Oltre 156 milioni di euro di cui 127 di fondi regionali. E’ questa la dotazione economica del programma triennale (2010-2012) dell’Industria e dell’Artigianato. Un documento suddiviso in sei assi, condiviso da Confindustria Valle d’Aosta e dalle associazioni artigiane presenti sul territorio regionale (Associazione artigiani, Cna e Confartigianato), dove le voci che la fanno da padrone sono l’Asse 1 «Sostegno nascita e crescita imprese» con 42 milioni e il 5 «Fonti di energie rinnovabili e risparmio energetico» con 81,2 milioni. Più staccato l’asse 3 su «Ricerca industriale e trasferimento tecnologico» con 26 milioni. Non arrivano a sette milioni tutti messi insieme l’asse 2 «Internazionalizzazione e attrazione investimenti», il 4 «Informazione e ottimizzazione dei processi amministrativi» e il 6 «Artigianato tipico e tradizione», fanalino di coda con poco più di 600 mila euro.
Un programma capillare (presentato martedì pomeriggio al Patto per lo Sviluppo e che al più presto sarà sottoposto all'attenzione del Consiglio regionale) che mette sotto un unico cappello l’ottimizzazione dei processi amministrativi a favore delle imprese e le infrastrutture per le attività produttive di cui Monica Pirovano, presidente di Confindustria Valle d’Aosta, dà un giudizio positivo. «Lo strumento – spiega - ci appare ben costruito anche perché permette di vedere con chiarezza tutte le risorse messe a disposizione del settore e le azioni che si vogliono intraprendere. Abbiamo apprezzato anche il fatto che lo stesso assessore ha presentato in Confindustria il documento, segno di un clima sicuramente più collaborativo rispetto al passato. Ora la sfida consiste nel portare avanti e aggiornare il piano, tenendo informate le associazioni di categoria in presenza di eventuali modifiche strategiche».
Giudizio condiviso anche da Marino Vicentini, presidente dell’Associazione artigiani della Valle d’Aosta. Sulla stessa lunghezza d’onda pure Cesare Grappein, direttore di Cna, per il quale «mai come in questo periodo – osserva il direttore - possiamo dire che c’è un ascolto attivo da parte dell’Amministrazione regionale, un confronto davvero costruttivo su tutti i dossier economici».
L’assessore alle Attività Produttive Ennio Pastoret in particolare ritiene siano quattro i principali atout del piano. «Il programma – osserva - è stato confezionato, a differenza che in passato, dalle strutture dell’Assessorato, in collaborazione, per la parte di analisi di contesto, con la Chambre. Esso inoltre contiene una descrizione di tutte le attività previste nel prossimo triennio nell’ambito dell’Assessorato delle Attività produttive». Per Pastoret si tratta di uno strumento che, pur se corposo, risulta di semplice consultazione ed è soprattutto verificabile e flessibile. Ogni anno infatti la Giunta regionale relazionerà al Consiglio sullo stato di avanzamento del piano e avrà la possibilità di proporre eventuali integrazioni e modifiche. Inoltre si dimostra sinergico e complementare ad altri strumenti di programmazione regionali, quali, ad esempio: il Piano strategico di posizionamento e sviluppo del territorio, il Documento Unitario di Programmazione 2007-2013 (DUP), il piano triennale di politiche del lavoro e il Piano Energetico Ambientale Regionale (PEAR). Tre gli elementi cardine lungo i quali si sviluppa: la vocazione territoriale prospettica; gli ambiti di specializzazione industriale e il modello di trasferimento tecnologico. «La formulazione della vocazione – spiega Pastoret - deriva sia dalla positiva reputazione di cui la Valle d’Aosta gode come territorio caratterizzato da uno straordinario patrimonio ambientale sia dalla constatazione che questi elementi individuano un contesto favorevole per produrre, sperimentare e diffondere un largo spettro di innovazioni nel settore della sicurezza, salvaguardia, valorizzazione e accessibilità territoriale. Il tema dell’innovazione si vuole saldare così con quello dell’identità del territorio, senza soluzione di continuità». Quattro le piattaforme tecnologiche individuate dal documento, che riprendono quelle già indicate dallo studio Ambrosetti: tecnologie per il monitoraggio e la sicurezza del territorio, energie rinnovabili e risparmio energetico, tecnologie per la salvaguardia ambientale e il ripristino di ecosistemi, e, infine, Elettronica – Microelettronica – Microrobotica – Meccatronica. (Pubblicato sul Sole 24 Ore Nord Ovest del 17 febbraio 2010)
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