La diga di Beauregard |
Nel 2012 entrano anche nel vivo i lavori della Diga di Beauregard. Ci parli un po’ di questo cantiere-evento…
Il 20 ottobre sono iniziati i lavori per la messa in sicurezza e adeguamento della diga di Beauregard che consistono nella demolizione della porzione di diga superiore, maggiormente interessata dal movimento gravitativo del versante orografico sinistro. Il motivo di tale intervento risiede nella presenza di quella che in termini tecnici si chiama “Deformazione Gravitativa Profonda di Versante” insistente sulla sponda sinistra del bacino. Sostanzialmente si tratta di un movimento franoso che interessa il versante sinistro e che interagisce con la struttura della diga, tendendo a comprimerne l’arco. Tale deformazione, per sua natura, non è soggetta ad accelerazioni improvvise, che in ogni caso verrebbero tempestivamente rilevate dalle misure effettuate quotidianamente. Questo movimento è stato rilevato sin dai primi invasi di collaudo, pertanto la diga è stata messa subito in sicurezza riducendo al minimo l’invaso che era, a progetto di 70.000.000 m3 di acqua, mentre fino all’inizio dei lavori era di poco più di 2.000.000 m3. L’intervento di riduzione altimetrica di 52 metri della diga permette sia la messa in sicurezza della struttura stessa ma anche dei luoghi a valle mantenendo la funzione di laminazione delle piene già assicurata dal serbatoio nei più di 50 anni di esercizio. L’ opera muraria rimarrà visibile, quindi, per soli 20 metri, anziché gli attuali 72. L’ultimazione lavori è prevista per dicembre 2015 e l’importo stimato per l’opera nel suo complesso è di circa 18 milioni di euro. Attualmente, il serbatoio è fuori esercizio per permettere la costruzione del rilevato della tura provvisionale (ossia uno sbarramento per mettere in asciutta il paramento di monte costruito innalzando la preesistente avandiga) e le lavorazioni connesse. E' inoltre in corso lo svuotamento tramite pompaggio della zona compresa tra l'avandiga e la diga in calcestruzzo, per permettere la realizzazione del nuovo scarico di esaurimento. Al termine di questa fase prevista per fine novembre si provvederà al riempimento dell’invaso in modo da poter assicurare il controllo dei rilasci e anche permettere la produzione di energia elettrica durante il periodo dei lavori. Le successive fasi dell’intervento si potrebbero riepilogare brevemente in: esecuzione dei lavori preliminari alla demolizione (anno 2012), demolizione della parte alta della diga con uso di esplosivo (Maggio 2013 – novembre 2014) e rimozione della tura e sistemazione delle sponde (anno 2015). La demolizione produrrà circa 150.000 m3 di inerti che non subiranno trasporto ma verranno sistemati in parte a monte, dove al termine dei lavori saranno coperti dall’acqua e in parte a valle, dove andranno a colmare il profondo vuoto oggi visibile, creato al momento della costruzione della diga per realizzarne le fondazioni. Gli inerti a valle saranno poi ricoperti di terra vegetale rinverdita. Le esplosioni avverranno con una frequenza settimanale, tra la primavera del 2013 e l’autunno del 2014, La cadenza sarà settimanale proprio per minimizzare il disturbo delle esplosioni sul territorio circostante.
Riccardo Trisoldi |
Oltre il 2012 quali sono le possibili sfide che l’azienda intende raccogliere? E’ ipotizzabile qualche iniziativa al di fuori del mercato nazionale?
Essere presenti all’estero per progetti piccoli ha poco senso. Per noi ha senso essere anche all’estero una realtà con una sua massa critica anche di risorse umane in quanto sono necessarie anche per presidiare territorio, contesti normativi in quanto ci sono dei costi fissi di entrata molto alti. Oggi è veramente difficile ecco perché non entriamo soltanto per cogliere la ciliegina e basta. Noi siamo convinti che se si entra in un mercato ci si focalizza su un paese e si costruisce una struttura.
Nessun interesse per i mercati transalpini che sono molto prossimi?
Noi, oggi come oggi, constatiamo che c’è ancora un potenziale ancora rilevante sull’Italia. Certo è che parliamo in prevalenza di eolico. Sono impianti relativamente poco complessi che bisogna però conoscere con degli investimenti rilevanti. Noi stiamo guardando quelli ma, come ho già detto in passato, noi non rincorriamo il magawattora per dire abbiamo tot di eolico. Dobbiamo trovare iniziative che abbiamo una loro degna redditività e fino ad oggi, purtroppo, stiamo riscontrando una forbice molto ampia fra domanda e offerta. Però stiamo esaminando costantemente iniziative e mi auguro di incappare prima o poi in qualcuna equilibrata e di reciproca soddisfazione tra proponente e acquirente. Certo è che se il mercato italiano non ci presentasse delle opportunità valide una riflessione sull’estero è doverosa. E ci sono dei mercati con prezzi più bassi e maggiore tradizione del settore, per cui escludo i paesi dell’Est, che potrebbero essere di interesse. Ma è una scelta di campo tutta da verificare. Bisognerebbe forse acquisire una logica più finanziaria mentre noi abbiamo una logica più industriale.
Recentemente il Movimento 5 Stelle ha presentato un altro dossier sulla questione delle turbine cinesi. Uno dei temi principali è la questione del costo di queste turbine. L’ordine sarebbe di 15 milioni mentre la commessa del materiale ammonterebbe a 7,89. Quali sono le vostre valutazioni in merito al documento?
Il mercato di fornitura per il settore è oligopolistico dominato da dei player europei. In una struttura di questo tipo è facile che si verifichi un fenomeno di cartello. Noi, a torto o a ragione, abbiamo letto negli appalti degli ultimi anni dei movimenti che a nostra personale lettura potevano prestarsi ad interpretazioni di questo tipo. Abbiamo perciò voluto cercare di ampliare la nostra base di fornitura e, oggi come oggi, uno dei più grandi player nel settore energetico, piaccia o non piaccia, è il mercato cinese che sta diventando anche leader nel settore delle turbine eoliche. Non era così quattro anni fa. Noi attraverso una procedura siamo giunti alla possibilità di avere accesso tramite la Water Gen a questo mercato. I dati che vengono più volte citati sul costo delle turbine sono, a mio avviso, volutamente parziali perché un rifacimento totale simile a quello che stiamo realizzando a Champagne implica componenti meccaniche, elettromeccaniche, elettroniche e software. Leggere la commessa solo per la parte di fornitura cinese significa dare delle interpretazioni completamente errate e anche un po’ in malafede. Non dimentichiamoci che le nostre concessioni scadono nel 2029. Ogni anno che passa io ne ho uno in meno per ammortizzare l’investimento, devo perciò fare una scelta oculata tra componente tecnologica e costo. E’ stata una scelta ponderata, studiata sulla quale la società ha preso le opportune cautele. Tanto per capirci ci siamo avvalsi di ben tre società internazionali di certificazione per verificare la rispondenza delle fasi di avanzamento della fornitura cinese, in aggiunta alle nostre verifiche periodiche, e cioè TUV, SGS e RINA. Ogni scelta presenta dei rischi, ma fare impresa significa assumere dei rischi per raggiungere dei risultati.
Il mercato di fornitura per il settore è oligopolistico dominato da dei player europei. In una struttura di questo tipo è facile che si verifichi un fenomeno di cartello. Noi, a torto o a ragione, abbiamo letto negli appalti degli ultimi anni dei movimenti che a nostra personale lettura potevano prestarsi ad interpretazioni di questo tipo. Abbiamo perciò voluto cercare di ampliare la nostra base di fornitura e, oggi come oggi, uno dei più grandi player nel settore energetico, piaccia o non piaccia, è il mercato cinese che sta diventando anche leader nel settore delle turbine eoliche. Non era così quattro anni fa. Noi attraverso una procedura siamo giunti alla possibilità di avere accesso tramite la Water Gen a questo mercato. I dati che vengono più volte citati sul costo delle turbine sono, a mio avviso, volutamente parziali perché un rifacimento totale simile a quello che stiamo realizzando a Champagne implica componenti meccaniche, elettromeccaniche, elettroniche e software. Leggere la commessa solo per la parte di fornitura cinese significa dare delle interpretazioni completamente errate e anche un po’ in malafede. Non dimentichiamoci che le nostre concessioni scadono nel 2029. Ogni anno che passa io ne ho uno in meno per ammortizzare l’investimento, devo perciò fare una scelta oculata tra componente tecnologica e costo. E’ stata una scelta ponderata, studiata sulla quale la società ha preso le opportune cautele. Tanto per capirci ci siamo avvalsi di ben tre società internazionali di certificazione per verificare la rispondenza delle fasi di avanzamento della fornitura cinese, in aggiunta alle nostre verifiche periodiche, e cioè TUV, SGS e RINA. Ogni scelta presenta dei rischi, ma fare impresa significa assumere dei rischi per raggiungere dei risultati.
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