10 marzo 2013

Nicola Rosset (#Saint-Roch): #Grappa da mondiale e #Idromele

L'autore di questo blog con Nicola Rosset
Questa settimana intervistiamo Nicola Rosset, non nei panni di Presidente della Camera di Commercio, ma come imprenditore, cioè amministratore delegato della Saint-Roch, storico marchio nel campo dei liquori

Il vostro è un brand storico. Oltre a saint-Roch c’è pure Levi…
Levi è la più antica distilleria della Valle d'Aosta, nata alla fine del 1800 nell'antica borgata di Sant'Orso, in via Prés de Fossés, fondata dal mio bisnonno. Nel 1960 mio papà e mia mamma fondano la distilleria Saint-Roch che si trasferisce nel 1969 nel nostro attuale stabilimento del Villair di Quart, ma il brand storico Levi rimane sempre un patrimonio di famiglia. Sotto lo stesso tetto, ma nati successivamente, vivono poi l'azienda agricola Rosset dedita alla coltivazione di Genepy, lamponi e vigneti da cui otteniamo dei vini. Negli ultimi anni abbiamo anche acquisito il marchio Ottoz.

Quali tipologie di prodotti proponete?
L'azienda negli ultimi dieci anni ha scelto di dedicarsi in modo completo a prodotti che abbiamo una forte attinenza con il territorio regionale. La linea Levi si occupa esclusivamente della distillazione della grappe di infuso ottenute da vitigni valdostani, autoctoni  e non; inoltre portiamo avanti una intensa attività di ricerca per i distillati da infuso sia con la frutta che con le erbe. Si tratta di un lavoro ottenuto grazie al nostro distillatore discontinuo che installato diversi anni fa in azienda ci garantisce un alto livello di qualità con piccole quantità. Con il marchio Ottoz, prestigioso a livello nazionale per quanto riguarda la storia del Genepy, stiamo per proporre una nuova linea particolarmente innovativa. La distilleria Saint-Roch è stata invece sempre molto attenta alla produzione di Genepy  e frutta e erbe locali. L'azienda agricola ovviamente è un nostro importante fornitore.

Spesso avete ottenuto riconoscimenti importanti nel settore…
Per noi era molto importante misurarci con dei grandi player sul mercato e cercare con i nostri prodotti di capire  a che punto della scala eravamo. I primi anni ci sono toccati i gradini più bassi, ma oggi iniziamo ad occupare posizioni importanti. Il premio ottenuto con l'Artemisia Vegetalis  con la medaglia d‘argento nell’ambito del Concours Mondial de Bruxelles è un risultato di prestigio mondiale. Siamo riusciti a dare un valore internazionale ad un prodotto così regionale come è il nostro. Con le grappe  Levi poi abbiamo ricevuto molte medaglie d'oro sia alla Douja d'or sia a Bolzano. Ad esempio la Grappa al Blanc de Morgex ha vinto da tutte le parti. Ma poi non dimentichiamo Cornalin, Fumin e il Petite Arvine vendemmia tardiva. Vincere poi a Bolzano - dove c'è una grande tradizione - con un distillato di lamponi è stata una grande vittoria in trasferta. Anche i vini poi che iniziano ad avere un decennio di vita alle spalle cominciano a dare risultati positivi. Il nostro Cornalin si è aggiudicato una prestigiosa medaglia d’Oro in occasione della 13° edizione del Concours des 7 Ceps che ogni anno si svolge a Bourg-en-Bresse e che premia i migliori vini DOC e AOC provenienti dai terroirs che circondano il Monte Bianco, vale a dire Valle d’Aosta, Savoia, Bugey, Ginevra, Jura, Valais, Vaud e Neuchatel.

E ora vi siete lanciati in un nuovo progetto: l’idromele. Di cosa si tratta?
Prosegue con questo progetto la nostra filosofia di dare vita a prodotti di qualità del territorio. L'dromele, prodotto a base di acqua e miele, consiste nella fermentazione di un prodotto estremamente naturale come il miele che trasforma i propri zuccheri in alcol. Si tratta di un prodotto un pochino più frizzante, spumantizzato. Ci tengo poi a sottolineare come si tratti di un prodotto nuovo, ma non per questo sconosciuto nelle nostre terre. E' un prodotto antichissimo che probabilmente i nostri antenati  hanno gustato in seguito ad una pioggia entrata in favo oppure ad un cambio di temperatura che scaldando il favo lo facesse fermentare. L'idromele è noto in Italia, ma soprattutto nell'Europa centrale - penso a Francia, Germania, Svizzera. Di conseguenza le potenzialità sono due: da un lato il fatto di esportare e distribuire in Italia un prodotto valdostano di altissima qualità, dall'altro la possibilità di bere un prodotto che è morbido ma non dolce come si potrebbe immaginare e può essere abbinato dagli antipasti alla carne. Non va confuso con un vino. E' un'altra esperienza.

Quanto sta incidendo la crisi sul comparto?
Mi allargherei al comparto alcolici globalmente. Incide la crisi economica. Incide la crisi di consumo. Per tutti noi andare al ristorante è diventato complesso. Dopo aver bevuto del vino, raramente ormai si beve anche un digestivo. Il consumo si sta spostando nell'ambito alberghiero o casalingo. Qui noi qualche difficoltà la incontriamo in quanto il nostro comparto è fatto di piccole aziende dove si può trovare spazio nelle enoteche regionali, alcuni supermercati locali hanno la sufficiente sensibilità per cogliere la qualità, ma altre strutture, nazionali o internazionali, sono più difficili per noi da abbordare. Non avremo mai quella capacità sia economica che finanziaria per contrattualizzare spazi pronti per aziende molto più performanti. E' per questo che anche per i nostri prodotti di qualità dobbiamo trovare uno sbocco commerciale adeguato. La Valle d'Aosta rimane tale non soltanto per la commercializzazione, ma anche per diffonderne la conoscenza. Con baristi, ristoratori e albergatori va stretto un patto fondamentale.

Un sogno imprenditoriale da realizzare…
Il portare avanti delle filiere sempre più complete e possibilmente facendo partecipare più aziende alla stessa filiera. Anche aziende orizzontali. Mi spiego. Ho un ottimo rapporto con i miei colleghi e competitors. Se riuscissimo anche in questo momento a trovare una capacità di sinergia forse potremmo essere ancora più performanti all'esterno.

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