14 febbraio 2011

Expo di Milano: un'Opportunità anche per la Valle d'Aosta


Dopo averla proposta sul Corriere della Valle metto anche on line l'intervista fatta alla Presidente di Confindustria Valle d'Aosta Monica Pirovano (nella foto) sull'Expo di Milano.

Presidente Pirovano che cos’è l’Expo di Milano?
E’ un’esposizione universale di natura non commerciale, quindi non è una fiera. E prevede la partecipazione di molte nazioni. Il primo Expo è stato nel 1851 a Londra, un altro famoso è quello di Parigi che ha lasciato la Tour Eiffel. Il prossimo sarà nel 2015 e Milano ha vinto la candidatura e si svolgerà da maggio ad ottobre. L’edizione precedente si è svolta nel 2010 a Shangai in Cina.

Se ho capito bene si tratta di una grande opportunità per l’Italia, una grande vetrina…
Esatto. Sottolineerei soprattutto il tema del 2015 che è “Nutrire il pianeta. Energia per la vita”. E’ un’opportunità per l’Italia in quanto sono previsti 21 milioni di visitatori nell’arco dei sei mesi. Sarà un’opportunità perché si creeranno 70mila posti di lavoro e verranno fatti investimenti diretti e indiretti per oltre 20 miliardi di euro. Un’opportunità dunque di sviluppo e di crescita.

Come può inserirsi la Valle d’Aosta in questo scenario?
La Valle d’Aosta è vicinissima a Milano, meno di 200 chilometri. Chiaramente ci sono 21 milioni di visitatori che potrebbero anche passare in Valle sia per motivi turistici, che di passaggio fisico o per interesse industriale-economico per la nostra regione. Di conseguenza l’obiettivo è quello di cercare di attrarre in Valle una minima parte di quei visitatori, italiani o stranieri.

Che cosa bisogna fare per approfittare di questa opportunità?
Bisogna partire subito. Il 2015 sembra lontano ma in realtà il tempo vola molto velocemente. Occorre avere subito delle idee concrete perché ci saranno delle possibilità di essere presenti sia in un grande capannone che accoglierà tutte le regioni, quindi anche la Valle d’Aosta, sia con dei settori dedicati alle imprese. Però ci vogliono delle idee per essere là e portare i propri prodotti, le proprie innovazioni.

Bisogna già aprire qualche tavolo di confronto…
Noi un primo passo lo abbiamo già fatto. L’anno scorso durante la nostra assemblea annuale abbiamo invitato Diana Bracco, presidente della nota azienda farmaceutica, ma soprattutto responsabile del progetto Expo 2015 in Confindustria. E proprio lì abbiamo cominciato a sottoporre questo tema ai nostri imprenditori.

Altre azioni?
Qualche riunione. Io tra l’altro sono stata nominati in questa commissione tecnica nazionale di Confindustria 2015 per l’Expo e, quindi cercherò di portare in Valle gli spunti principali per fare qualcosa. In più ci siamo già un po’ coordinati con la Camera di Commercio in quanto rappresenta tutte le imprese valdostane, non sono quelle industriali, ed è importante fare insieme dei progetti.

Insomma se c’è un imprenditore che ci sta ascoltando la prima cosa da fare è contattare Confindustria.
Direi proprio di sì. E noi possiamo veicolarle tramite Roma a degli esperti.

Questo expo è anche una sorta di volano per rilanciare l’economia. Tuttavia la vostra ultima indagine trimestrale previsionale ipotizza un ripresa lenta – e questo lo sapevamo – e – e questa è la novità – incerta…
Incerta perché i dati sono in antitesi in alcuni casi. Abbiamo dati positivi come l’aumento dell’occupazione e la riduzione dell’utilizzo della Cig, però ce ne sono anche di negativi. Dopo tre trimestri consecutivi la riduzione della media utilizzo impianti, anche il carnet ordini, sia export che interni, è in riduzione, e così pure gli investimenti sia per ampliamento che per sostituzione. Il risultato è una ripresa a scatti, un po’ senza futuro in quanto se manca la propensione agli investimenti vuol dire che non c’è speranza per il futuro.

Una notizia Confindustriale da dare in anteprima a ImpresaVda?
Confindustria sta portando avanti un progetto che è quello della rete di impresa. E in un tessuto come quello valdostano dove ci sono piccole e piccolissime imprese è sicuramente un obiettivo importante. Si deve sapere che ci sono delle facilitazioni fiscali per le reti di impresa in Italia. Fino a poco tempo questo dall’Ue era visto come un contributo dello Stato, come un qualcosa da negare. Invece adesso anche l’Ue ha dato il via libera.

Fare rete significa servizi comuni, acquisti…
Esattamente. Non dal punto di vista societario ma per sfruttare insieme certi servizi e ottenere riduzioni dei costi.

Un problema che mi sembra sempre più grave è quello del Sistema Paese che, ultimamente, sembra oler aggiungere altra incertezza all’incertezza che già sta dilagando… La Politica è molto lontana dai veri problemi del Paese…C’è una forte distrazione…
Il Vero problema è la crescita che non c’è in Italia. Il nostro principale concorrente è la Germania e cresce al 4% all’anno. Noi facciamo fatica a crescere all’1%. Questo è un fatto gravissimo. Il Paese non va avanti. I politici devono concentrarsi su questo.

Anche la Presidente di Confindustria Marcegaglia ha lanciato segnali molto chiari in questa direzione…
Noi stiamo aspettando da tempo una riforma fiscale importante. Se questo non avviene difficile crescere come la Germania…

Rispostando l’attenzione sul sistema Valle d’Aosta uno dei temi che vi sono particolarmente cari è quello della necessità di manodopera specializzata. So che ne parlerete in un convegno…
Il 17 febbraio, alle 17,30,organizzeremo una tavola rotonda, ci ospiterà un nostro associato, saremo in fatti ad Arnad alla Maison Bertolin, parleremo degli istituti tecnici perché bisogna rispolverare un po’ l’utilizzo degli istituti tecnici, spingere i ragazzi a scegliere questo tipo di scuola anche perché dà delle possibilità di lavoro per il futuro e non soltanto andare vero i licei e le università perché poi si scopre che la maggior parte dei disoccupati hanno fatto questi studi, mentre se invece questi facessero gli istituti tecnici troverebbero posti di lavoro nelle aziende valdostane.

Avrete un ospite d’onore…
Sì. Si tratta di Alberto Barcella che è Presidente Confindustria Lombardia, ex-presidente Confindustria Bergamo. Lui ha fatto parte del Club dei 15, cioè le 15 province italiane più industrializzate con dei progetti di sviluppo di questi istituti tecnici, soprattutto dedicati alle aziende manifatturiere, che in Italia sono la maggioranza, e che hanno bisogno di ragazzi che escano da queste scuole

Pensate anche voi di creare dei programmi ad hoc.
Partendo dall’esperienza di Barcella vorremmo promuovere gli istituti tecnici in Valle. Di cui uno è pure attualmente chiuso…

Un sogno confindustriale da realizzare?
Sarebbe bellissimo se l’Italia potesse crescere come Pil di almeno il 2% all’anno che è poi soltanto la metà di quello che fa la Germania. Questo ci porterebbe molto avanti…

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