9 gennaio 2015

#Confidi, il ponte tra #Impresa e #Banca

Tratto da «Valfidi informa» vi propongo un articolo del presidente Andrea Leonardi.
Andrea Leonardi



I Confidi italiani sono sempre più attenti ad una costante loro ristrutturazione e collocazione sul territorio in cui si muovono, soprattutto dopo l’avvio delle verifiche effettuate, da pochi anni a questa parte, dall’Organo di Vigilanza, che tanto hanno cominciato a far emergere, nel bene e nel male, nel corso della attività di accertamento delle funzioni creditizia e finanziaria.

I Confidi sono ancora alla ricerca di una dimensione economica propria, con maggior riferimento a quelli di media entità, tale che possa far conseguire alle imprese socie i migliori tassi di interesse e un buon accesso al credito. Anche le strutture consortili più grandi, debbono, però, ancora raggiungere la dimensione economica adeguata al loro ruolo, in un mercato del credito che, per effetto delle recenti evoluzioni, si appalesa sempre più rigido e globalizzato.

Le banche, dal canto loro, debbono comprendere come potrebbero contribuire in misura rilevante a far crescere le economie e, quindi, il sistema imprenditoriale negli ambiti in cui esse sono presenti.

Nel nostro ambiente regionale, molto legato ad esperienze del passato e caratterizzato da una forte raccolta (più che di impieghi), gli Istituiti di credito favoriti sono stati sempre quelli delle cosiddette “piccole banche” (banche private d’un tempo; e poi Casse rurali e Banche di Credito Cooperativo, più recentemente), così essendosi dato impulso a entità più modeste, se viste in un’ottica nazionale, nell’ambito del quale, al contrario, vi è stata continua crescita delle loro dimensioni. La peculiarità valdostana non è avvenuta a dispetto delle banche più grandi che, per muoversi in una piccola Regione, hanno soltanto dovuto (e debbono) adattarsi, svolgendo una più attenta attività di localismo.

Le banche cercano con costanza di sviluppare, in maniera più idonea, gli “adattamenti” alle esigenze della clientela, la loro attività precipua rivolta alle concessioni di credito, soppesando sempre di più la qualità delle gestioni delle imprese da finanziare, facendo leva su scelte ordinate di portafoglio.

Così, (ci piace tornare sull’argomento già trattato in precedenti nostri articoli) il merito creditizio dell’impresa non ha potuto più ovviare alla redditività, al risultato del conto economico, anche in presenza di una sufficiente patrimonializzazione e di buoni equilibri finanziari. Se una impresa sarà degna di credito sarà misurabile con la attribuzione del rating, che non può prescindere dalle informazioni corrette fornite alle banche. Ciò presuppone appunto un sistema di rapporti fondati sulla reciprocità (e sull’etica) e sulle informazioni assunte sul territorio.

Ed allora immaginiamo, anzi continuiamo ad immaginare un ponte costruito dai Confidi, un ponte di connessione fra banche e micro-piccole imprese, che rimanga importante nel contesto finanziario, facendo divenire apprezzabile il ruolo del Confidi quale effettivo Intermediario finanziario.

I Confidi sono da lungo tempo un tassello importante del sistema finanziario italiano; ed è ampiamente riconosciuta la validità delle loro funzioni, più che mai utili e necessarie nell’attuale fase congiunturale, che si esplicano nella attività di concessione di garanzie, ma anche di assistenza e consulenza per raggiungere la migliore condizione per l’accesso al credito.

Saranno, però, tutti in grado (le imprese, le banche ed i consorzi di garanzia stessi) di cogliere le sfide e le opportunità future e per tendere verso Confidi di nuova generazione?

Purtroppo, negli ultimi anni sono emersi alcuni fattori di fragilità e sostenibilità economica e modelli di business dei Consorzi di garanzia fidi, causati da un elevato grado di frammentazione, da inconfutabili carenze tecnico-organizzative, da ritardi di adeguamento tecnologico negli strumenti di rating, fattori sui quali occorre intervenire. Tali criticità e debolezze strutturali, unite alla crisi finanziaria, stanno producendo profonde trasformazioni sulle quali il legislatore, gli Enti Pubblici (sovventori) e la Banca d’Italia hanno cercato di intervenire nel corso dell’ultimo decennio; ed hanno contribuito alla introduzione di nuove discipline (ormai attese da tempo) che saranno presto normate, non ultima quella che si evince quale Audizione sul disegno di legge n. 1259 - Delega al Governo per la riforma del sistema dei confidi – 6° Commissione del Senato della Repubblica (Finanza e tesoro).

Di che cosa si tratta?

E’, in sintesi, l’introduzione di regole più severe mirate alla patrimonializzazione dei Confidi e alla loro attualizzazione, ponendo limiti minimi di capitale sociale e di volumi di garanzie concesse (queste ultime di almeno € 150.000.000,00), tali da non far prescindere da parte dell’Intermediario Finanziario da una più attenta organizzazione e da un elevato grado di efficienza delle proprie strutture. Una sorta di suggerimenti indiretti, insomma, che dovranno ancora passare al vaglio critico della Banca d’Italia, per giungere alla loro definitiva approvazione.

Dobbiamo pensare che la proposta legislativa in discussione muove dal riconoscimento del ruolo dei Consorzi di Garanzia Fidi nel mercato del credito: non basterà più la conoscenza diretta delle imprese associate e la presenza sul territorio, che pur continueranno a rendere possibile la riduzione dell’asimmetria informativa delle relazioni creditizie.

Diamo merito ai Confidi che nella recente crisi finanziaria hanno confermato e accresciuto il proprio ruolo, consentendo a numerose aziende di continuare a operare durante la fase più difficile della recente congiuntura. Evidenziamo, però, come la prolungata recessione della nostra economia abbia fatto emergere alcune debolezze strutturali del comparto e situazioni di fragilità dei singoli intermediari. L’utilizzo corretto ed efficiente delle risorse finanziarie, sia pubbliche che private, stanziate con lo scopo di alleviare la difficoltà di accesso delle imprese al credito è tema non nuovo all’attenzione della Banca d’Italia, Autorità di vigilanza, che viene – a quanto è dato di comprendere – assunto come obiettivo prioritario della proposta legislativa testé indicata.

Sono possibili, e li auspichiamo, specifici interventi di revisione dell’ordinamento dei Confidi atti a rafforzare la loro stabilità finanziaria, ancorché con più efficaci i controlli. Il fine ultimo, però, deve rimanere quello della propria mission: gli intermediari dovranno essere messi in grado di continuare a contribuire al finanziamento delle imprese, nel rispetto dei principi di sana e prudente gestione.

A parere di chi scrive, si tenderà ad un ridimensionamento salutare del settore, grazie al quale scompariranno molte entità marginali e spesso operative solo “modestamente”. Quindi, si verificherà una crescita generalizzata della garanzia mutualistica, sia sotto il profilo dei volumi di attività sia sul fronte del tasso di penetrazione del tessuto imprenditoriale.

Il comparto finanziario si dividerà nettamente in due settori: quello dei Confidi vigilati, ex articolo 106 TUB e quello dei non vigilati, ex articolo 112 TUB, caratterizzati da dinamiche sempre più divergenti.

E sotto questo aspetto tutti i Consorzi di garanzia fidi dovranno riflettere e porre attenta ponderazione su tutte le variabili intervenienti per le scelte future.

L’opportunità offerta da questo scritto va colta; ed allora auguriamo, per il 2015, ai Soci i più sentiti auspici di serena e provvida attività di impresa, trascurata ogni negativa previsione economica, nella concreta convinzione che VALFIDI possa ancor di più essere utile agli imprenditori ed ai professionisti.

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