3 luglio 2008

Oggi l'Assemblea di Confindustria Valle d'Aosta - Per il presidente Giuseppe Bordon la Vallée perde appeal

«Nel 2007 la domanda rivolta alle imprese industriali valdostane, pur restando su livelli positivi, ha mostrato segnali di decelerazione nell’ultima parte dell’anno; nel 2006 il valore aggiunto dell’industria in senso stretto, che rappresentava il 14,7 per cento del totale, era cresciuto dell’1,8 per cento». L’economia valdostana, in particolare il settore industriale in senso stretto con i suoi 394 milioni di valore aggiunto, pur continuando la sua crescita, sta rallentando. A dirlo è l’ultimo rapporto sull’Economia valdostana nel 2007 redatto dalla filiale di Aosta della Banca d’Italia, diretta da Giuseppe Manitta. Un’analisi che non coglie di sorpresa il Presidente di Confindustria Valle d’Aosta Giuseppe Bordon, che oggi, giovedì 3 luglio, alle 10,30, alla Pépinière d'Entreprise Espace Aosta,guiderà i lavori, prima in seduta privata e poi pubblica, dell’annuale Assemblea ordinaria dell'associazione diretta da Edda Crosa, proponendo a soci e autorità regionale la sua analisi dell’andamento del settore. «E’ da alcuni anni – spiega Bordon - che la nostra economia dà segnali di cedimento. Le cause sono in parte esogene come il rafforzamento del cambio euro/dollaro sopra 1,55 o il prezzo del petrolio vicino ai 140, senza dimenticare la chiusura del Traforo del Monte Bianco; e in parte endogene in virtù di un tessuto imprenditoriale caratterizzato da aziende troppo piccole che fanno fatica a reggere la concorrenza, obbligate ad avere sempre più una organizzazione imprenditoriale, a fare rete, altrimenti il rischio è la chiusura nel breve termine e questo riguarda tutti i settori: agricoltura, artigianato, alberghi, commercio, industria». Del resto la stessa relazione cita ampiamente le indagini trimestrali di Confindustria dimostrazione di quanto l’associazione abbia il polso della situazione. «Nella media del 2007 in base alle indagini trimestrali – si legge - gli indicatori qualitativi relativi agli ordini sono rimasti su livelli elevati anche se inferiori a quelli dell’anno precedente, risentendo del brusco calo nell’ultimo trimestre; è calata anche l’incidenza degli ordinativi con scadenza superiore ai tre mesi». Si sono invece mantenute positive nella media del 2007 le valutazioni sull’andamento della produzione e del grado di utilizzazione degli impianti, pur facendo registrare anch’essi un indebolimento, molto marcato per la produzione, nell’ultima parte dell’anno. Purtroppo nei primi mesi del 2008, sempre in base ai dati dell’associazione, il rallentamento degli ordini e della produzione è proseguito. Un andamento analogo è stato segnalato anche dalle imprese del campione della Banca d’Italia. In base all’indagine condotta dalla Banca d’Italia, la spesa per investimenti è cresciuta nel2007 a un ritmo elevato. Vi hanno contribuito principalmente le maggiori aziende operanti nella metallurgia e nell’energia elettrica. Gli altri comparti hanno in parte risentito dell’incertezza del quadro congiunturale: in base alle rilevazioni della Confindustria è invece diminuita la quota di imprese che ha dichiarato l’intenzione di effettuare investimenti, soprattutto per la parte destinata all’ampliamento della capacità produttiva. Gli industriali valdostani evidenziano una forte perdita di appeal da parte della piccola regione autonoma. «La Valle d’Aosta – precisa Bordon - sta perdendo attrattività in materia di nuovi insediamenti. In questi anni qualcosa non ha funzionato. Gli incentivi non sono più sufficienti, come in passato, per attrarre nuove aziende industriali. Gli incubatori di impresa non hanno saputo dare avvio ad iniziative imprenditoriali che siano cresciute ed abbiano trasferito all’esterno la loro attività creando occupazione e valore aggiunto di un certo rilievo». «Decidere se locarsi in Valle piuttosto che altrove – prosegue Bordon - presuppone una valutazione preventiva della caratteristiche del territorio: presenza di infrastrutture fisiche, strumentazione d’avanguardia e di strutture a servizio del trasferimento tecnologico, alta formazione, presenza di personale specializzato, ricercatori, sinergie con altre imprese in loco, centri di ricerca e Università, incentivi finanziari mirati, oltre ad una valutazione della Regione, proprietaria delle aree industriali, che deve stimare, tra l’altro, le possibili ricadute economiche e industriali delle attività possibilmente gravitanti nell’ambito dell’innovazione». Bordon tuttavia non fa richieste al mondo politico, il che potrebbe essere anche naturale essendosi proprio ieri mattina aperto un nuovo corso a livello amministrativo. «Non esistono ricette. – conclude Bordon - Esiste soltanto la volontà come imprenditori di voler andare avanti, nonostante le difficoltà quotidiane, guardando al medio termine, pensando che dobbiamo crescere, fare rete, cambiare la nostra organizzazione interna, i nostri prodotti, il nostro modo di fare impresa, essere meno chiusi e non pensare che il solito “contributo a pioggia regionale”, peraltro destinato a diminuire nel futuro per lasciare il posto a incentivi mirati per progetti specialistici, possa sopperire alle nostre inefficienze o ai maggiori costi dovuti al fatto che fare industria in montagna non è esattamente la stessa cosa che aprire una attività nella pianura padana». (Pubblicato sul Sole 24 Ore Nord Ovest del 2 luglio 2008).

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