Sottopongo all'attenzione dei visitatori di ImpresaVda uno scritto di Ezio Mossoni, direttore di Coldiretti Valle d'Aosta, tratto da l'Agriculteur Valdôtain, il periodico dell'associazione. Si tratta di un testo particolarmente stimolante che merita di essere letto dal futuro Assessore all'Agricoltura. Ma anche il resto della giunta e - perché no - le opposizioni potrebbero trarne giovamento.
In
un momento tanto difficile dal punto di vista economico, politico, e
soprattutto, sociale, credo sia opportuno riflettere sul ruolo che le
Organizzazioni di Rappresentanza – come Coldiretti , hanno e possono avere
per tentare di portare un contributo che (purtroppo) la politica non sembra
saper dare. Credo che si debba prendere atto dei cambiamenti della società e
della voglia del “popolo” di vedere i decisori curare gli interessi della
Comunità e non quelli personali o delle “lobbies”.
Detto così sembra semplice
ma vuol dire stravolgere completamente la struttura politica, amministrativa,
gestionale delle cose a favore di una nuova struttura “sociale”. Vuol
dire riconoscere (malgrado chi si ostina a non capire o non voler
capire) la profonda crisi del processo di gestione “verticale” che
può trovare, però, una valida alternativa in un nuovo processo
“orizzontale”.
Che vuol dire verticale ? vuol dire che per molti anni abbiamo
pensato che aiutando la produttività tout-court, senza abbinarvi un
progetto condiviso, a ricaduta si creasse occupazione, e l’occupazione
producesse benessere, il benessere i consumi e così che “la gente” si
riacquistasse i prodotti (beni e servizi) che essa stessa aveva prodotto,
alimentando così una vite senza fine, e immaginando di non aver bisogno di
altro (se volete un esempio pensate cosa sta succedendo all’ILVA dove il
territorio è stato completamente sacrificato e ci si ritrova con l’industria
destinata a chiudere e il territorio distrutto).
Il
modello ha retto per molto ma non ha fatto i conti, tra le altre cose, con l’immenso
passo fatto dalla tecnologia e dalle comunicazioni; forse c’è stata nel
processo, troppa cupidigia o avidità – che spesso è stata sostenuta da una
politica complice – e le nuove tecnologie non hanno “aiutato l’uomo a
lavorare meglio” ma hanno “sostituito l’uomo” e il meccanismo si è
inceppato…… e l’esasperazione del modello è stata la delocalizzazione;
portare l’industria in Cina perché si produce a costi inferiori vuol dire far
perdere l’unico valore aggiunto che il nostro prodotto può vantare rispetto al
mondo intero…….il “Made in Italy“ !! ..…….penso sia inutile insistere su questo
modello che, per carità è stato estremamente funzionale per un lungo periodo,
ma sia arrivato il momento di avvicinare i vari settori produttivi alla
società in maniera “orizzontale” curando gli interessi comuni a tutti.
Credo
di poter dire che Coldiretti, con lungimiranza rara, abbia individuato tale
situazione già all’alba del nuovo millennio quando ha riempito le città
d’Italia con un manifesto che recitava un decalogo di impegni che il mondo
agricolo si assumeva, e lo chiamava “Il Patto con il Consumatore”.
Coldiretti
ha capito che l’agricoltura conta sempre meno addetti - anche da noi le
macchine hanno sostituito gli uomini, pur se molto poco in montagna - che
l’Agricoltura non può dettare i prezzi e fare reddito perché non produce né
automobili né prefabbricati in cemento ma alimenti, che devono avere
prezzi accessibili a tutti, e quindi che l’agricoltura non avrà mai una
grande rilevanza economica rispetto agli altri settori.
Certo,
con queste premesse all’interno di una società sempre più tesa al profitto
l’agricoltura non troverà facilmente considerazione; se contano
l’”economia” la “borsa” e il “business” l’agricoltura conterà sempre meno
e avrà sempre meno la possibilità di valorizzare il suo patrimonio. A meno
che…….a meno che si trovino degli alleati, ecco il modello orizzontale, e
chi se non i consumatori, e non mi riferisco solo agli amici delle
Organizzazioni che se occupano fattivamente, ma consumatori nel senso pieno
della parola, tutti noi siamo consumatori, ma noi tutti siamo la società
!
Ai consumatori (alla società) possiamo offrire prodotti di qualità, prezzi equi, sicurezza alimentare, ambiente sano, ma anche il buon umore e l’amicizia che si cementano a tavola o bevendo un buon bicchiere di vino. Ma non solo, il processo orizzontale è quello del territorio, una industria più integrata, il commercio, il turismo, e l’artigianato sono anelli indispensabili, ma devono essere anch’essi legati al territorio, ormai unico bene certo che ci è rimasto. Pensiamo subito ai nostri paesaggi maestosi, ai nostri magnifici prodotti, alla nostra Valle d’Aosta, ma l’Italia è fatta da decine e decine di “Valle d’Aosta” e un agricoltore che si presenta ad un mercatino con un banchetto non fa semplicemente la vendita dei propri prodotti, fa una azione sociale di valorizzazione del territorio da cui quel prodotto viene, (compresa l’industria, il commercio, il turismo e l’artigianato di quel territorio) mette la sua faccia di fronte al consumatore, quindi alla società, si attiene a delle regole amministrative, fiscali e sanitarie trasparenti, “vende” per così dire un modello agricolo immateriale ma positivo che porta a ritenere che la pasta o i pomodori del supermercato siano di qualità superiore se sono “italiani” perché fatti proprio da persone come quella del mercatino. Non per nulla la grande distribuzione – attentissima – incrementa fortemente, nei supermercati, la valorizzazione dei prodotti locali.
Ai consumatori (alla società) possiamo offrire prodotti di qualità, prezzi equi, sicurezza alimentare, ambiente sano, ma anche il buon umore e l’amicizia che si cementano a tavola o bevendo un buon bicchiere di vino. Ma non solo, il processo orizzontale è quello del territorio, una industria più integrata, il commercio, il turismo, e l’artigianato sono anelli indispensabili, ma devono essere anch’essi legati al territorio, ormai unico bene certo che ci è rimasto. Pensiamo subito ai nostri paesaggi maestosi, ai nostri magnifici prodotti, alla nostra Valle d’Aosta, ma l’Italia è fatta da decine e decine di “Valle d’Aosta” e un agricoltore che si presenta ad un mercatino con un banchetto non fa semplicemente la vendita dei propri prodotti, fa una azione sociale di valorizzazione del territorio da cui quel prodotto viene, (compresa l’industria, il commercio, il turismo e l’artigianato di quel territorio) mette la sua faccia di fronte al consumatore, quindi alla società, si attiene a delle regole amministrative, fiscali e sanitarie trasparenti, “vende” per così dire un modello agricolo immateriale ma positivo che porta a ritenere che la pasta o i pomodori del supermercato siano di qualità superiore se sono “italiani” perché fatti proprio da persone come quella del mercatino. Non per nulla la grande distribuzione – attentissima – incrementa fortemente, nei supermercati, la valorizzazione dei prodotti locali.
Certo
non è facile far digerire a chi ha interessi “verticali” tale cambiamento,
prendetevi tre minuti per riflettere e domandatevi a chi possono
dar fastidio delle etichette alimentari dalle quali si sappia finalmente cosa
c’è in un prodotto e da dove venga,…….si direbbe a nessuno, eppure……….eppure il
processo è ineluttabile, il cambiamento verrà, è solo questione di tempo, ma
più tempo passerà e più il dazio da pagare sarà alto (quante altre
ILVA?).
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