Mattia Nicoletta |
Intervista a Mattia Nicoletta che con il fratello Alessio gestisce l'omonima azienda ortofrutticola.
Da dipendente ad imprenditore: come nasce questa scelta?
Ho
iniziando a fare l’enologo all’interno dell’amministrazione regionale. Poi per
vari motivi dopo dieci anni mi sono ritrovato a casa. Però già da qualche anno
insieme a mio fratello avevamo iniziato un’attività ancora di tipo hobbistico
riguardante l’orticoltura. E poi nel giro di qualche anno tutto questo è
diventato un vero e proprio lavoro. Siamo partiti da 2500 metri quadrati e oggi
ne abbiamo circa 35mila. Mai avremmo pensato che questa sarebbe diventata un’attività
a tempo pieno ed invece è così. Oggi siamo entrambi occupati in questo progetto
grazie anche a papà e mamma che ci danno una grandissima mano.
Che cosa è “Au potager de Grand-Mère”?
E’
stato un nome individuato per dare quel collegamento che c’era con i nonni, in
particolare con la nonna. Loro hanno sempre lavorato la terra. La tradizione di
famiglia è stata sempre quella di avere delle attività nell’agricoltura. E proprio
per voler rendere omaggio a loro che ci hanno lasciato questa terra e l’hanno
lavorata in tempi difficili abbiamo voluto iniziare un’attività che ce lo
facesse ricordare e ci permettesse di tramandarlo anche alle generazioni
future.
E’ diventato il vostro marchio di azienda?
Direi
di sì. E’ anche un collegamento con quella che vuole essere l’agricoltura d’antan,
quindi di tipo tradizionale o, comunque, il più possibile tradizionale.
Nella vostra famiglia c’è una tradizione legata al lavorare la terra. Qual è la
cosa più importante che avete imparato e il contributo più significativo di cui
si siete fatti portatori?
Abbiamo
imparato che dobbiamo sempre imparare. Tutti gli anni c’è qualche novità. Tutti
gli anni si deve stare dietro ad attività differenti. Poi, con tanti agricoltori,
ci facciamo portatori del messaggio che la terra non va sfruttata, ma accudita,
coltivata, anche capita. E’ una ricchezza che tutti abbiamo, ma dobbiamo
utilizzarla nel modo migliore.
Voi vi siete anche aperti alla realtà dei Gas, cioè dei Gruppi di acquisto
solidali. Il saltare passaggi nella commercializzazione è forse la strategia
principe per raggiungere velocemente un equilibrio aziendale…
Questo
è vero. Noi ci siamo infatti organizzati in modo tale da inviare tutte le
settimane un e-mail a questo gruppo di Gas dando loro una disponibilità di un
certo quantitativo di prodotto e manteniamo un prezzo uguale a quello del punto
vendita a casa in modo che vi sia una convenienza. Il prezzo nei mercati è
invece di 10-15 centesimi più alto su
alcuni articoli. E mandando questa e-mail la gente sa che cosa abbiamo, prenota
e viene a ritirare il proprio sacchettino
comodamente al mercato. Per il prossimo anno stiamo anche studiando la
fattibilità di una consegna a domicilio. Ma è un’idea che stiamo approfondendo con
i responsabili dei Gas.
Quali sono, secondo voi, i principali problemi legati alla conduzione di
un’azienda agricola?
Ce
ne sono tanti come in tutti i settori. Uno su tutti è quello di lavorare sotto
il cielo aperto e quindi di essere sottoposti a problematiche a cui non
possiamo provvedere. Poi aggiungerei la burocrazia eccessiva. Non credo possa
essere ancora retto a lungo un simile livello. E poi sarebbe bene che a livello sia nazionale che regionale i
politici credessero veramente nel settore agricolo. Non soltanto come una categoria
che porta molti voti. E’ un settore che si deve avere a cuore e che ha bisogno
di forze nuove in quanto l’età media dei conduttori delle aziende agricole
valdostane non è per niente bassa. Ma se non ci si crede veramente non si fanno
passi avanti.
Dicono che fate ricerca. Che cosa significa?
Più
che ricerca facciamo dei test. Nel senso che mettiamo a dimora, ad esempio, una
particolare tipologia di pomodoro e poi a fine anno verifichiamo se c’è stata
una buona resa e, quindi, la pianta è produttiva. Ma pur in presenza di una
buona resa ci accorgiamo che la pianta ha bisogno di troppe cure e deve essere
gestita in modo troppo impegnativo per noi non va bene e, allora, cercheremo di
orientarci su un’altra varietà. E questo lo abbiamo fatto un po’ con tutte le
tipologie messe sino ad ora a dimora. La stessa logica l’abbiamo seguita con il
nostro pollaio – che era anche il mio sogno nel cassetto che avevo da bambino –
che abbiamo finalmente realizzato. Anche in quel caso la prima tipologia di
gallina scelta non ha dato i risultati sperati e ora speriamo in futuro di
avere più fortuna.
A livello d’impresa estesa non c’è una grande tradizione valdostana come avicoltura. Era più un allevamento di tipo privato, famigliare…
A livello d’impresa estesa non c’è una grande tradizione valdostana come avicoltura. Era più un allevamento di tipo privato, famigliare…
E’
vero. Devo comunque dire che siamo molto contenti in quanto abbiamo iniziato
con i polli da ingrasso e partiti da 60 animali oggi ne abbiamo oltre 150. La
richiesta sarebbe addirittura maggiore ma al momento non riusciamo ad
ingrandirci di più. Vedremo in futuro.
Un bel numero comunque…
Come
allevamento di tipo rurale direi proprio di sì.
Se vi dico “braccia restituite all’agricoltura” che cosa pensate? E’ davvero un
fenomeno crescente? I giovani stanno tornando?
Il
settore è interessante e c’è spazio per tutti. Chi ha voglia di lavorare può
trovare il suo spazio. Faccio un esempio: un’azienda come la nostra che propone 15-20
tipologie di verdure diverse non potrà andare avanti ancora per tanto con tutta
questa specialità. Ma se noi ci specializziamo su dieci differenti tipologie e
un altro imprenditore agricolo ne sceglie altre dieci si può creare una rete, scambiarsi le verdure e, quindi, far trovare al consumatore finale una più
ampia gamma di prodotti. E si tratterebbe di una posizione davvero vincente.
Ci sono anche ristoratori che acquistano i vostri prodotti? Il classico
chilometro zero.
C’è
da dire che questa sensibilità è presente in molte attività. Dal ristoratore di
Fénis, a quello di Aosta e, soprattutto, anche la grande distribuzione. Ad esempio
la Gros Cidac è molto sensibile. Attualmente siamo in diversi a conferire la
verdura nel momento in cui la stagione ce lo permette. E siamo molto contenti
di farlo. Così come garderie, scuole. Finalmente queste realtà si sono decise a
favore dei prodotti locali e tutto questo aiuta a fare sistema, aiuta a fare
rete.
Una novità da annunciare a livello imprenditoriale?
Sicuramente
ci poniamo l’obiettivo di ampliare il settore avicolo.
Un sogno imprenditoriale da realizzare?
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