Vi propongo per il consueto spazio settimanale «Spunti di riflessione» l'editoriale che ho pubblicato sul Corriere della Valle di questa settimana in merito alla prossima tornata elettorale.
Essere cristiani significa stare «con i piedi sulla terra, calpestando il suolo dell’indifferenza religiosa, dello sradicamento culturale, del sudore e dello sforzo quotidiano di ogni famiglia, il suolo di ogni foro in cui è in gioco la dignità umana, degli areopaghi del dibattito, del dialogo, della ricerca di una migliore convivenza affinché la promozione e il rispetto dei diritti umani siano una chiara realtà». Lo ha ricordato il card. Raffaele Renato Martino, presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, nella messa celebrata nella terza giornata del 23° Congresso nazionale delle Associazioni cristiane dei lavoratori italiani, svoltosi a Roma dal 1° al 4 maggio, durante il quale Andrea Olivero è stato riconfermato alla guida dell’associazione. Alle Acli il Card. Martino ha rivolto il pressante invito a essere nel mondo «seminatori di speranza, toccando l’umanità e il mondo nelle sue miserie e nelle sue prove». E’ la logica del servizio, della vicinanza, del voler bene o, meglio del volere quel bene che riesce ad essere comune, di tutti. E’ la pietra angolare di chi vuole fare politica. Di chi vuole fare politica servendo davvero sia la città dell’uomo che quella di Dio. Si tratta di una sintesi che non deve apparire utopica anche in tempi in cui, non bisogna nasconderselo, il dialogo con il mondo laico appare difficile. «Le istituzioni hanno bisogno di cittadini che lavorino» per «una società più giusta e solidale», con una «particolare attenzione alla formazione» dei giovani «affinché la persona umana, con la sua dignità ed i suoi diritti rrinunciabili, sia al centro dell’impegno comune». Sono parole che potrebbero essere tratte da un documento dei Vescovi italiani ma, in realtà, sono state indirizzate ai 1400 delegati dell’Azione Cattolica, riuniti a Roma per approvare il documento programmatico per il triennio 2008-11 ed eleggere i nuovi responsabili nazionali, dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Questa affermazione dimostra che può esserci un sostrato comune su cui costruire insieme. Tutti constatiamo un’emergenza valoriale che nasce da un individualismo (che spesso attraversa tutto l’arco istituzionale) che non può più essere rinviata. E questo vale anche per la nostra Regione. Siamo tutti chiamati a fare di più. A dare l’esempio anche nei nostri comportamenti più banali. Tutte le forze politiche regionali, in particolare, per favorire il consenso sono chiamate a far leva sui loro progetti di futuro (leggasi programmi) piuttosto che sull’annientamento verbale dell’avversario, come purtroppo sta invece accadendo in troppi comizi in questi giorni. In particolare i credenti devono evitare questo atteggiamento se vogliono farsi davvero espressione di novità evangelica. Qualunque sia la maggioranza e qualunque sia l’opposizione non deve mai venire meno il rispetto per la dignità della persona. Se tutti sapremo essere persone migliori (eletti ed elettori) anche la qualità del fare politica ne trarrà sicuro giovamento. (Pubblicato sul Corriere della Valle dell'8 maggio 2008)
Il crinale fra protesta e democrazia
9 mesi fa
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