Ritorna l’appuntamento con la «Lettera da Londra» di Gilles Quey. Il broker valdostano che ci racconta che cosa è successo nella City e che un po’ ci fa paura ancora oggi. Qui trovate le altre puntate.
Il Credit Crunch
Ci eravamo lasciati con una panoramica di quanto successo ed è ora di iniziare ad analizzare le singole componenti che hanno reso questa situazione una crisi difficilmente riscontrabile nella storia del sistema finanziario. Si è parlato tanto di «credit crunch» o meglio dell'impossibilità da parte delle imprese e delle banche stesse di ottenere delle fonti di finanziamento. Per spiegare come si possa essere verificata tale situazione occorre prima capire cosa sia la massa monetaria e quindi la disponibilità di credito all'interno di un sistema e cercherò di farlo nella maniera più semplice possibile. Immaginiamo di essere una banca il cui lavoro primario è quello di raccogliere soldi (depositi) e di prestare soldi (finanziamenti) guadagnando sulla differenza tra il tasso di interesse retrocesso ai depositari ed il tasso applicato invece ai soggetti finanziati. A questo punto una persona si reca allo sportello e deposita 100, la banca nel contempo presta 50 dei 100 depositati come finanziamento erogato e funge come si dice tecnicamente da «moltiplicatore della moneta», poiché la persona ha un deposito di 100 e il finanziato ha 50 come disponibilità. Il sistema monetario ha dunque una massa di 150 a fronte di una somma liquida depositata di 100. Tale meccanismo è reso possibile dal fatto che, se consideriamo un numero molto elevato di depositanti, la banca sarà capace di fare fronte alla restituzione dei 100 qualora il depositante lo richiedesse utilizzando i soldi di altri depositanti o prendendo a prestito il denaro da altre banche. E' però altrettanto vero che, se tutti i depositanti si presentassero allo sportello per estinguere i propri depositi, la banca
non potrebbe farvi fronte. A questo punto mi preme tranquillizzare il lettore poiché esistono sistemi di sorveglianza che obbligano le banche ad avere in qualsiasi momento una disponibilità sufficiente a coprire una buona parte dei depositi (patrimonio di vigilanza), e gran parte dell'attivo della banca deve essere facilmente liquidabile qualora la cosa si rendesse necessaria (si parla per chi è più esperto di “core tier one” ecc....).
Ma come è stato allora possibile?
Ora cerchiamo di capire come si sia prosciugata questa massa monetaria e come sia dunque venuta meno la funzione primaria delle banche ossia: “finanziare”. Siamo di nuovo nella nostra banca preferita e monocliente in cui abbiamo depositato 100. La banca ha impiegato 50 di quanto ricevuto finanziando un mutuo, mentre i restanti 50 sono stati impiegati su attivi ad elevata liquidabilità (ie obbligazioni/ azioni ecc....) per 25, e per 25 sono in forma liquida. Ora il
soggetto cui è stato erogato il mutuo non è in grado di ripagare le quote capitale ed interessi ed, inoltre, il valore dell'attivo ipotecato è sceso. Conseguentemente ipotizziamo che i 50 possano essere ceduti a valori di mercato a 25. Nel contempo le azioni in cui aveva investito i 25 del cliente hanno perso valore per 10. La banca si trova così in una situazione di difficoltà poiché la parte liquida del patrimonio del cliente è scesa a 40 e sotto i parametri di sicurezza, e nel contempo registra una perdita (svalutazione) di 25 sulla parte investita.
Il Caso della Northern Rock
A questo punto la banca non può prestare ulteriore denaro ed anzi, al fine di ripristinare i livelli di sicurezza, deve procedere ad una ricapitalizzazione. Il caso più emblematico registratosi in questo periodo di buio è quello della «Northern Rock», fortemente esposta sul settore immobiliare, ed i cui correntisti preoccupati sono accorsi in massa per estinguere il proprio conto trovandosi così nella situazione descritta sopra. Al fine di evitare il collasso della banca, e di conseguenza del sistema finanziario, (poiché ci sarebbe stato un effetto domino e saremmo tutti corsi ad estinguere i nostri conti) la banca è stata salvata/nazionalizzata dallo stato inglese che ha fatto fronte con le sue risorse alla situazione. E' chiaro che in uno scenario come questo la banca non è più in grado di svolgere la sua funzione principale ossia l'erogazione di credito a privati ed imprese e si innesta un circolo vizioso di sfiducia nei confronti della stessa, e più in generale del sistema, che inceppa il meccanismo del credito. Le banche non si prestano più soldi tra di esse e viene così a mancare la liquidità. Per usare un esempio pratico la liquidità è paragonabile all'acqua nei tubi e in questo momento ci sono solo gocce.
Masse ingenti di liquidità
Per fare fronte a tale situazione le banche centrali mettono a disposizione del sistema finanziario masse ingenti di liquidità sotto forma di prestiti cui le banche possono attingere a tassi prefissati e grazie ai quali continuare la propria operatività nel breve periodo. A fianco di tali misure sono state effettuate numerose operazioni di salvataggio di istituti bancari tramite ricapitalizzazioni da parte dei governi dei singoli paesi, al fine di evitare il collasso del sistema finanziario, ma ad oggi lo stesso non si è ancora stabilizzato e non ha ancora ricominciato ad operare normalmente. Se l'acqua è la liquidità, e gli istituti finanziari i tubi, possiamo dire che non tutte le falle sono state tappate e l'acqua si perde ancora per strada senza arrivare in misura cospicua all'utente finale ossia l'impresa e più in genere all'economia reale. Nessuno ad oggi è ancora in grado di dire quando il sistema finanziario tornerà alla sua normalità ed alle sue funzioni, vitali per il sistema economico, in compenso tutti sanno che quella che era iniziata come crisi del sistema finanziario si è trasferita sull'economia reale creando quelle condizioni di circolo vizioso che tutti avremmo preferito evitare. (Pubblicato sul Corriere della Valle del 12 marzo 2009)
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