Ti propongo un articolo tratto dalla rivista di Coldiretti «L'Agriculteur valdôtain» che presenta, approvato dalla Giunti di Coldiretti Valle d'Aosta, un «manifesto» per il settore che verrà discusso con il nuovo Governo regionale e con l'Assessore all'Agricoltura che verrà.
Che
il settore agricolo debba essere considerato elemento di grande attenzione è
certamente questione indiscutibile. I valori messi in campo, nella nostra
Regione, sono – da sempre – legati fortemente all’economia complessiva. Il
traino del settore industriale iniziato
negli anni sessanta si è spento e l’economia della nostra Regione si basa sulla
valorizzazione del territorio e sulle specificità locali che creano un mercato
di nicchia che traina turismo, commercio, artigianato e, appunto elemento
fondamentale per la catena, il settore agricolo, che fornisce eccellenze
enogastonomiche – ricordiamo che non esiste a livello Comunitario una Regione
tanto piccola con ben quattro denominazioni DOP - ma anche tutta quella serie di beni
immateriali legati all’ambiente, alla qualità, alla salubrità dei cibi, la
multifunzionalità e la distintività della filiera agroalimentare locale
attraverso la quale viene riconosciuto tutto il territorio Valdostano,
soprattutto in momenti in cui tutti stanno scoprendo le speculazioni e
le falsità di una certa industria e distribuzione agroalimentare.
E’
del tutto evidente, però, che se da una parte le strategie politiche sono state – tutto sommato – corrette,
dall’altra ci troveremo per il futuro a scontrarci con la drastica riduzione delle risorse che impongono delle
strategie comuni e condivise.
Coldiretti
Valle d’Aosta ritiene di massima
importanza perseguire alcuni fondamentali obiettivi dando però un generale
snellimento e ammodernamento al settore, attraverso innovazione, garantendo da
una parte qualità sempre crescente dei prodotti e dall’altra le strategie
commerciali più opportune.
Il Concetto:
Il concetto
fondamentale che, crediamo, possa essere di aiuto al settore, è quello di spostare strategicamente
l’attenzione da quella che chiamiamo la cultura delle procedure alla cultura
del risultato.
Oggi,
trainati dall’impazzare della burocrazia (dalla U.E. fino al più piccolo
Comune), si sono messe in atto procedure atte a gestire un lavoro che, innegabilmente,
è “diverso” dagli altri, e tale
concetto è evidente se il settore è regolato interamente da leggi e norme
speciali (dal fisco alla previdenza, ecc). E’ superfluo sottolineare che tali
procedure rappresentano costi ingenti
per il settore.
Sono,
quindi, state messe in campo tutta una
serie di procedure per giungere al
miglioramento generale della gestione e alla qualificazione dei prodotti
(intendiamo principalmente norme sanitarie, igieniche, ambientali, alla gestione tecnica, fino alla progettazione e realizzazione dei
fabbricati rurali, ecc) e tutti,
colpevolmente, – sia le autorità preposte al controllo che il mondo agricolo –
hanno spostato l’attenzione sull’efficacia del controllo della filiera
piuttosto che sul risultato finale.
Ora riteniamo che
il concetto di modernizzazione debba passare per questa strada: si devono
concordare alcuni punti fondamentali gestionali del percorso ma deve essere
valorizzato il risultato finale e una volta accertato questo, dare per scontate
molte prassi e procedure che, oggi, fanno perdere tempo e ulteriori risorse al
settore. Sarà piuttosto facile misurare il benessere animale tramite indici di
cui siamo già in possesso così come stabilire nuovi elementi di qualità della
Fontina.
Questa
procedura potrebbe, contemporaneamente, portare quei processi di
sburocratizzazione che nessuno pare voler affrontare seriamente.
I temi :
1)
Il Mercato
·
Rafforzare
quanto più possibile il mercato della Fontina DOP , unico prodotto che possiamo
considerare “non” di nicchia, e che è frutto della grande maggioranza del PIL
agricolo, e conseguentemente, prima fonte di sostentamento del settore primario
valorizzando l’attività di alpeggio, nostra specificità vincente. Spesso ci si
lamenta che il prezzo della Fontina è pressoché invariato da oltre venti anni
ma ci dobbiamo chiedere, tutti insieme, cosa abbiamo fatto in questi venti anni
per far aumentare il prezzo ?
2)
I Destinatari degli aiuti
·
Rafforzare
la possibilità imprenditoriale locale attraverso politiche di sostegno diverse
tra gli agricoltori professionali e non professionali, che devono sicuramente
essere tenuti in considerazione per quanto fanno a livello ambientale, ma
dovendo confrontarci con le riduzioni economiche – che sicuramente ci saranno –
insistiamo, come peraltro già molte volte sostenuto, affinché i beneficiari principali debbono
essere prioritariamente gli agricoltori attivi, vale a dire quanti vivono di
agricoltura e producono costantemente generi agroalimentari, differenziando gli
aiuti spettanti da chi è titolare di
attività agricola non predominante dell’insieme delle sue attività economiche.
·
Rafforzare
gli aiuti e la valorizzazione dell’ alpeggio: si tratta di una pratica
specifica della nostra Regione che garantisce produzioni di qualità ma a costi
altissimi. Si deve necessariamente premiare vi chi si dedica ma, anche qui, diversificare a favore di chi
investe per la caseificazione il loco.
3)
Il Lavoro
·
Il
lavoro e le procedure connesse alla sicurezza degli imprenditori agricoli e dei
lavoratori necessitano di una globale revisione, certamente di concerto con i
Parlamentari, rapportando le norme alla
realtà delle zone di montagna, con procedure che garantiscano la sicurezza,
sulla quale siamo i primi a non transigere, ma con poche norme chiare, efficaci
ed efficienti che tengano conto della realtà delle cose e non della teoria, si
sottolinea in tale ambito le difficoltà linguistiche nei rapporti con i
lavoratori che, spesso, sono stranieri.
4)
Il territorio
·
Da
sempre il bene primario del settore agricolo è la terra. Si devono attuare
politiche che permettano agli agricoltori di non essere dipendenti dalla
proprietà e di poter accedere facilmente al bene-terra, anche nella soluzione
del problema della polverizzazione
fondiaria.
5)
La distintività
·
Da
tempo insistiamo – ad esempio – su una identificazione specifica, attraverso un
marchio univoco “Valle d’Aosta” ed è indispensabile che si lavori in questa
direzione, mentre siamo molto più scettici sulla recente ipotesi di utilizzazione
Comunitaria del marchio della montagna in quanto, prima di tutto, andrebbero
riviste le politiche e i criteri che identificano la montagna stessa, visto che
– a livello nazionale – gran parte del territorio è considerato “montano” con la chiara “delegittimazione” della
presunta identificazione specifica.
6)
La
Società
·
Altro
tema di primaria importanza è l’utilizzo di risorse atte a valorizzare e
diffondere l’importanza generale che il settore agricolo ha nei confronti della
società, quindi all’esterno del settore.
Le politiche di sostegno generale non potranno continuare se il settore
agricolo rimane chiuso. Il peso specifico economico agricolo non giustificherà
interventi economici di fronte agli interessi di altri comparti, se non
sostenuto dai valori immateriali di cui il settore è portatore ma tali valori
saranno determinanti per il futuro agricolo solo se condivisi con la società e
con i consumatori. Un importante settore a cui dedicare attenzione dovrà essere
il settore della scuola attraverso una formazione alimentare e comportamentale
che insegni ai giovani a scegliere e a non farsi imporre modelli di consumo
preconfezionati.
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