9 ottobre 2014

Riccardo Jacquemod (Cooperativa La Sorgente): «Pienamente coinvolti nei progetti che possono sviluppare l'#Economiacivile»

Riccardo Jacquemod
Questa settimana abbiamo intervistato Riccardo Jacquemod, responsabile della Cooperativa La Sorgente. L’intervista è stata mandata in onda in occasione della trasmissione di esordio della nuova stagione di ImpresaVda su Radio Proposta in Blu e poi pubblicata sul Corriere della Valle.

Lei è già stato ospite di ImpresaVda nel 2010. In quattro anni quanto è cambiato il perimetro di azione della Cooperativa La Sorgente? Sono stati anni complessi…
In questi quattro anni lo scenario economico si è radicalmente trasformato. Da una parte la crisi ha evidenziato tutte le sue facce ed ha incominciato a mordere anche nel tessuto socio economico valdostano, quindi contrazione dei consumi, risorse pubbliche in diminuzione, livelli di occupazione in calo. Questi eventi hanno profondamente inciso sull’attività della cooperativa. La cooperativa è stata toccata pesantemente. Infatti mentre la linea di sviluppo negli anni 2000 era legata alla possibilità di rispondere a nuovi bisogni o a realizzare e acquisire nuovi servizi, dopo il 2010 ci si è trovati di fronte alla contrazione dei servizi esistenti, alla perdita progressiva di utenza e soprattutto davanti all’esigenza di spendere meno da parte delle pubbliche amministrazioni. La Cooperativa ha così cominciato a muoversi in altri territori, forse anticipando il periodo di crisi e mettendo a frutto gli investimenti effettuati nei periodi più floridi. Ora l’orientamento attuale è di sviluppare attività che intercettino i bisogni delle persone e della comunità attraverso l’offerta privata. Sono nati in questi anni il servizio La bonne Famille, che si occupa di intermediazione per l’individuazione di assistenza famigliare, il piccolo albergo di comunità. Hanno resistito le progettazioni innovative negli  ambiti come la mediazione culturale, l’intermediazione lavorativa, e anche l’offerta di servizi per le famiglie in relazione a bisogni estemporanei o specifici, con il centro estivo o l’ospitalità di persone con varie caratteristiche.

Quanto si è modificato invece il mondo dell’impresa sociale?
In corso ci sono dei grossi cambiamenti. Gli ambiti di attività convenzionati hanno subito in generale una contrazione e ogni organizzazione ha reagito con l’esplorazione di mercati o proposte differenti. Emerge con chiarezza un confronto con il mondo dei servizi più attento e maturo: non basta più un progetto interessante ma deve essere anche mirato a bisogni effettivi e contenuto nei costi. Ci sono stati degli sviluppi interessanti in situazioni a forte disagio sociale, per esempio il carcere, o il mondo della malattia della mente, o quello delle disabilità. Settori che anche in questi anni di crisi hanno avuto uno sviluppo abbastanza significativo. E soprattutto sono state valorizzate le iniziative che puntavano alla promozione umana: laddove l’inerzia o l’assenza di servizi si rivela più costosa in termini di garanzia di assistenza rispetto al costo dei servizi. E poi c’è il mercato privato, la cosiddetta domanda pagante, dove però l’offerta deve farsi più precisata, non più solo sottoposta all’osservazione dei criteri dettati dal pubblico, ma deve essere in grado captareil mercato e crescere all’interno del mercato. Per la cooperazione, per l’economia sociale in genere è un cambio di pelle. Siamo proprio di fronte ad un cambio di paradigma…  

A proposito di nuovi servizi. Con il piccolo albergo di comunità avete anche predisposto un ricco calendario di eventi.
Abbiamo provato a mettere insieme alcune riflessioni. In quanto a noi sembra che nelle nostre comunità ci siano alcune priorità da mettere più a fuoco. E Il bisogno culturale diventa anche un bisogno sociale. C’è bisogno di discutere, di confrontarsi di condividere momenti con altre persone, non necessariamente della propria cerchia. C’è bisogno di approfondire temi delicati su cui spesso si concentrano invece approcci ideologici che negano le posizioni reciproche e impediscono di andare a capire effettivamente che cosa sono le situazioni, a comprenderle. I problemi più importanti  come giovani, lavoro e stranieri sono trattati in modo superficiale. Le iniziative che sono in programma al piccolo albergo di comunità vogliono offrire una spazio di confronto su questi ambiti, per ritrovare il gusto di stare insieme nella convivialità, con la cura dei contenuti ma anche del cibo e degli ambienti, perché insieme le cose si vedono meglio. Insieme si riesce a uscire dalle difficoltà più forti e più velocemente. Il programma si trova sul sito della cooperativa – www.lasorgente.it – su facebook alla pagina degli eventi PAC (l’acronimo di Piccolo albergo di comunità). Ci fa piacere incontrare tante persone e costruire insieme gli eventi…

 E’ cambiato e come il rapporto con le istituzioni?
Con le istituzioni il rapporto è cambiato anche se è sempre molto  intenso. Non si può immaginare un welfare senza l’apporto decisivo delle istituzioni che ne hanno la piena responsabilità. In questa fase le istituzioni sono impegnate ad assimilare la contrazione delle risorse. E’ un momento ancora molto faticoso e in alcuni casi ancora in abbozzo. Ma nella relazione con il mondo istituzionale si stanno aprendo spazi di co-costruzione effettiva. Queste sono opportunità per il mondo del terzo settore che deve imparare a relazionarsi con un interlocutore nuovo e che deve essere in grado di sviluppare azioni e progetti concreti, un po’ abbandonando la logica della “questua” e misurandosi con le proprie capacità di proposta.

L’impressione è che comunque l’importanza del contributo della cooperazione sociale al welfare sia destinato ad aumentare. E’ vero? O dovrebbe essere vero?
Diciamo che sarebbe bello fosse vero. L’opportunità di dare un contributo maggiore è legata alla capacità di cambiare e di adattarsi della cooperazione sociale stessa: il cambiamento non ci deve paralizzare. Come ogni organizzazione economica la cooperazione sociale è figlia del contesto istituzionale dove si trova ad operare. Se riesce a modificare le sue modalità di relazione gli spazi nel welfare sono destinati a crescere notevolmente. Ma il cammino del cambiamento è lungo e impervio e non ci sono tante scorciatoie. 

Si parla spesso di economia civile…Immagino che il mondo della cooperazione si senta pienamente chiamato.
Pienamente coinvolti. Quest’anno c’è un gruppo di approfondimento sul tema che fa riferimento alla figura del professor Zamagni. Alle giornate di Bertinoro il tema è proprio questo mettere insieme, in quanto sono state sempre molto separate, l’economia con la società civile. E’ sempre più importante che ci sia un coinvolgimento pieno delle persone anche dentro al mondo del lavoro. L’economia civile o sociale ha degli spazi musicali.

A livello nazionale il Governo ha predisposto un nuovo testo sul terzo settore. Voi cosa ne pensate? Che cosa vi piace e cosa no?
Abbiamo avuto un confronto ad Agosto con il sottosegretario al lavoro, Gigi Bobba che è promotore delle linee guida sul terzo settore. A noi pare che la traccia abbia molti punti validi, come l’enfasi sulla sussidiarietà e sulla libera iniziativa dei cittadini, come il servizio civile. Sono spunti molto interessanti. Tutto sta nel vedere se nel percorso queste linee guida inducano un effettivo cambio di passo. In effetti tutto sta nel vedere se si riesce a cancellare, come diceva anche Bobba nell’incontro,  anche culturalmente la coincidenza dell’interesse pubblico con il perimetro della Pubblica Amministrazione.  

Sul fronte regionale: come giudicate le politiche locali in campo sociale?
Abbiamo vissuto fino al 2010 un ventennio di grande sviluppo delle politiche di welfare che in questo periodo si è interrotto e rischia anche di arretrare. La regione ha avuto e ha ancora una regia forte, determinata soprattutto dalla capacità di spesa. Ora è impegnata a conciliare un modello di welfare ricco e a volte anche poco efficiente con la riduzione delle risorse. Una sfida tutt’altro che semplice.

Prossimi progetti?
Continuare a Investire le risorse, umane prima e poi economiche della cooperativa nel costruire il benessere della nostra comunità. Abbiamo progetti di sviluppo legati ad alcuni beni da sistemare in Aosta e ad alcune idee progettuali di servizio da sviluppare e offrire a un mercato più ampio. Vorremmo riuscire anche a guardarci anche intorno, intendo fuori valle per imparare e ampliare il volume delle nostre attività. E avere anche un ritorno di competenza al nostro interno.

E’ stato accennato di sfuggita però mi sembra il caso evidenziare come il Piccolo Albergo di Comunità sia stata un’azione di investimento. In momenti difficile le imprese per non arretrare cercano di investire…
E’ stata un po’ una scommessa. Però un investimento che con il lavoro di anni di tutti i soci della Cooperativa siamo riusciti a mettere insieme. Adesso le opportunità sono tante. Ci sembra di avere in mano più leve per riuscire ad uscirne bene oppure non riuscire ad uscirne. Insomma siamo più responsabili di quello che facciamo.

Un sogno imprenditoriale da realizzare…
Il sogno riguarda quella che per noi è una priorità importante: i giovani. Il nostro sogno è di poter offrire la cooperativa come base di lancio per la costruzione del futuro delle nostre nuove generazioni: contribuire a cambiare l’idea di lavoro, il gusto del lavoro del nostro contesto ci appare come una delle sfide importanti. Ci stiamo ragionando in quanto nella cooperativa iniziano ad esserci persone giovani ma pure meno giovani e queste ultime devono essere un po’ contaminate dall’energia delle nuove generazioni.

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