Per celebrare San Grato, il patrono della Diocesi (messa questa mattina in Cattedrale alle 9,30, con diretta su Radio Proposta in Blu), ti propongo un estratto della lettera pastorale del Vescovo di Aosta, Mons. Franco Lovignana, dal titolo «Misericordiosi come il Padre».
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6. Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l'anello al
dito e i sandali ai piedi (Lc 15, 22)
Come possiamo farci testimoni ed annunciatori della misericordia di Dio nel mondo di oggi?
Raccolgo due piste dalla Misericordiae Vultus: perdono e opere di misericordia.
Diventiamo apostoli del perdono vivendolo in prima persona e coltivandone le ragioni culturali
nella società.
In questo anno ognuno di noi può impegnarsi a guarire con la medicina del perdono le relazioni
malate della propria vita e della propria famiglia e comunità. Il punto di partenza è la guarigione
che Dio stesso offre a noi. Così Gesù ha insegnato nella parabola del servo spietato (cfr Mt 18, 21-
35), rispondendo a Pietro che riduceva il perdono ad una pratica della legge: se il mio fratello
commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? (Mt 18, 21). Il perdono non è una norma
da praticare ma è il frutto che matura in un cuore guarito e trasformato dalla misericordia di Dio:
«La parabola contiene un profondo insegnamento per ciascuno di noi. Gesù afferma che la
misericordia non è solo l’agire del Padre, ma diventa il criterio per capire chi sono i suoi veri figli.
Insomma, siamo chiamati a vivere di misericordia, perché a noi per primi è stata usata
misericordia. Il perdono delle offese diventa l’espressione più evidente dell’amore misericordioso
e per noi cristiani è un imperativo da cui non possiamo prescindere. Come sembra difficile tante
volte perdonare! Eppure, il perdono è lo strumento posto nelle nostre fragili mani per raggiungere
la serenità del cuore. Lasciar cadere il rancore, la rabbia, la violenza e la vendetta sono condizioni
necessarie per vivere felici».
L’anno santo è il momento per riprendere relazioni interrotte, ricucire strappi operati nel
tempo, riaprire situazioni di chiusura nelle quali abbiamo sigillato la nostra vita o bloccato la vita
delle nostre famiglie e comunità.
La testimonianza del perdono può stimolare anche la società in cui viviamo, spesso improntata
ad una mentalità lontana dalla logica della misericordia: «È triste dover vedere come l’esperienza
del perdono nella nostra cultura si faccia sempre più diradata. Perfino la parola stessa in alcuni
momenti sembra svanire. Senza la testimonianza del perdono, tuttavia, rimane solo una vita
infeconda e sterile, come se si vivesse in un deserto desolato. È giunto di nuovo per la Chiesa il
tempo di farsi carico dell’annuncio gioioso del perdono … forza che risuscita a vita nuova e
infonde il coraggio per guardare al futuro con speranza». Facciamoci promotori di una cultura del perdono nella scuola, nel lavoro, nello sport, nella
politica, nel volontariato sociale … Cerchiamo di mostrane la forza e le ragioni. Soprattutto
accompagniamo con pazienza e generosità tutti i tentativi di pacificazione e di riconciliazione tra
persone e istituzioni, resistendo sempre alla tentazione di alimentare contrapposizioni e divisioni.
7. Facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita (Lc 15, 23-24)
La seconda pista per farci testimoni ed annunciatori della misericordia di Dio nel mondo di
oggi è quella delle opere di misericordia. Già lo scorso anno le avevo indicate come mezzo di
evangelizzazione all’interno delle relazioni interpersonali. Esse ci vengono riproposte da papa
Francesco come segno del giubileo e noi ne approfondiremo la conoscenza e l’esercizio. Vogliamo
considerarle come il segno della gioia che viviamo ricevendo continuamente grazia e misericordia
da Dio. La pratica delle opere di misericordia ci fa uscire di casa, come il padre della parabola, per
raggiungere quei fratelli e quelle sorelle che, per tante ragioni, rimangono fuori della porta, perché
anche loro possano entrare e prendere parte alla festa di Dio e dei suoi figli.
Suggerisco alle parrocchie un cammino di catechesi sulle opere di misericordia per il tempo
quaresimale. Chiedo agli operatori di pastorale giovanile di assumere nei loro cammini e nelle loro
proposte questa attenzione, come richiesto espressamente da tanti giovani nella loro Assemblea.
Le opere di misericordia chiedono al cristiano anche un impegno stabile nelle strutture sociali.
Per questo propongo di lavorare su due progetti da elaborare in questo anno santo e da realizzare
in seguito per rimanere segno permanente della sollecitudine della nostra diocesi.
In primo luogo penso alla preparazione di un percorso all’impegno sociale e politico per i giovani.
Costituiremo un gruppo di lavoro che, durante il giubileo, studierà tempi, modalità e contenuti per
dare volto a tale proposta.
In secondo luogo penso ad una casa della carità, un luogo visibile, accanto alla nostra cattedrale,
nel quale raccogliere alcune attività della Caritas in risposta alle esigenze più immediate ed urgenti
delle persone bisognose. Perché il progetto coinvolga tutta la comunità e sia espressione di un
dono che nasce dalla concretezza della vita di tanti mi permetto di chiedere fin d’ora il contributo
di idee, di professionalità e di offerte.
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