L'autore di questo blog con Nicola Rosset |
Il vostro è un brand storico. Oltre a
saint-Roch c’è pure Levi…
Levi è la più antica distilleria
della Valle d'Aosta, nata alla fine del 1800 nell'antica borgata di Sant'Orso,
in via Prés de Fossés, fondata dal mio bisnonno. Nel 1960 mio papà e mia mamma
fondano la distilleria Saint-Roch che si trasferisce nel 1969 nel nostro
attuale stabilimento del Villair di Quart, ma il brand storico Levi rimane
sempre un patrimonio di famiglia. Sotto lo stesso tetto, ma nati
successivamente, vivono poi l'azienda agricola Rosset dedita alla coltivazione
di Genepy, lamponi e vigneti da cui otteniamo dei vini. Negli ultimi anni
abbiamo anche acquisito il marchio Ottoz.
Quali tipologie di prodotti
proponete?
L'azienda negli ultimi dieci anni ha
scelto di dedicarsi in modo completo a prodotti che abbiamo una forte attinenza
con il territorio regionale. La linea Levi si occupa esclusivamente della
distillazione della grappe di infuso ottenute da vitigni valdostani,
autoctoni e non; inoltre portiamo avanti
una intensa attività di ricerca per i distillati da infuso sia con la frutta
che con le erbe. Si tratta di un lavoro ottenuto grazie al nostro distillatore
discontinuo che installato diversi anni fa in azienda ci garantisce un alto
livello di qualità con piccole quantità. Con il marchio Ottoz, prestigioso a
livello nazionale per quanto riguarda la storia del Genepy, stiamo per proporre una
nuova linea particolarmente innovativa. La distilleria Saint-Roch è stata
invece sempre molto attenta alla produzione di Genepy e frutta e erbe locali. L'azienda agricola
ovviamente è un nostro importante fornitore.
Spesso avete ottenuto riconoscimenti
importanti nel settore…
Per noi era molto importante
misurarci con dei grandi player sul mercato e cercare con i nostri prodotti di
capire a che punto della scala eravamo.
I primi anni ci sono toccati i gradini più bassi, ma oggi iniziamo ad occupare
posizioni importanti. Il premio ottenuto con l'Artemisia Vegetalis con la medaglia d‘argento nell’ambito
del Concours
Mondial de Bruxelles è un risultato di prestigio mondiale. Siamo riusciti a dare
un valore internazionale ad un prodotto così regionale come è il nostro. Con le
grappe Levi poi abbiamo ricevuto molte medaglie
d'oro sia alla Douja d'or sia a Bolzano. Ad esempio la Grappa al Blanc de
Morgex ha vinto da tutte le parti. Ma poi non dimentichiamo Cornalin, Fumin e
il Petite Arvine vendemmia tardiva. Vincere poi a Bolzano - dove c'è una grande
tradizione - con un distillato di lamponi è stata una grande vittoria in
trasferta. Anche i vini poi che iniziano ad avere un decennio di vita alle
spalle cominciano a dare risultati positivi. Il nostro Cornalin si è aggiudicato
una prestigiosa medaglia d’Oro in occasione della 13° edizione del
Concours des 7 Ceps che ogni anno si svolge a Bourg-en-Bresse e che premia
i migliori vini DOC e AOC provenienti dai terroirs che circondano il Monte
Bianco, vale a dire Valle d’Aosta, Savoia, Bugey, Ginevra, Jura, Valais, Vaud e
Neuchatel.
E ora vi siete lanciati in un nuovo
progetto: l’idromele. Di cosa si tratta?
Prosegue con questo progetto la nostra
filosofia di dare vita a prodotti di qualità del territorio. L'dromele, prodotto
a base di acqua e miele, consiste nella fermentazione di un prodotto
estremamente naturale come il miele che trasforma i propri zuccheri in alcol. Si
tratta di un prodotto un pochino più frizzante, spumantizzato. Ci tengo poi a
sottolineare come si tratti di un prodotto nuovo, ma non per questo sconosciuto
nelle nostre terre. E' un prodotto antichissimo che probabilmente i nostri
antenati hanno gustato in seguito ad una
pioggia entrata in favo oppure ad un cambio di temperatura che scaldando il
favo lo facesse fermentare. L'idromele è noto in Italia, ma soprattutto
nell'Europa centrale - penso a Francia, Germania, Svizzera. Di conseguenza le
potenzialità sono due: da un lato il fatto di esportare e distribuire in Italia
un prodotto valdostano di altissima qualità, dall'altro la possibilità di bere
un prodotto che è morbido ma non dolce come si potrebbe immaginare e può essere
abbinato dagli antipasti alla carne. Non va confuso con un vino. E' un'altra
esperienza.
Quanto sta incidendo la crisi sul
comparto?
Mi allargherei al comparto alcolici
globalmente. Incide la crisi economica. Incide la crisi di consumo. Per tutti
noi andare al ristorante è diventato complesso. Dopo aver bevuto del vino,
raramente ormai si beve anche un digestivo. Il consumo si sta spostando
nell'ambito alberghiero o casalingo. Qui noi qualche difficoltà la incontriamo
in quanto il nostro comparto è fatto di piccole aziende dove si può trovare
spazio nelle enoteche regionali, alcuni supermercati locali hanno la
sufficiente sensibilità per cogliere la qualità, ma altre strutture, nazionali
o internazionali, sono più difficili per noi da abbordare. Non avremo mai
quella capacità sia economica che finanziaria per contrattualizzare spazi
pronti per aziende molto più performanti. E' per questo che anche per i nostri
prodotti di qualità dobbiamo trovare uno sbocco commerciale adeguato. La Valle
d'Aosta rimane tale non soltanto per la commercializzazione, ma anche per
diffonderne la conoscenza. Con baristi, ristoratori e albergatori va stretto un
patto fondamentale.
Un sogno imprenditoriale da
realizzare…
Il portare avanti delle filiere
sempre più complete e possibilmente facendo partecipare più aziende alla stessa
filiera. Anche aziende orizzontali. Mi spiego. Ho un ottimo rapporto con i miei
colleghi e competitors. Se riuscissimo anche in questo momento a trovare una
capacità di sinergia forse potremmo essere ancora più performanti all'esterno.
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