L’Osservatorio economico e sociale della Regione Autonoma Valle d’Aosta, in collaborazione con i Dipartimenti, ha realizzato un rapporto sulla situazione sociale valdostana nel quinquennio 2008/2012, allo scopo di mettere in luce continuità e discontinuità e le conseguenze che la crisi ha avuto sulla nostra regione. Il primo post sull'argomento è stato pubblicato ieri.
Il mercato del lavoro
Il mercato del lavoro
Il rapporto inizia con il far notare che tra il 2008 ed il 2012 il livello dell’occupazione in Valle d’Aosta si è contratto (-1,4%), a fronte di un sensibile aumento della partecipazione al mercato del lavoro (+2,7%). Queste due tendenze, unitamente al rallentamento dell’economia, hanno determinato a fine 2012 un sensibile incremento dell’area della disoccupazione rispetto al 2008. «Si tratta – si legge ancora - di dinamiche relativamente nuove per la Valle d’Aosta, che da molti anni non conosceva tensioni occupazionali così rilevanti. Nonostante l’eccezionalità dei trend negativi, la posizione della Valle d’Aosta tra le regioni italiane si conferma sui livelli più elevati per quanto riguarda il tasso di occupazione, mentre si colloca ai livelli più bassi con riferimento al tasso di disoccupazione».
Ma che cosa è successo? Innanzitutto, si è rafforzato il processo di terziarizzazione dell’occupazione. Infatti, nel periodo in esame, il settore industriale ha perso posti di lavoro, mentre il terziario ha visto crescere i propri addetti, senza però arrivare a compensare le perdite del secondario, il che ha comportato un saldo complessivo negativo pari a circa 800 unità. Inoltre, la divergenza tra i due trend richiamati ha determinato che la quota di occupazione spiegata dal terziario sia cresciuta di circa 3 punti percentuali, arrivando al 73,6%, mentre quella dell’industria si contrae in misura sostanzialmente analoga, attestandosi al 22,5%. Poiché, come noto, l’occupazione femminile è in larga parte concentrata nel terziario, questa dinamica ha anche contribuito a trainare la crescita dell’occupazione femminile (+4,3%), a fronte di una sensibile riduzione di quella maschile (-5,8%), rafforzando quindi il processo di femminilizzazione dell’occupazione regionale. Il tasso di femminilizzazione degli occupati, che era già tra i più elevati nel panorama italiano, passa infatti in questo lasso di tempo dal 43,2%, al 45,7%. A quanto illustrato si deve poi aggiungere che alla crescita del lavoro alle dipendenze (+2,5%) fa riscontro un rilevante calo dell’occupazione indipendente (-11,1%), mentre si riscontra una riduzione del lavoro a termine (-2,3%) ed un aumento di quello a tempo indeterminato (+2,6%). Se, per quanto riguarda il primo dato, esso può essere facilmente spiegato con gli effetti della crisi e del clima di incertezza che tolgono spazio, sia a soggetti che operano in forma imprenditoriale, libero professionale, ecc, sia anche a tutte quelle forme di parasubordinazione, rispetto alla seconda dimensione i dati sembrerebbero essere invece apparentemente in contraddizione e comunque risultano più difficilmente spiegabili.
Il settore pubblico
Una modificazione importante del mercato del lavoro regionale è invece certamente data dalla minore capacità di occupazione del settore pubblico. In questo caso, infatti, le politiche di contenimento della spesa pubblica hanno sensibilmente ridotto i fabbisogni occupazionali, diretti ed indiretti, del comparto pubblico, sia attraverso il contenimento del turnover, sia attraverso norme di natura amministrativa e finanziaria. Si ricorda in proposito che tra il 2008 ed il 2011, il complesso dell’occupazione dipendente dell’Amministrazione regionale e degli enti locali della Valle d’Aosta (Comuni e Comunità montane) si è sensibilmente contratto (-6,9%), oltre al fatto sufficientemente noto che la pubblica amministrazione ha ridotto il ricorso all’utilizzo di lavoratori con contratto di diritto privato.
Ricchezza e povertà
Se guardiamo alla ricchezza delle famiglie, secondo un’analisi realizzata dalla Banca d’Italia osserviamo che nell’ultimo triennio il ritmo di crescita della ricchezza netta pro-capite ha registrato un rallentamento notevole, fino a evidenziare un saldo negativo nel 2010 (-1,2% rispetto all’anno precedente). Ciononostante, permane un divario positivo per la Valle d’Aosta sia con l’area del Nord ovest, sia con l’Italia nel suo complesso. La ricchezza netta delle famiglie valdostane, ovvero il complesso dei beni materiali o immateriali con un valore
di mercato di cui una famiglia dispone (abitazioni, terreni, attività finanziarie, ecc.) al netto delle passività (mutui, prestiti personali, ecc.), viene stimata a fine 2010 in circa 29,5 miliardi di euro. In termini pro-capite, la ricchezza ammontava a poco più di 230 mila euro, valore nettamente superiore a quello del Nord ovest ed a quello dell’Italia nel suo complesso. Il 60% della ricchezza netta pro-capite dei valdostani nel 2010 non soltanto è ancora costituita principalmente dalle attività reali, in particolare le abitazioni, ma l’incidenza di questa componente risulta in crescita rispetto al 2008, al contrario delle attività finanziarie che risultano in contrazione di quasi due punti percentuali. La struttura della ricchezza pro-capite della Valle d’Aosta appare sostanzialmente in linea con il dato del Nord ovest, mentre mette in evidenza una maggiore quota delle attività finanziarie rispetto al dato medio nazionale. A questi dati, si affiancano quelli relativi ai conti regionali delle famiglie, aggiornati al 2011, di fonte Istat. Su queste basi viene innanzitutto confermato il positivo posizionamento della nostra regione. Infatti, in Valle d’Aosta il reddito disponibile per abitante si attesta nel 2011 a circa 22.500 euro, ovvero un valore superiore del 25% al dato medio nazionale e di circa l’8% rispetto a quelli dell’area del Nord ovest e del Nord est. Inoltre, in un’ipotetica graduatoria regionale, il reddito della Valle d’Aosta si colloca subito dietro quello della Provincia di Bolzano (circa 22.900 euro per abitante) che si attesta al primo posto. Sebbene le famiglie residenti in Valle d’Aosta godano di un livello più elevato di reddito disponibile, si deve però sottolineare che nel periodo in esame (2008-2011) esse sono state interessate da una caduta più importante di quella osservata per la gran parte delle altre regioni italiane. Per la Valle d’Aosta si osserva, infatti, una perdita del reddito del 2,3%, contro, ad esempio, ad un +0,4% per l’Italia, un -0,5% per il Nord Ovest ed un +1,3% per il Nord est.
Ulteriori informazioni a completamento del quadro riguardano i dati di deprivazione. In Valle d’Aosta nel 2011 si stima che le famiglie in condizione di povertà relativa fossero circa 2.600, ovvero il 4,3% delle famiglie residenti, corrispondenti a circa 8.000 individui poveri, il 6,3% dell’intera popolazione. La stima dell’incidenza della povertà relativa (cioè la percentuale di famiglie e persone povere) viene calcolata sulla base di una soglia convenzionale che individua il valore di spesa per consumi al di sotto del quale una famiglia viene definita povera in termini relativi. Da questa analisi, si osserva poi che la Valle d’Aosta, insieme alla provincia di Trento (3,4%), alla Lombardia (4,2%) e al Veneto (4,3%) sono le realtà territoriali che presentano i valori più bassi dell’incidenza di povertà. A crescere è però l’indice di disuguaglianza del reddito disponibile. Nel 2011 l’indicatore assume in Valle d’Aosta un valore di 4,2, ovvero il 20% più ricco della popolazione riceve un ammontare di reddito di 4,2 volte superiore a quello del 20% più povero. Si tratta di un valore inferiore al dato medio nazionale (5,6) ed anche di quello delle regioni del nord ovest, ma nel periodo 2008-2011 esso ha avuto un andamento crescente, come peraltro nella quasi totalità delle regioni italiane, a testimonianza che la crisi colpisce di più le persone maggiormente vulnerabili.
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