20 gennaio 2014

Riccardo #Monzeglio (#Cisl): «La Poltica deve darsi delle nuove priorità»

Riccardo Monzeglio (Cisl)
Intervista a Riccardo Monzeglio, segretario generale della Cisl, già proposta la scorsa settimana sul Corriere della Valle.

Il tema del lavoro è sicuramente una delle grandi priorità del 2014. Dal vostro osservatorio come è il quadro nazionale e quello locale?
Deve essere per forza uno dei temi centrali di tutte le politiche sia a livello nazionale che regionale. A livello nazionale abbiamo avuto due o tre interventi che sono stati devastanti e mi riferisco a quanto fatto dal Ministro Elsa Fornero. Un primo intervento rispetto al mondo delle pensioni che è vero ha allungato la vita lavorativa allungando così la contribuzione e le risorse versate alle casse, ma è altrettanto vero che ha lasciato sempre fuori i giovani che a queste condizioni non possono rientrare o avere un riciclo. Il secondo è stata la riforma sul lavoro precario o semi-precario che ha cercato in qualche maniera di istituzionalizzare e che non sta funzionando per niente. E' più di un anno che l'abbiamo messa in piedi. Ora partiranno queste nuove forme di contribuzione, cioè non più la disoccupazione, ma pur avendo cambiato nome e requisiti a me pare che stia diventando un elemento disgregante piuttosto che aggregante in quanto queste Aspi e miniaspi (vedi box) possono essere prese per un anno dopodiché, scaduti i termini, finiscono l erisorse se non hai trovato lavoro. Cosa che di questi tempi è davvero difficile.

Altri cambiamenti?
La riforma degli ammortizzatori sociali. Noi ne abbiamo una serie che fanno fronte ai periodi di crisi delle aziende. E qui sono stati fatti dei tagli drastici. A partire dalla cassaintegrazione in deroga riferita essenzialmente alla mancanza di commesse oppure a eventi calamitosi, naturali. L'inverno per l'edilizia ad esempio.

Ipotesi per provare a cambiare lo scenario? Penso all'indennità di cittadinanza, al nuovo contratto proposto da Renzi. Quali sono le vostre idee in merito?
Noi abbiamo sempre pensato di dare risorse a chi lavorava e a chi perdeva il lavoro. L'indennità potrebbe essere un'idea ma non deve essere qualcosa di strutturale. Eviterei perciò il reddito di cittadinanza. Poi è vero che il periodo è molto brutto ed è difficilissimo trovare lavoro, ma è altrettanto vero che deve essere accettato il lavoro che viene offerto in questo periodo e in questi tempi. Non si può fare molto i difficili. E questa è una realtà che va contrastata. Abbiamo moltissime persone iscritte al collocamento, ma di questi soltanto il 50% dà immediata disponibilità al lavoro. Si tratta di 8-9000 persone in Valle dei quali soltanto circa 5000 sono disponibili ad essere avviati immediatamente e gli altri no.

All'estero gli uffici di collocamento sono molto più efficaci. Intermediano molto di più...
Non è così corretto. Dipende molto dalla organizzazione dei servizi. In Italia questi servizi da almeno sessant'anni dovrebbero essere riformati e non è mai stato fatto nulla. Tant'è che sono nate molte agenzie private in surroga in quanto l'apparato statale non è in grado di dare risposte di questo genere. Tanto per essere precisi a livello valdostano è da una decina di anni che questi servizi sono stati regionalizzati, ma facendo le stesse funzioni di quando erano statali. Avendo competenza primaria si potevano e si possono farli lavorare decisamente meglio. Dando loro altri mezzi, altri strumenti e dando loro l'opportunità di andare incontro all'offerta di domanda di lavoro anche in questo periodo difficile.

Ma quali sono i problemi?
Più velocità, meno burocrazia e maggior facilità d'incontro tra domanda e offerta. Purtroppo molte strutture private non si rivolgono più ai collocamenti. E' altrettanto vero che qui si è iniziato a far firmare un contratto di  servizio fra le parti, cioè fra disoccupato e collocamento. Il lavoratore dice che cosa è in grado di fare e promette che non appena viene fatta una proposta di lavoro aderente al suo curriculum di sentirsi obbligato ad accettare l'offerta. Poi c'è un altro problema in Valle da non sottovalutare ed è quello dei trasporti. Se pensate che un lavoratore debba partire da Aosta e andare a lavorare a Fontainemore o a Courmayeur con dei mezzi pubblici questo non torna più a casa se si guardano gli orari. Mancano i servizi fondamentali. E recentemente hanno subito pure dei tagli. Bisogna allora muoversi con il mezzo proprio che però non viene riconosciuto come spesa e di qui un ulteriore aggravio per il lavoratore. Ci sarebbe molto da discutere anche sui salari di ingresso che vengono riconosciuti. Sono molto, molto bassi. Noi non siamo entusiasti delle varie proposte fatte di contratto unico, di inserimento, con l'appiattimento generalizzato degli stipendi. Se però c'è da cercare di far andare avanti la trattativa è chiaro che firmeremo. Noi siamo per il rispetto dei contratti nazionali in vigore. Uno di primo livello nazionale, e dei contratti di secondo regionale. Noi riteniamo che questa forma contrattuale sia ancora tuttora valida e non possa essere  sorpassata da questi contratti in cui per tre anni il datore di lavoro sostanzialmente può fare quasi tutto quello che vuole nei confronti del lavoratore e poi acquisire lo status di assunzione  a tempo determinato. Se saremo obbligati firmeremo, ma non è che ci aggrada molto come proposta fatta dal Governo. Questo significa ridurre le capacità di contrattazione da parte dei lavoratori.

Leggasi Legge di stabilità...
Effettivamente. Questa legge che sembra sia stata fatta in funzione dell'Europa, che non poteva essere né discussa né rivista, tanto da avere già fissato i  saldi di spesa delle varie voci, in realtà a fine anno con il decreto legge  milleproroghe è stata approvata e vi hanno inserito di tutto o di più tanto da far intervenire i Presidente della Repubblica che ha manifestato la sua intenzione di non firmare il provvedimento.

Riforma di Camera e Senato. Che cosa ne pensate?
La riforma degli organi costituzionali va rifatta in qualche modo. Sulla formula non abbiamo particolari preferenze. Ma prima di fare questo è importante intervenire sul fatto che  a livello istituzionale si spende troppo. Abbiamo troppi livelli istituzionali ai quali fare riferimento: lLo Stato, le Regioni, le Province, i Comuni, senza contare che qui si deve dare delle risposte alle Comunità montane anche di tipo economico. Troppi livelli istituzionali. Tutto questo deve necessariamente costare di meno.

Formule possibili?
Diciamo che un doppione delle due Camere non ha molto senso.

Esistono dei problemi più specifici  a livello regionale?
Stiamo vivendo in questo momento una fase con meno risorse, ma non è soltanto da quest'anno che c'è questa riduzione. Forse con un po' di preveggenza si poteva intuire che le risorse sarebbero più scese che risalite. C'è da dire che noi abbiamo apprezzato il raggiungimento dell'accordo con Roma. Non ci piace che questo non sia rispettato come qualunque accordo. Detto ciò in ambito regionale, a nostro avviso, risorse ce ne sono e ce ne sono ancora tante. Il problema è come sono spese e quali sono le priorità che questo Governo regionale deve avere. Come organizzazioni sindacali abbiamo imposto tre idee: non dovevano esserci dei tagli su sanità, istruzione e welfare. Sull'istruzione la parola data è stata mantenuta. Sulla Sanità c'è stato un taglio sensibile di quasi venti milioni di euro e ci è stato detto che non ricadrà sugli utenti, ma si tratterà di risparmi di spesa. Il dubbio che abbiamo è che se si poteva risparmiare tutti questi milioni di euro dove li hanno messi negli anni passati. Sul welfare c'è stato un taglio di dieci milioni, ma purtroppo l'operazione brutale è stata compiuta sui comuni. E questo ha creato un ulteriore mancanza di risorse nei confronti della popolazione. Constatato che non è stato possibile mantenere inalterati questi pilastri abbiamo fatto una riunione del Patto per lo sviluppo durante la quale gli Assessori alle Attività Produttive e alle Finanze si sono impegnati con noi a condividere i vari documenti successivi in applicazione del bilancio, a partire dalle varie leggi di settore. Noi lo riteniamo un fatto importante per la società civile valdostana in quanto ci permetterà di monitorare come vengono impiegate le risorse, come vengono spese. Il problema grosso della Valle è purtroppo quello di non riuscire a produrre lavoro. Abbiamo l'industria pesante che è in crisi e là dove non è in crisi si sopravvive. Quando parlo di crisi intendo cassaintegrazione in deroga in continuo aumento quando non si arriva alla mobilità. C'è poi il settore dell'artigianato dove le piccole imprese stanno riducendo il loro ritmo di lavoro, talvolta chiudendo, talvolta facendo fusione, talvolta riorganizzandosi in quanto non ci sono più commesse. Aggiungo poi la situazione dei forestali. Noi siamo sempre stati contrari al modello adottato a livello regionale attraverso una gestione ad una società di servizi. Per noi era meglio che si proseguisse con la gestione diretta da parte dell'amministrazione regionale come si fa nel resto d'Italia. Infine non dimentichiamoci della Casa da Gioco che malgrado tutti gli investimenti fatti non sta più guadagnando quanto guadagnava prima ed ha iniziato una procedura di mobilità nei confronti del personale. Adesso si è messa una pezza con un accordo sindacale, ma la criticità non è superata. Va trovato un equilibrio tra costi e ricavi.

Anche il settore commercio è in difficoltà...
Noi riceviamo ogni giorno decine di lettere di convocazione per messa in cassaintegrazione da parte di piccole aziende. Quattro dipendenti, due vengono lasciati a casa a rotazione tanto per fare un esempio oppure chiudono un giorno intero alla settimana. Sono situazioni difficilmente gestibili in un quadro globale. Abbiamo ricevuto addirittura la richiesta di cassaintegrazione per gli operatori del Forte di Bard distribuita nell'arco dell'anno perché hanno dei periodi morti ai quali non sanno far fronte.

E allora che fare per il 2014?
In generale riscontriamo che c'è una situazione complessivamente tragica per la quale non intravediamo molti spiragli di luce se non si cambia passo. E poi dobbiamo dire di avere grosse difficoltà a comprendere il quadro politico regionale. Se si ascolta la maggioranza stanno facendo le migliori scelte possibili. Se si ascolta la minoranza si sente dire che si deve fare tutto il contrario. Occorre a nostro modo di vedere un chiarimento, una scelta condivisa tra maggioranza e minoranza affinché decidano quali sono le priorità per salvare questa Valle d'Aosta, per salvare il lavoro e il welfare guadagnato sino ad ora con fatica. E se non è possibile occorre fare delle scelte. L'importante è che a pagare non siano sempre i lavoratori oppure i più poveri o soltanto chi paga le tasse. Questa è la nostra linea. Su alcuni temi fondamentali  poi vorremmo organizzare degli incontri invitando maggioranza e minoranza, amministratori e non. Si tratta di sanità, welfare e lavoro. Per capire quali sono le scelte che queste formazioni politiche intendono fare per uscire tutti assieme dalla crisi altrimenti come sindacato per forza torneremo a scendere in piazza. Dobbiamo fare il punto della situazione per capire dove sta la realtà.

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