11 aprile 2008

Termovalorizzatore in Valle d'Aosta: perchè no (2)


Propongo la seconda parte del documento del Comitato Zero Rifiuti sul termovalorizzatore. Domani tocchera ad un'intervista all'Assessore Albert Cerise.


Si può passare adesso a parlare delle problematiche della termovalorizzazione.
La prima questione che si pone è la scala dell’impianto: in Valle d’Aosta siamo 125.000 abitanti e
vogliamo fare un impianto da 85.000 tonnellate annue, nella provincia di Bolzano sono oltre 4 volte noi e hanno un impianto da 70.000 tonnellate annue, con raccolta differenziata oltre il 70% e una tassa aggiuntiva per il materiale che anziché essere recuperato viene avviato ad incenerimento.
Non si sognano di bruciare una discarica. Gli aspetti di ricaduta sulla popolazione dell’inceneritore sono piuttosto articolati: l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha recentemente prodotto un documento nel quale si ammette che in prossimità degli impianti di incenerimento vi sono aumenti di concentrazione di diossine, metalli pesanti e altre sostanze patogene e cancerogene. L’OMS non nega la nocività degli impianti, bensì afferma che è difficile attribuire agli stessi una relazione di causa diretta con gli aumenti di patologie della popolazione, a causa dei tempi di latenza, dei numeri ristretti, di concause disturbanti. Questo è ben diverso dal dire che gli impianti di incenerimento non hanno effetti negativi sulla salute umana, occorrono semplicemente maggiori e più approfondite indagini. Viceversa in 46 studi epidemiologici pubblicati fra il 1987 e il 2003, nei quali veniva principalmente puntata l’attenzione sul cancro, ma anche su effetti avversi sulla riproduzione e sul sistema respiratorio, vengono evidenziati con una certa riproducibilità rischi significativi per i tumori polmonari, i sarcomi dei tessuti molli, i linfomi non Hodgkin e le leucemie infantili. Gli studi sull’aumentato rischio di sarcomi dei tessuti molli e linfomi non Hodgkin corroborano un ruolo di causa diretta della diossina, mentre non ci sono per motivi di tempi di latenza studi epidemiologici relativi agli effetti a lungo termine sugli inceneritori di nuova generazione.
Riteniamo gravi le dichiarazioni del prof. Veronesi e invitiamo di andare a leggere sul sito
della fondazione Veronesi chi sono gli sponsors. Ascoltare anche un’altra opinione potrebbe
essere utile per farsi una propria idea, quindi chiediamo alla popolazione di partecipare alle
conferenze della prof. Gentilini, oncologa di riconosciuta fama, che sarà a Pont Saint Martin e
ad Aosta il 28 aprile. Il principio di precauzione vorrebbe che quando esiste il sospetto che un impianto possa immettere nell’ambiente sostanze nocive, non bisogna costruire l’impianto. Per gli inceneritori non v’è il sospetto, si sa che emettono diverse sostanze cancerogene, non ultime le PM 2.5 e le nanopolveri, per cui anche l’OMS ha dichiarato che occorrono approfondimenti a riguardo.
Apprendiamo con stupore che la rivista Panorama venga annoverata dai nostri
amministratori come rivista scientifica al pari di Science e Health environment e con altrettanto
rammarico abbiamo letto del parere positivo al termovalorizzatore del Consiglio Permanente degli Enti Locali. Sappiamo però che era presente solo la metà dei sindaci valdostani, e gli altri?
Il fatto che in diversi paesi si ricorra all’incenerimento non implica che si inceneriscano
anche le discariche, né che non esistano oggi sistemi di trattamento meno impattanti che in una
regione a valenza ambientale e turistica come la nostra dovrebbero essere presi in
considerazione. Il “così fan tutti” non è un motivo valido e contribuisce soltanto ad aumentare la
disaffezione dalla politica dei cittadini.
Diciamo due parole sui costi dell’operazione che la Giunta intende mettere in atto: nella
relazione Genon - Ziviani si legge che i costi di trattamento attuali per una tonnellata di rifiuti è di 73,61€. Tale cifra, dopo la realizzazione del piano regionale e in assenza di incentivi salirebbe a
176,61€. Oltre il doppio! Nell’analisi dei costi contenuti negli allegati della relazione di cui sopra
non compaiono i costi per il trasporto e lo smaltimento delle ceneri leggere, che dovrebbero essere smaltite in impianti dedicati perché pericolose, mentre si citano unicamente i costi per il trasporto delle scorie a Issogne, sapete dare ragione di questo fatto? Nella medesima analisi compaiono i contributi per l’incenerimento dovuti ai certificati verdi per la produzione di energia da fonti rinnovabili ed assimilate. Gli inceneritori godono di questo contributo perché i rifiuti vengono inseriti nella categoria “assimilabili”, per questo l’Unione Europea ha aperto procedure di infrazione nei confronti dell’Italia ed è probabile che tali incentivi spariscano, di sicuro mettere a bilancio un introito incerto per i prossimi 25 anni è un azzardo. Senza questi contributi l’impianto avrebbe una gestione in perdita, nonostante le vendita di calore e di una minima quota di energia elettrica. Se sommiamo a tutto ciò i costi per la costruzione e per la ristrutturazione dell’impianto, necessaria dopo 12 anni, si arriva ad un ammontare complessivo di circa 300 milioni di Euro: non sembra una soluzione proprio economica per smaltire il rifiuto annuo prodotto dalla nostra regione.
Questi ed altri punti critici si trovano nelle precisazioni della Giunta, noi siamo dei semplici
cittadini e non abbiamo la pretesa di essere i depositari della verità, né sappiamo l’esito di questo dibattito. Certo è che su un tema così importante che determinerà il nostro futuro ci siamo
documentati in modo approfondito e invitiamo la popolazione valdostana a fare altrettanto
informandosi in modo consapevole, nel sito web del nostro Comitato http://www.rifiutizerovda.altervista.org/ vi sono diversi documenti consultabili e comunque in internet l’informazione sul tema è ampia è accessibile a tutti. (...). Facciamo un breve riassunto e concludiamo. La Valle d’Aosta è una regione alpina, di dimensioni ridotte e delicata dal punto di vista ambientale. La produzione di rifiuti è minima, se si intraprendessero azioni di riduzione, di riuso e di aumento della raccolta differenziata, con reale recupero dei materiali, introducendo la raccolta della frazione organica laddove viene prodotta, l’avanzo di rifiuti indifferenziati sarebbe di 20/25.000 tonnellate annue, meno delle ceneri del termovalorizzatore che si intende costruire. Questa quantità è insufficiente a mantenere un impianto di incenerimento. Svuotare la discarica per asservirla al termovalorizzatore è un evento mai realizzato, la normale gestione post chiusura garantirebbe da sola l’abbattimento degli odori e l’inertizzazione del rifiuto. Non si può parlare di bonifica di discarica perché non vi è un sito contaminato, fatta eccezione per le vecchie discariche non impermeabilizzate. Il rifiuto indifferenziato residuo potrebbe essere trattato con sistemi a freddo, sul modello di altre realtà italiane ed estere già consolidate. Questi sistemi garantiscono il recupero di alcuni materiali come vetro e metalli e lo scarto in uscita può essere depositato in discarica senza i problemi delle ceneri. Il Comitato Rifiuti Zero Valle d’Aosta intende organizzare una visita ad un impianto esistente, gli amministratori sono invitati. Ci sembra che non si possa paragonare la Valle d’Aosta alla Germania, non è detto che le scelte altrui siano ottimali e per una volta si potrebbe optare per qualche scelta all’avanguardia, vista la particolarità della nostra regione. La scelta del termovalorizzatore nella nostra terra è ricca di incognite e di aspetti critici.

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