Riccardo Monzeglio è il nuovo segretario della Cisl. Lo abbiamo intervistato allo scopo di meglio conoscere il suo pensiero sull’attuale scenario del’occupazione valdostana.
Anche la Valle non è esente dall’attuale scenario di criticità nazionale. Quale è la vostra opinione? Soprattutto ora che ci avviciniamo ad una importante tappa come le elezioni regionali…
Per noi è importante inquadrare le problematiche più significative del mondo del lavoro. E’ chiaro che guardiamo con interesse ai futuri scenari politici regionali. Non siamo schierati, ma neppure apolitici. E’ importante gestire laicamente gli effetti delle scelte fatte dalla politica e esprimere le proprie considerazioni in merito.
Che cosa ha detto al Congresso che l’ha eletto?
Prima di tutto che per l’assetto socio-economico della Valle l’industria è fondamentale. Pur con tutti i distinguo del caso. E’ chiaro, ad esempio, che non siamo una realtà metropolitana, e il modello di industria valdostano è di piccole dimensioni. Nello stesso tempo constatiamo una proliferazione di aperture e chiusure. Le imprese non si fidelizzano pur essendo, a nostro avviso,
molti gli atout messi a disposizione dell’industria in Valle. La Cogne attualmente è l’industria che tiene meglio. E’ un aspetto da tenere in attenta considerazione. Inoltre non dobbiamo imenticarci che in molte industrie la Regione è presente con significative quote di capitale. Una politica di questo tipo ha senso? Abbiamo alcuni dubbi. Ci sembra che talvolta un simile scenario abbia finalità più politiche che economiche, per mantenere attivo un certo bosco o sottobosco politico.
Quali vertenze sono attualmente aperte?
Ne ricordo una su tutte. Deve essere ancora siglato un contratto di secondo livello nel turismo. E per una Regione come la Valle d’Aosta che basa la sua economia anche sul turismo non è un elemento da sottovalutare. Un settore che a nostro avviso è caratterizzato da uno scambio di risorse iniquo.
Non capisco. Che cosa intende?
L’amministrazione regionale interviene spessissimo in questo settore per ripianare le perdite e lo fa mettendo mano a risorse del bilancio regionale che sono di tutti, in quanto in massima parte il bilancio è composto dall’irpef dei residenti in Valle d’Aosta.
E quindi che cosa dovrebbe fare la Regione?
Noi chiediamo attenzione per tutti. Ad esempio da tempo a livello nazionale abbiamo aperto una vertenza nel settore del commercio in merito ai prezzi che sono cresciuti in maniera non proporzionale al potere d’acquisto e questo fa sì che le categorie maggiormente penalizzate siano i pensionati e i redditi fissi. Anche egli enti locali devono impegnarsi per capire che cosa è possibile fare per riequilibrare prezzi e tariffe.
Un esempio?
L’iniziativa della Regione in merito alle tariffe dell’energia elettrica va nella giusta direzione.
Ma voi non vedete di buon occhio la presenza della Regione nell’economia…
Il criterio discriminante è che la presenza della Regione in una società abbia ricadute immediate sulla popolazione. E’ sufficiente pensare alla situazione che si è creata con la società del Monte Bianco. La querelle sul numero di passaggi è incredibile. C’è qualcosa che non funziona.
Ma in generale non vi sembra che la ridistribuzione delle risorse sia garantita? Penso, ad esempio, al sistema di welfare…
Non è sempre così. Ad esempio trovo dannoso per il tessuto sociale valdostano l’applicazione dell’indicatore socio-economico regionale attraverso il quale vengono richiesti ai cittadini bisognosi di servizi un ticket per i servizi socio-assistenziali. Un risparmio di spesa per ’amministrazione e per la collettività che spesso non viene contabilizzato e recuperato per altrettante iniziative socio-sanitarie ma finisce nel bilancio regionale per spese anche di ordine
corrente. Come sindacato chiediamo che questi soldi rimangano nelle voci riguardanti il sociale in modo tale che vadano a favore delle classi più deboli. E’ chiaro che questo non intacca minimamente il nostro giudizio in merito al welfare offerto dall’Amministrazione regionale che è sicuramente di qualità. Ma non bisogna dimenticarci che l’invecchiamento della popolazione porterà queste spese inevitabilmente a crescere.
Sul pubblico impiego?
Constatiamo come sindacato che, anche se si tratta di un settore in cui come Regione abbiamo competenza primaria, raramente riusciamo ad anticipare la contrattazione nazionale. Sono convinto che noi dovremmo realizzare per primi i miglioramenti normativi del settore. Lo stesso ragionamento vale per il mondo della scuola. Spesso a fatica riusciamo ad adattare le varie riforme al nostro modello scolastico bilingue, applicato nelle scuole medie ed elementari, che, peraltro, ci tengo a sottolinearlo, riteniamo estremamente valido. Non dimentichiamoci che in questi anni siamo riusciti a far crescere gli organici, in controtendenza con il trend nazionale: 16 elementi in più nella scuola primaria e 12 in quella media. (Pubblicato sul Corriere della Valle d'Aosta del 1° maggio)
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