Monica Genestreti |
I
vostri prodotti si sposano bene con l’idea del mattino?
Sono
prodotti molto semplici realizzati con ingredienti genuini, freschi, cioè
burro, uova, latte e sono molto energetici quindi per la colazione sono ideali.
Bonne
Vallée comunque non sono soltanto biscotti. Penso a tutta l’attività legata
alle varie tipologie di cereali…
Bonne
Vallèe si propone di far riscoprire i sapori di un tempo. Noi perciò cerchiamo
di produrre tutta la filiera. Nel senso che coltiviamo alcuni tipi di cereali,
principalmente il mais e la segale, poi li maciniamo e li utilizziamo per
produrre i nostri dolci e per fare la farina della polenta che vendiamo così
com’è per fare questo prodotto valdostano.
Voi
siete stati tra i primi a riproporre questo tipo di produzione…
In
Valle d’Aosta abbiamo avuto come ditta l’unica licenza di macinazione - che ora non esiste neppure più – in quanto
gli altri mulini erano consortili
Operare
in un settore come l’alimentare non è facile. Quali sono le difficoltà maggiori
che incontrate?
Come
altri settori la difficoltà più grande è la burocrazia. Ci complica tantissimo
la vita. Ogni mattina che ti svegli c’è sempre qualcosa di nuovo. Così ti devi
appoggiare a consulenti, commercialisti che fanno il loro lavoro ma sono sempre
costi aggiuntivi per l’azienda e tantissimo tempo va dietro alla carta.
Facciamo
un passo indietro: come nasce Bonne Vallée?
La
nostra ditta è nata un po’ per caso. Non c’è stata una decisione vera e
propria, ma nel tempo si è sviluppata. Avevamo dei terreni che abbiamo iniziato
a coltivare con questi cereali, avendo poi dei contatti con dei ristoranti e
degli alberghi abbiamo iniziato a dare il nostro prodotto in prova riscontrando
un notevole successo così abbiamo incrementato la coltivazione di questi
cereali. Più o meno nello stesso periodo avevamo un forno di un villaggio a
disposizione e allora abbiamo cominciato a fare dei dolci inizialmente per i
nostri amici. Siccome piacevano a tutti la produzione è cresciuta, abbiamo
partecipato a dei mercatini e così pian piano questa attività ha preso vita.
La
scelta del nome?
All’inizio
degli anni ’90 ci siamo rivolti ad una società di marketing in quanto volevamo
realizzare un marchio, ma non avevamo ancora un nome per la nostra azienda. Ci
hanno fatto varie proposte e tra queste abbiamo scelto Bonne Vallée.
Come
commercializzate i vostri prodotti? Vendita diretta? Avete dei punti vendita di
fiducia?
Principalmente
nel nostro punto vendita a Donnas dove abbiamo anche il laboratorio così i
nostri clienti possono anche vedere la produzione e rendersi conto di che cosa
facciamo. Poi diamo i nostri prodotti a degli esercizi commerciali principalmente
di nicchia non la grande distribuzione. Vendiamo anche a ristorante e alberghi
e, infine, facciamo tantissimi mercatini dove possiamo anche far assaggiare il
nostro prodotto e così la gente si rende conto di che cosa compra.
Il
chilometro zero è soltanto una moda o la gente sta veramente cambiando stili di
vita?
La
massa si rivolge ancora ai grandissimi supermercati, discount, anche per motivi
economici, però c’è una nicchia importante che sta proprio scegliendo. Ci sono
persone che ti vengono a cercare perché si fidano di che cosa vendi.
Vi
è mai capitato di confrontarvi con altre realtà simili alla vostra ma di fuori
valle?
Noi
abbiamo partecipato per anni a delle manifestazioni, che raccoglievano molti
piccoli produttori. A Milano ad esempio abbiamo partecipato a tanti mercatini organizzati
dall’Associazione «Finché avrò le mani», composta da moltissimi produttori
artigiani, non solo alimentari. E lì abbiamo avuto la possibilità di
confrontarci con tante realtà del norditalia. In questi ultimi anni purtroppo
non siamo più riusciti a prendervi parte.
Una
novità da annunciare in esclusiva a ImpresaVda…
Abbiamo
iniziato da pochissimo i lavori di ristrutturazione del nostro
laboratorio-magazzino-negozio. Stiamo cercando di migliorare gli spazi in modo
che chi viene a trovarci possa essere meglio accolto.
Un
sogno imprenditoriale da realizzare…
Il
sogno un po’ da imprenditore e un po’ da genitore è che i figli mandino avanti
l’azienda. Però bisogna anche lasciarli liberi di scegliere la loro strada.
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