3 dicembre 2014

Liberare il potenziale dell’economia sociale per la crescita europea

Luigino Vallet
Questo testo di Luigino Vallet è stato pubblicato sull'ultimo numero del Corriere della Valle in vista della conferenza dell'economista Luigino Bruni che si svolgerà domani sera, alle 20,45, al Cinema Théâtre de la Ville. Diretta su Radio Proposta in Blu.

Il 17 e 18 dicembre il Governo Italiano, nel semestre in cui ha la Presidenza di turno del Consiglio  dell’Unione Europea, ha organizzato una conferenza a Roma dal titolo “Liberare il potenziale dell’economia sociale per la crescita europea”. Io ho partecipato come invitato per essere da molti anni impegnato, con diversi ruoli di responsabilità, in alcune organizzazioni - associazioni di volontariato, cooperative sociali, coordinamenti di associazioni, fondazioni - che fanno riferimento all’economia sociale in Valle.

Erano gli stessi giorni cui in Valle si discuteva in modo animato sul ruolo di alcuni coordinamenti del volontariato - realizzati con molta fatica nel corso del tempo - ma con tutta un’altra prospettiva. A tale convegno sono giunti a Roma quasi 200 relatori provenienti da 25 Paesi europei rappresentanti delle Istituzioni, esponenti dell'economia sociale, ricercatori e studiosi, ma anche semplicemente persone che sono
interessate a questo settore che ha, pur con molte difficoltà, non ha diminuito la sua presenza in questo perdurante periodo di crisi.

Davanti alla platea dell'Auditorium Massimo nel quartiere Eur il sottosegretario Luigi Bobba ha spiegato i motivi di questo convegno: «Questa conferenza vuole attirare attenzione su un settore importante. Il Governo ha scritto un'ampia Riforma in discussione alla Camera su volontariato, associazionismo e cooperazione sociale. Abbiamo seguito un percorso che altri Paese europei hanno imboccato in questi anni. Siamo convinti che dal confronto tra tutti questi attori possano arrivare idee e soluzioni».

Ha poi ricordato i dati Istat sull'economia sociale con i numeri (incidenza di circa il 10% sul Pil e le cifre sull'occupazione nel settore) e ha sottolineato l'esigenza dell'innovazione: «I servizi offerti dal Pubblico non sono più in grado di risolvere i problemi o fornire risposte ai bisogni: beni che solo le organizzazioni sociali possono garantire. Bisogna assumere una  prospettiva che guardi al medio e lungo termine. Anche la task force del G7 ha presentato qui il suo rapporto sull'impatto sociale.   Urge un passo avanti: da queste due giornate uscirà la Strategia di Roma per l'economia sociale».

A precedere l'intervento di Bobba è stato il professore Jean Paul Fitoussi che ha molto criticato le politiche economiche dell'Europa. La sua fondamentale esortazione è stata quella di «Partire dal capitale umano». Fitoussi ha messo in campo i temi della democrazia e della partecipazione alle politiche economiche degli ultimi anni. «In Europa la protezione sociale è vista come ostacolo alla competitività, dal Fiscal compact al Patto di Stabilità. Questa strategia ha come conseguenza una democrazia che non può correggersi come giusta combinazione tra solidarietà e profitto e così i cittadini possono anche cambiare i governi ma non le politiche economiche. Da questo assistiamo così all'ascesa del populismo. Negli Usa in due anni hanno cambiato queste politiche ed è arrivata la ripresa, in Europa invece si rischia la scomparsa delle protezione sociali e delle assicurazioni collettive».

In conclusione rispondendo ad una domanda del moderatore che gli chiedeva «se ci sia spazio ancora all'ottimismo» Fitoussi ha risposto: «Io sono ottimista per il futuro. Parliamo di povertà ma l'Europa è ricca di tante cose anche se è mal gestita. Arriverà un momento in cui se ne renderanno conto: serve il capitale umano per produrre quello materiale».

I convenuti hanno poi lavorato in 10 gruppi che concentrandosi su alcune specifiche tematiche dell’economia sociale realizzando in concreto delle occasioni di incontro e scambio e riaffermando contenuti forse oggi consolidati, ma che è comunque strategico portare all'attenzione delle istituzioni comunitarie, quali la consapevolezza del ruolo fondamentale dell'economia sociale per la «realizzazione di diversi obiettivi  importanti dell'Unione Europea, come ad esempio la creazione e il mantenimento dell'occupazione, la coesione sociale, l'innovazione sociale,  lo sviluppo rurale e regionale, inclusa la cooperazione internazionale e lo sviluppo, la tutela dell'ambiente», ecc.nonché la convinzione che «il suo ruolo è diventato ancora più significativo negli ultimi anni, poiché le organizzazioni dell'Economia Sociale hanno dimostrato di essere una forza anti-ciclica per affrontare la crisi economica che colpisce il nostro continente».

Importante intervento in una successiva tavola rotonda in cui è stato evidenziato come in Europa sia realizzato il 50% del welfare mondiale e che le imprese sociali contribuiscono a realizzarne il 50%, dando
lavoro a 14 milioni di persone. In Italia, le imprese sociali offrono servizi di welfare a 7 milioni di famiglie
e creano occupazione per 400mila persone.

Rispetto alle conclusioni viene raccomandata la definizione di referenze istituzionali chiare per l'economia
sociale a livello comunitario, la necessità di linee guida e monitoraggio rispetto all'applicazione della Direttiva
Appalti e della Direttiva Concessioni, l'ampliamento delle collaborazioni tra istituzioni e terzo settore basate
su «una logica di sussidiarietà, co-progettazione e co-produzione», la destinazione di investimenti
comunitari non solo alle infrastrutture materiali, ma anche agli investimenti sociali, il rafforzamento di strumenti
finanziari a sostegno dell'economia sociale; infine si prende opportunamente atto che in tema di impatto sociale il dibattito è ancora ampiamente da sviluppare.

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