Prosegue la pubblicazione, iniziata ieri, di alcuni stralci dell'intervento del Presidente di Confindustria Valle d'Aosta Giuseppe Bordon.
Economia
Bisogna avere una definizione chiara del modello di sviluppo che vogliamo nel prossimo futuro, solo così si potranno fare delle scelte strategiche. I tavoli di concertazione, così come sono strutturati, chiamati solo per raccogliere un consenso formale non hanno più ragione d’essere. Siamo disposti a sederci a tavoli tecnici, con poche persone competenti, con obiettivi e tempi predeterminati. Il Patto per lo Sviluppo, in questi otto anni di vita, è riuscito a produrre un solo documento concreto, grazie soprattutto all’impegno delle parti sociali che, messa da parte la conflittualità, hanno lavorato insieme per definire un testo condiviso sulle misure di aiuto a favore di lavoratori che si trovano temporaneamente inoccupati.
Industria
Il piano strategico elaborato su incarico del Governo regionale dalla società di consulenza Ambrosetti è molto ambizioso, strutturato nei dettagli, e propone un percorso fortemente innovativo. Dovremo fare grandi cambiamenti nel nostro sistema produttivo per essere sicuri che le imprese oggi presenti sul territorio saranno in grado di fare quel salto di qualità. E dovremo trovare nuove misure per aiutare le imprese a crescere, a fare rete, a innovare. I costi per la ricerca e l’innovazione, generalmente, non sono sostenibili dalle piccole imprese che non hanno una struttura adeguata.
Energia e ambiente
La Regione ha investito molto in questo campo. Le nostre imprese hanno degli sconti sull'energia elettrica maggiori di quelli che si possono trovare altrove. Dobbiamo pensare però al futuro e sostenere le attività di ricerca e sviluppo nel campo delle fonti rinnovabili, verificando anche la possibilità di una compartecipazione e di un coinvolgimento del settore industriale valdostano alle scelte della CVA.
Turismo
La geografia turistica è profondamente cambiata, complice la rivoluzione delle tecnologie e dei mezzi di trasporto, le pressioni competitive sono crescenti, tenuto conto che ogni destinazione del mondo è potenzialmente raggiungibile in poche ore. Il turismo ha tutte le carte in regola per risultare un settore con straordinari contributi economici a beneficio della Valle d’Aosta. C’è bisogno di una maggiore professionalizzazione del settore ed un approccio più industriale se si vogliono realmente costruire le condizioni per competere con successo, a partire da un insieme coordinato delle azioni promozionali, dalla creazione di una filiera integrata agro-industriale-turistica che coinvolga tutti i soggetti interessati. Il tutto nel rispetto delle identità ed autonomie di ciascun attore, e nella consapevolezza che soltanto una forte azione comune potrà portare all'eccellenza delle proposte e dei risultati.
Scuola – Istruzione - Formazione
Tra gli elementi più frequentemente ricordati dalle imprese e forse più allarmanti per il nostro Paese, vi è la difficoltà di reperire capitale umano sia a qualifica molto elevata, sia specializzato (v'è carenza di figure intermedie, a formazione secondaria di natura tecnica). Gli Istituti professionali e tecnici vanno ripensati e riqualificati, in modo da avvicinare di più i giovani al mondo del lavoro. Molte imprese hanno difficoltà a svilupparsi perché non riescono a trovare figure chiave dei processi produttivi. Non è il caso di creare allarmismi ma è necessario affrontare con serietà il problema. I figli portati faticosamente alla laurea hanno difficoltà a trovare un lavoro adeguato perché il mercato richiede figure tecniche o più mirate e non laureati in scienze politiche, psicologia o in comunicazione, per citarne alcuni. Mancano manutentori, elettricisti, amministrativi, ragionieri, sviluppatori di software. Ci vuole maggiore informazione sul lavoro e sulle imprese, bisogna anticipare l'andamento del mercato del lavoro, bisogna aumentare i servizi per i lavoratori che cercano una collocazione. Per rendersi conto della situazione, basta leggere i dati: gli iscritti al quinto anno scolastico 2007-2008 degli istituti tecnici e professionali in Valle erano 68, pari al 9,8% del totale. Molti di loro continueranno gli studi, altri sceglieranno dei percorsi lavorativi non coerenti con il titolo di studio. E’ di questi giorni la notizia che presso l’Istituto Professionale di Verrès sarà chiuso il corso per Meccanici a causa della scarsità di iscrizioni. Dichiariamo fin d’ora la nostra disponibilità a partecipare a qualsivoglia iniziativa, proposta dai competenti organi scolastici, per evitare tale chiusura e dare nuovo slancio a un corso di studi essenziale per il nostro settore. In mancanza di una sufficiente offerta di lavoro specializzato, le imprese si “rubano” i lavoratori tra di esse e in questa “caccia” sono privilegiate le aziende a più alta redditività o le società partecipate dal pubblico perché “offrono”, a parere dei dipendenti, maggiori garanzie di un posto fisso. In questo modo le imprese aumentano i costi produttivi e rischiano di non essere più competitive.
Da una recente analisi sul sistema della formazione professionale in Valle d’Aosta risulta che il sistema valdostano degli organismi accreditati è articolato e frastagliato. A fine 2006 se ne contavano 29 di cui 16 sono enti di formazione, 9 sono scuole, 1 università e 3 organismi misti. Solo 3 enti hanno gestito il 65% delle risorse messe a disposizione attraverso bandi, la maggioranza non raggiungono l'1% e uno di essi gestisce da solo il 39,1% del totale della spesa ammessa agli accreditati. In generale gli enti di formazione lamentano difficoltà di crescita e investimento, una fragile interlocuzione istituzionale, troppa burocrazia. L'impressione è che talvolta le risorse siano servite più agli enti formatori che alle imprese e alle persone da formare.
Semplificazione – burocrazia - liberalizzazioni
E' indispensabile eliminare le sacche di inefficienza: non possiamo più permetterci un settore pubblico dove la cultura del servizio ai cittadini e alle imprese è troppo poco diffusa, e prevale invece la ricerca del posto fisso e della rendita. Ci sono delle cause che frenano lo sviluppo legate al cattivo funzionamento della macchina pubblica, dove merito e concorrenza sono valori che continuano ad essere troppo spesso sconosciuti per la Pubblica Amministrazione che stenta ad individuare strumenti che premino effettivamente l’impegno dei singoli dipendenti. La burocrazia è un ostacolo micidiale alla crescita, limita le potenzialità di sviluppo delle aziende, è il principale motivo di non attrazione di investimenti esteri in Italia. Velocizzare la macchina amministrativa è diventata una priorità assoluta. L'imperativo è accelerare le procedure burocratiche con riduzione dei tempi e costi per le imprese. La burocrazia inefficiente è gravissima per le piccole aziende perché sottrae all'attività di impresa la risorsa più importante: il tempo dell'imprenditore. Abbiamo più volte denunciato la lentezza burocratica. Perché scrivere solo il termine massimo entro il quale deve essere emanato un provvedimento, non potremmo indicare anche un termine minimo? E valutare la produttività degli uffici sul numero delle pratiche concluse nel tempo minimo? Troppo spesso vengono emanate leggi e regolamenti che poco dopo la loro approvazione sono soggetti a variegate interpretazioni e modifiche. Dal 2003, anno di emanazione della legge regionale n. 6, che ha accorpato in un unico testo tutti gli aiuti al settore industriale, abbiamo assistito all'emanazione di ben diciotto modifiche delibere che sono intervenute più volte sui criteri di attuazione. Sorte non molto diversa hanno avuto in questi anni i criteri di attuazione della L.R. 84/1993 sulla ricerca e lo sviluppo.Mi spiegate come possono fare le imprese a stare dietro a tutte queste modifiche? Abbiamo chiesto di ridurre a sei mesi il periodo di tempo intercorrente tra una domanda di finanziamento e l'altra, che oggi è di un anno, perché le imprese, soprattutto le più piccole, hanno difficoltà a programmare con largo anticipo gli investimenti. Abbiamo chiesto di ridurre i tempi per ottenere un finanziamento che oggi arrivano a 180 giorni. Abbiamo chiesto di ridurre la documentazione per gli investimenti fino a 50.000 euro. Fino ad ora, purtroppo, non siamo stati ascoltati.
La burocrazia e l’inefficienza non si combattono con le rivoluzioni, è sufficiente applicare, seriamente, le regole che già ci sono.
Il crinale fra protesta e democrazia
9 mesi fa
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