprio alcuni prodotti che poi verranno presentati ai nostri ospiti è motivo di orgoglio e soddisfazione, ma soprattutto è l’espressione più vera della tradizione della famiglia Grange, proprietaria della Locanda, che dal 1925 ha stabilito in questa località l’attività di ristorazione, ospitalità e produzione di salumi e formaggi». E sulla professionalità della cucina. «
Il Ristorante - conclude il titolare -
propone due menu fissi , con alcune variazioni di sapori e di proposte in sintonia con il mutare delle stagioni. Abbiamo scelto di presentare con questa formula le creazioni della cucina per dare l’opportunità ai nostri ospiti di gustare in una corretta e ragionata successione e relativo abbinamento di sapori, consistenza e profumi, una sequenza dei nostri piatti più famosi». (Pubblicato sul Corriere della Valle d'Aosta del 7 febbraio 2008)
0 commenti:
Posta un commento