18 gennaio 2014

#Stefenelli e #Allera: Ambasciatori televisivi della #ristorazione valdostana


Intervista a Marco Stefenelli e Davide Allera, cuochi dei ristoranti Lou Becquet e Lou Ressignon di Cogne, protagonisti a «La Prova del Cuoco» su Rai 1.

Avete vissuto  un'esperienza televisiva molto bella grazie alla Prova del Cuoco. Come è nata questa avventura.
Stefenelli: E' stata una sorpresa di tre anni fa. Verso fine estate sono stato contattato da Crocco che è uno dei produttori del programma. Subito ho pensato ad uno scherza, ad un pesce d'aprile e invece non è stato così. Ci sono stati dei contatti ed è nata la nostra avventura.

Siete gli ambasciatori della cucina valdostana...
Allera: Direi di sì. Siamo due dei tanti ambasciatori della cucina valdostana. Abbiamo avuto l'onere e l'onore di rappresentare i tanti e validi nostri colleghi che ogni giorno svolgono la professione in tutta la nostra regione e credo, comunque, che al nostro posto avrebbero potuto andare, tanti colleghi di Cogne in quanto qui la ristorazione è sicuramente ad un ottimo livello.

Si parla e si scrive di ristorazione un po' dappertutto. E' un bene oppure no.
Stefenelli: Dopo tanto tempo si comincia a parlare della professione del cuoco in maniera più visibile. E non rimaniamo più chiusi nelle cucine e nei retro dei ristoranti. Ed è positivo. Ci sono questi chef bravissimi che vanno in televisione e conducono dei programmi molto seguiti. Finalmente il cuoco è considerato un mestiere difficile da dover interpretare.

Stefenelli lei ha fatto anche un'esperienza all'estero. Quali differenze ha trovato rispetto alla realtà italiana e in che cosa le è stata utile questa esperienza?
Io sono stato a Bon all'età di 16 anni. Ai tempi era ancora la capitale della Germania ed è stata un'esperienza molto positiva. Va comunque detto che l'Italia è il paese della Dolce vita, del design, della buona cucina. Lavorare in Italia è molto più impegnativo poiché il cliente a parità di disponibilità economica è molto più preparato ed attento. Anche se negli ultimi anni all'estero c'è stata una evoluzione molto importante. Fare ristorazione in Italia è doppiamente difficile in questo momento di crisi. Le tasse  in continuo aumento fanno sì che anche i nostri clienti ne risentano. Bisogna essere dei buoni cuochi, soprattutto dei buoni imprenditori e cercare di dare il meglio su tutti i fronti. Sicuramente in questo periodo viene premiata maggiormente la qualità. Si esce meno, ma si sta più attenti a cosa e a come si mangia. La qualità è comunque la chiave del successo.

Che cosa significa oggi fare ristorazione di qualità?
Allera: Vuol dire impegno, dedizione, innovazione e sacrificio. Ma pure soddisfazione in quanto quando si ha il cliente che è contento e ritorna la cosa fa molto piacere. Bisogna tener conto che noi a Cogne, dato l'alto livello della ristorazione, c'è pure una rivalità sana, una sana concorrenza che ci spinge a fare sempre bene e a trattare sempre bene il cliente e renderlo soddisfatto.

E' giusto dire che perché un ristorante oggi abbia successo non basta più soltanto la buona cucina ma conta la capacità di accoglienza, un po' di spirito imprenditoriale, un po' di occhio al marketing. Siete sempre più imprenditori...
Stefenelli: Il successo di un ristorante passa dalla  cucina, ma il cliente deve essere appagato dall'insieme. Il decoro sul tavolo, il bicchiere, la decorazione floreale, le luci, i piatti, l'eventuale sottofondo musicale è molto importante,oltre alla cantina che deve seguire sia le mode sia la tradizione. Sono tutti degli elementi che contribuiscono a creare la scenografia per presentare il vero attore che è il piatto. E' innegabile che senza un buon contorno estetico il medesimo piatto non coglie nel segno e non colpisce l'ospite. Tanto più che più un locale è importante e più si rimane impressionati dall'insieme. Personalmente ritengo che la vera difficoltà sia riuscire a non perdersi e ad avere un giusto equilibrio fra tutti questi fattori. Ricordandosi che il cibo è la vera destinazione per l'ospite. Ovviamente anche la parte mediatica ha la sua importanza. E' fondamentale per creare un prodotto commerciale. Tuttavia dopo 12 ore al giorno intorno ai fuochi risulta difficile poter ancora fare altro. Il prodotto va comunque curato con meticolosità. Il rischio e l'errore che alcuni commettono è quello di cadere in un eccesso di autocelebrazione.

La vostra professione è sempre più complessa. Pongo la domanda ad entrambi. C'è una figura alla quale vi ispirate?
Allera: Nel nostro settore si guarda sempre a certi grandi cuochi che hanno ispirato la cucina nazionale e internazionale. Uno da citare è Gualtiero Marchesi che è stato il primo che ha trovato l'ispirazione per creare dei piatti di innovazione per poi dopo parecchi anni ritornare sui prodotti di tradizione. Ci colleghiamo a lui in quanto in Valle d'Aosta ci piace mangiare i nostri prodotti di tradizione, magari elaborandoli e rendendoli un po' diversi dai piatti di una volta. E poi, Livio Arizio, lo chef che mi ha insegnato a lavorare nel mio ristorante quando mio papà ha aperto. E' stato un po' il mio mentore.
Stefenelli: Oltre a Marchesi direi anche Sadler e Robichon, lo chef che mi ha seguito in Germania e che mi ha fatto capire quanto sia sacrificio questo mestiere, ma pure segnato da una grande passione. Mi ricordo che giovanissimo mi alzavo alle cinque del mattino per andare con lui ai mercati a fare la spesa e lui mi aiutava a capire quali erano i prodotti da acquistare, le materie prime adatte. E' stata una figura per me molto importante.

Una novità da annunciare rispetto alle vostre attività?
Allera: Con Marco dopo questi tre anni di esperienza alla prova del Cuoco visto che abbiamo proposto dei piatti di tradizione e altri di fantasia ma sempre con prodotti tradizionali ci è venuto in mente dopo la stagione invernale di riproporli con un galà aperto ad amici che possano degustare i piatti che abbiamo proposto in queste settimane. Per una settimana terremo nelle nostre carte i piatti che abbiamo proposto a Roma. Dobbiamo ancora definire i dettaglia ma via social network faremo conoscere questo evento.
Stefenelli: Ci farebbe piacere proprio per il feeling che c'è tra noi.

Ma quante ricette avete proposto?
Stefenelli: una ventina.

Un sogno imprenditoriale?
Allera: Dare continuità al nostro lavoro che con tanto impegno portiamo avanti. E magari riuscire a fare qualche altra Prova del Cuoco.
Stefenelli: Che l'Italia questo Paese che amo e dove mi piacerebbe vivere mia di stimoli, motivazioni, certezze. O almeno prospettive per non farmi tornare in Germania un luogo dove lo Stato non è un esattore, ma un partner del mio stesso successo.

0 commenti:

 

© ImpresaVda Template by Netbe siti web