19 novembre 2013

33 punti per definire il futuro dell'Alto Adige - E la Valle d'#Aosta?

Ci sono delle volte in cui ti rendi conto di fare davvero un bel lavoro. 

Ed è quando entri in contatto con persone in grado di comunicare la loro passione per ciò che fanno. E' la sensazione che ho avuto ascoltando oggi Stefano Pan, presidente dell'Assoimprenditori di Bolzano, invitato d'onore alla tavola rotonda organizzata da Confindustria Valle d'Aosta, che ho avuto il piacere di moderare, sul tema «Il futuro dell'impresa manifatturiera: due realtà alpine a confronto, Regione autonoma Valle d’Aosta e Provincia autonoma di Bolzano», ho avuto la percezione di una cultura d'impresa che vuole essere motore di sviluppo per un intera regione. Una percezione che ho provato anche colloquiando con il direttore dell'associazione altoatesina Joseph Negri.

Una piccola premessa. Quando faccio il moderatore mi è difficile fare un articolo. Devi tenere le antenne dritte e reagire all'istante. Di conseguenza prendere appunti diventa un'operazione più impervia. Tuttavia credo che, anche se non hai potuto essere presente oggi alla Cittadella, posso comunque offrirti qualche spunto. Anzi. Ad uso anche di chi c'era propongo i 33 punti alla base del documento di Assoimprenditori che ho citato spesso nelle mie domande dal titolo «La nostra visione dell'Alto Adige per il futuro», un testo che mondo imprenditoriale e politico dovrebbero meditare con attenzione. Non tutto è replicabile. Ma la logica di fondo è stimolante...

Ecco i 33 punti

L’Alto Adige come territorio aperto e modello virtuoso nel cuore dell’Europa
1 L’Alto Adige si trova al centro dell’Europa, sia geograficamente sia culturalmente: questo fattore va sfruttato per diventare una piattaforma d’incontro e creare una forte rete di contatti su vari  livelli (politica, economia, ricerca, formazione).
2 Siamo una provincia aperta, in cui ognuno si sente a casa propria: questo vale per chi è nato e cresciuto qui, così come per i nuovi cittadini di questa terra.
3 Dobbiamo essere capaci di riconoscere e di premiare il merito, che deve essere il metro di misura in tutti i settori: politica, lavoro, scuola, sociale.

Ridare fiducia e creare entusiasmo
Tornare ad una politica “alta”, che rimetta al centro i veri problemi e l’impegno a favore dello sviluppo sostenibile del territorio.
5 Migliorare il dialogo tra parti sociali, superando barriere ideologiche per affrontare in modo concreto le varie tematiche comuni, a partire dalla salvaguardia dei posti di lavoro esistenti e dalla creazione di nuove opportunità occupazionali.
6 Costruire un rapporto con la pubblica amministrazione che semplifichi la vita a cittadini e imprese.
7 Creare nuovo entusiasmo, soprattutto tra i giovani: c’è bisogno di nuovi impulsi positivi da parte di tutti noi, di voglia di fare e di collaborare per il bene comune.
Recuperare il contributo di chi oggi si sente svantaggiato o messo da parte: donne, anziani, disoccupati, immigrati.

Favorire la sussidiarietà, assumersi responsabilità
Liberalizzare: vale il principio che “è permesso tutto ciò che non è espressamente vietato”.
10 Abbandono del ruolo di imprenditore da parte di Provincia e Comuni: il proliferare di numerosi enti, società o agenzie, oltre a costituire di fatto una concorrenza – spesso sleale – per le imprese, diminuisce la trasparenza.
11 Puntare su progetti di “public-private-partnership”: considerando la diminuzione delle risorse a disposizione dei bilanci pubblici e le agevolazioni introdotte a livello nazionale per promuovere questo tipo di operazioni, le collaborazioni tra settore pubblico e privato potrebbero andare a vantaggio di tutti i soggetti coinvolti (compresi i fruitori finali, cioè i cittadini).
12 Promuovere l’assunzione di responsabilità; la sussidiarietà deve essere un principio guida: l’aiuto all’autoaiuto è più efficiente rispetto ai contributi a fondo perduto.

Sostenere il manifatturiero e rilanciare l’occupazione
13 Premiare le aziende che investono sull’internazionalizzazione e aiutare quelle che da sole non ci riescono: le imprese che esportano garantiscono posti di lavoro qualificati e pagati meglio, una maggiore produttività delle aziende e investimenti più alti rispetto a quelle che operano esclusivamente sul mercato locale. In quest’ottica si può pensare anche a riformare il sistema del sostegno alle imprese, abbandonando la logica degli aiuti a pioggia in favore di chi investe su export, ricerca, occupazione e aumento di produttività e in favore di chi crea reti di imprese.
14 Ridurre la pressione fiscale: con un “Total Tax Rate” pari al 68,5%, l’Italia è tra i Paesi con il peso fiscale più elevato a livello mondiale. L’accordo di Milano garantisce alla Provincia una ampia autonomia finanziaria che va sfruttata appieno. Tra le possibili leve su cui agire si ricordano l’Irap o l’addizionale regionale Irpef; in particolare in questo periodo di crisi andrebbe assolutamente evitata l’introduzione di nuove imposte.
15 Creare nuovi modelli occupazionali: il sistema dell’apprendistato adottato dall’Alto Adige è diventato un esempio di successo a livello nazionale; è su questa strada che bisogna proseguire cercando – di concerto con tutti i partner sociali – nuove forme che possano favorire l’inserimento lavorativo in primo luogo dei giovani.
16 Garantire liquidità: assicurare pagamenti puntuali da parte della pubblica amministrazione, rafforzare i consorzi di garanzia fidi e ricostruire un clima di maggiore fiducia tra sistema produttivo e sistema creditizio sfruttando il forte radicamento locale delle maggiori banche presenti sul territorio.

Ridurre la burocrazia e migliorare i servizi
17 Semplificare la normativa a tutti i livelli: da quando la Provincia di Bolzano è dotata di potere legislativo autonomo, sono stati varati 1.300 leggi e un migliaio di regolamenti e attualmente i provvedimenti legislativi in vigore sono più di mille; la semplificazione deve riguardare anche gli oneri burocratici a carico di cittadini e imprese e i relativi controlli.
18  Rispetto della direttiva comunitaria 7/2011 sui pagamenti alle imprese: liquidazione entro 30 giorni dalla presentazione della fattura.
19 Ridurre i tempi di risposta da parte della pubblica amministrazione attraverso il principio del “silenzio-assenso”.
20 Estendere lo sportello unico per le imprese a tutte le attività economiche.


Risparmiare su ciò che è superfluo
21 Attuare l’”Agenda delle riforme” elaborata di comune accordo da Camera di commercio e associazioni economiche.
22 Riequilibrare il rapporto tra spesa corrente e spesa per investimenti.
23 Estendere la revisione della spesa pubblica a tutta l’amministrazione e a tutti i livelli (Comuni, sanità, società controllate, agenzie pubbliche...)

Investire su ciò che è strategico
24 Migliorare la raggiungibilità a tutti i livelli con collegamenti veloci ed efficienti per persone, merci, dati e energia: oggi, secondo la rilevazione effettuata dall’Istituto Tagliacarne, su questi aspetti l’Alto Adige si trova ancora molto indietro rispetto alle realtà più vicine e anche alla media nazionale.
25 Favorire una politica energetica a vantaggio di cittadini e imprese: l’”autarchia” energetica è un grande vantaggio per l’Alto Adige, che però va tradotto in benefici di prezzo per gli utenti finali. Oggi le imprese locali pagano l’energia il 30% in più rispetto alla Germania e questo costituisce un forte svantaggio competitivo.
26 Promuovere i risanamenti edilizi: oltre a rilanciare il settore delle costruzioni, questa misura consentirebbe di rafforzare ulteriormente le competenze delle nostre imprese in un settore chiave come quello dell’edilizia sostenibile che permetterebbero loro di ampliare la propria attività anche oltre i confini provinciali. Un’altra competenza chiave da sfruttare (ad esempio per i lavori relativi ai piani delle zone di pericolo) è quello delle costruzioni in alta quota, dove le nostre imprese – grazie anche alle tecniche d’avanguardia sviluppate attraverso l’attività nelle tecnologie alpine – sono specialiste a livello internazionale.

Assicurare una sanità e dei servizi sociali all’avanguardia
27 Non possiamo permetterci tutto in ogni posto: puntare sui centri di competenza è una possibilità per garantire eccellenza a costi sostenibili.
28 Il confronto con il resto d’Italia, a partire dalla Provincia di Trento, mostra che i costi amministrativi possono essere ridotti senza diminuire la qualità dei servizi.

Puntare su innovazione e formazione di eccellenza
29 Promuovere il plurilinguismo: la conoscenza di più lingue (italiano e tedesco, ma anche inglese) è un vantaggio competitivo per la nostra gioventù, che oggi – lo dimostrano i risultati non ancora soddisfacenti relativi all’esame di bilinguismo – non è ancora sfruttato in maniera adeguata.
30  Riscoprire il fascino della tecnica: bisogna valorizzare maggiormente la manualità e le materie scientifiche; in particolare si nota una crescente necessità di apprendisti e ingegneri.
31 Potenziare ulteriormente l’università: il suo ruolo nella formazione e nella ricerca, nell’insegnamento delle lingue, nell’avvicinamento dei giovani alle materie tecniche (in particolare ingegneria) e nella preparazione dei nostri talenti per l’inserimento nel mercato del lavoro è centrale.
32 Rafforzare il collegamento tra mondo del lavoro e mondo della formazione e della ricerca.
33 Priorità a ricerca e innovazione: l’Alto Adige investe meno dell’1 percento in ricerca e sviluppo, valore basso non solo rispetto all’obiettivo del 3 percento fissato dall’agenda di Lisbona ma anche rispetto agli analoghi valori di Trentino e Tirolo. Studi e ricerche internazionali dimostrano che l’innovazione avviene soprattutto all’interno delle aziende: è soprattutto qui che bisogna quindi promuovere l’attività di ricerca e sviluppo, in rete con l’università e gli altri istituti di ricerca presenti sul territorio provinciale ma non solo.

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