Riccardo Jacquemod |
Lei è già stato ospite di ImpresaVda nel 2010. In quattro
anni quanto è cambiato il perimetro di azione della Cooperativa La Sorgente?
Sono stati anni complessi…
In questi quattro anni lo scenario
economico si è radicalmente trasformato. Da una parte la crisi ha evidenziato tutte
le sue facce ed ha incominciato a mordere anche nel tessuto socio economico
valdostano, quindi contrazione dei consumi, risorse pubbliche in diminuzione,
livelli di occupazione in calo. Questi eventi hanno profondamente inciso
sull’attività della cooperativa. La cooperativa è stata toccata pesantemente.
Infatti mentre la linea di sviluppo negli anni 2000 era legata alla possibilità
di rispondere a nuovi bisogni o a realizzare e acquisire nuovi servizi, dopo il
2010 ci si è trovati di fronte alla contrazione dei servizi esistenti, alla
perdita progressiva di utenza e soprattutto davanti all’esigenza di spendere
meno da parte delle pubbliche amministrazioni. La Cooperativa ha così cominciato
a muoversi in altri territori, forse anticipando il periodo di crisi e mettendo
a frutto gli investimenti effettuati nei periodi più floridi. Ora l’orientamento
attuale è di sviluppare attività che intercettino i bisogni delle persone e
della comunità attraverso l’offerta privata. Sono nati in questi anni il
servizio La bonne Famille, che si occupa di intermediazione per l’individuazione
di assistenza famigliare, il piccolo albergo di comunità. Hanno resistito le
progettazioni innovative negli ambiti
come la mediazione culturale, l’intermediazione lavorativa, e anche l’offerta
di servizi per le famiglie in relazione a bisogni estemporanei o specifici, con
il centro estivo o l’ospitalità di persone con varie caratteristiche.
Quanto si è modificato invece il mondo dell’impresa
sociale?
In corso ci sono dei grossi
cambiamenti. Gli ambiti di attività convenzionati hanno subito in generale una
contrazione e ogni organizzazione ha reagito con l’esplorazione di mercati o
proposte differenti. Emerge con chiarezza un confronto con il mondo dei servizi
più attento e maturo: non basta più un progetto interessante ma deve
essere anche mirato a bisogni effettivi e contenuto nei costi. Ci sono stati degli
sviluppi interessanti in situazioni a forte disagio sociale, per esempio il
carcere, o il mondo della malattia della mente, o quello delle disabilità. Settori
che anche in questi anni di crisi hanno avuto uno sviluppo abbastanza
significativo. E soprattutto sono state valorizzate le iniziative che puntavano
alla promozione umana: laddove l’inerzia o l’assenza di servizi si rivela più
costosa in termini di garanzia di assistenza rispetto al costo dei servizi. E
poi c’è il mercato privato, la cosiddetta domanda pagante, dove però l’offerta
deve farsi più precisata, non più solo sottoposta all’osservazione dei criteri
dettati dal pubblico, ma deve essere in grado captareil mercato e crescere all’interno
del mercato. Per la cooperazione, per l’economia sociale in genere è un cambio
di pelle. Siamo proprio di fronte ad un cambio di paradigma…
A proposito di nuovi servizi. Con il piccolo albergo
di comunità avete anche predisposto un ricco calendario di eventi.
Abbiamo provato a mettere insieme
alcune riflessioni. In quanto a noi sembra che nelle nostre comunità ci siano
alcune priorità da mettere più a fuoco. E Il bisogno culturale diventa anche un
bisogno sociale. C’è bisogno di discutere, di confrontarsi di condividere
momenti con altre persone, non necessariamente della propria cerchia. C’è
bisogno di approfondire temi delicati su cui spesso si concentrano invece approcci
ideologici che negano le posizioni reciproche e impediscono di andare a capire
effettivamente che cosa sono le situazioni, a comprenderle. I problemi più
importanti come giovani, lavoro e stranieri
sono trattati in modo superficiale. Le iniziative che sono in programma al
piccolo albergo di comunità vogliono offrire una spazio di confronto su questi
ambiti, per ritrovare il gusto di stare insieme nella convivialità, con la cura
dei contenuti ma anche del cibo e degli ambienti, perché insieme le cose si
vedono meglio. Insieme si riesce a uscire dalle difficoltà più forti e più
velocemente. Il programma si trova sul sito della cooperativa – www.lasorgente.it – su
facebook alla pagina degli eventi PAC (l’acronimo di Piccolo albergo di
comunità). Ci fa piacere incontrare tante persone e costruire insieme gli
eventi…
E’ cambiato e come il rapporto con le
istituzioni?
Con le istituzioni il rapporto è cambiato
anche se è sempre molto intenso. Non si
può immaginare un welfare senza l’apporto decisivo delle istituzioni che ne
hanno la piena responsabilità. In questa fase le istituzioni sono impegnate ad
assimilare la contrazione delle risorse. E’ un momento ancora molto faticoso e
in alcuni casi ancora in abbozzo. Ma nella relazione con il mondo istituzionale
si stanno aprendo spazi di co-costruzione effettiva. Queste sono
opportunità per il mondo del terzo settore che deve imparare a relazionarsi con
un interlocutore nuovo e che deve essere in grado di sviluppare azioni e
progetti concreti, un po’ abbandonando la logica della “questua” e misurandosi
con le proprie capacità di proposta.
L’impressione è che comunque l’importanza del contributo
della cooperazione sociale al welfare sia destinato ad aumentare. E’ vero? O
dovrebbe essere vero?
Diciamo che sarebbe bello fosse
vero. L’opportunità di dare un contributo maggiore è legata alla capacità di
cambiare e di adattarsi della cooperazione sociale stessa: il cambiamento non
ci deve paralizzare. Come ogni organizzazione economica la cooperazione sociale
è figlia del contesto istituzionale dove si trova ad operare. Se riesce a
modificare le sue modalità di relazione gli spazi nel welfare sono destinati a
crescere notevolmente. Ma il cammino del cambiamento è lungo e impervio e non
ci sono tante scorciatoie.
Si parla spesso di economia civile…Immagino che il mondo
della cooperazione si senta pienamente chiamato.
Pienamente coinvolti. Quest’anno c’è
un gruppo di approfondimento sul tema che fa riferimento alla figura del
professor Zamagni. Alle giornate di Bertinoro il tema è proprio questo mettere
insieme, in quanto sono state sempre molto separate, l’economia con la società
civile. E’ sempre più importante che ci sia un coinvolgimento pieno delle
persone anche dentro al mondo del lavoro. L’economia civile o sociale ha degli
spazi musicali.
A livello nazionale il Governo ha predisposto un nuovo testo
sul terzo settore. Voi cosa ne pensate? Che cosa vi piace e cosa no?
Abbiamo avuto un confronto ad
Agosto con il sottosegretario al lavoro, Gigi Bobba che è promotore delle linee
guida sul terzo settore. A noi pare che la traccia abbia molti punti validi,
come l’enfasi sulla sussidiarietà e sulla libera iniziativa dei cittadini, come
il servizio civile. Sono spunti molto interessanti. Tutto sta nel vedere se nel
percorso queste linee guida inducano un effettivo cambio di passo. In effetti
tutto sta nel vedere se si riesce a cancellare, come diceva anche Bobba nell’incontro, anche culturalmente la coincidenza
dell’interesse pubblico con il perimetro della Pubblica Amministrazione.
Sul fronte regionale: come giudicate le politiche locali in
campo sociale?
Abbiamo vissuto fino al 2010 un
ventennio di grande sviluppo delle politiche di welfare che in questo periodo
si è interrotto e rischia anche di arretrare. La regione ha avuto e ha ancora una
regia forte, determinata soprattutto dalla capacità di spesa. Ora è impegnata a
conciliare un modello di welfare ricco e a volte anche poco efficiente con la
riduzione delle risorse. Una sfida tutt’altro che semplice.
Prossimi progetti?
Continuare a Investire le risorse,
umane prima e poi economiche della cooperativa nel costruire il benessere della
nostra comunità. Abbiamo progetti di sviluppo legati ad alcuni beni da
sistemare in Aosta e ad alcune idee progettuali di servizio da sviluppare e
offrire a un mercato più ampio. Vorremmo riuscire anche a guardarci anche
intorno, intendo fuori valle per imparare e ampliare il volume delle nostre
attività. E avere anche un ritorno di competenza al nostro interno.
E’ stato accennato di sfuggita però mi sembra il caso evidenziare
come il Piccolo Albergo di Comunità sia stata un’azione di investimento. In
momenti difficile le imprese per non arretrare cercano di investire…
E’ stata un po’ una scommessa. Però
un investimento che con il lavoro di anni di tutti i soci della Cooperativa
siamo riusciti a mettere insieme. Adesso le opportunità sono tante. Ci sembra
di avere in mano più leve per riuscire ad uscirne bene oppure non riuscire ad
uscirne. Insomma siamo più responsabili di quello che facciamo.
Un sogno imprenditoriale da realizzare…
Il sogno riguarda quella che per
noi è una priorità importante: i giovani. Il nostro sogno è di poter offrire la
cooperativa come base di lancio per la costruzione del futuro delle nostre
nuove generazioni: contribuire a cambiare l’idea di lavoro, il gusto del lavoro
del nostro contesto ci appare come una delle sfide importanti. Ci stiamo ragionando
in quanto nella cooperativa iniziano ad esserci persone giovani ma pure meno
giovani e queste ultime devono essere un po’ contaminate dall’energia delle
nuove generazioni.
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