La cantina |
Questa settimana abbiamo intervistato Danilo Grivon, dal 2006 alla guida della Fromagerie Haut Val d’Ayas di Brusson.
La cooperativa nasce nel 2002 lei inizia ad
occuparsene nel 2006 dopo un passato nel settore sviluppo e marketing di
Barilla, Colussi e Saclà. A oltre dieci anni di distanza la sua sembrerebbe
essere stata una felice scelta di vita…
Felice certamente per quanto mi riguarda. Sicuramente una
scelta che sul piano professionale magari paga pegno a carriere di altro tipo
però la possibilità di occuparsi di una azienda sul territorio con tutte le sue
sfaccettature e importanze che può avere il territorio stesso è fonte di
soddisfazione
Quali sono state le
tappe più importanti dal punto di vista aziendale?
Ormai sono 15 anni di vita aziendale. E’ stato un
progressivo consolidamento sia dimensionale in termini di fatturato e di
sviluppo sul mercato nazionale ed estero. Tappe significative riguardano l’entrata
nel mondo del biologico, scelta condivisa dai soci all’inizio dell’attività
della Fromagerie. Oltre ad un’altra serie die venti molto importanti che per me
sono stati la costruzione del nuovo magazzino di stagionatura, investimenti
sulla struttura e quindi crescite legate a continui investimenti per
raggiungere una dimensione sufficientemente grande per stare sul mercato.
Il caseificio |
La gestione del
caseificio non è un business facile…
Il settore non è particolarmente profittevole. Un
imprenditore per metterci soldi in questo settore ci deve pensare molte volte
prima di farlo. I margini sono molto risicati, la competizione è molto forte,
le tensioni sui mercati e le attività promozionali estremamente forti. Effettivamente
non è un mercato facile.
Eravate partiti
puntando sul bio…
Il bio è un mercato per noi importante anche perché siamo
tra i pochi player a livello nazionale nel settore del formaggio e in particolare
con la fontina dop biologica siamo l’unico produttore significativo. In termini
di fatturato cresce anno su anno con tassi non elevatissimi ma continui. Se si
va a vedere anche sul piano del mercato nel suo complesso è uno dei pochi
ambiti in cui si registra un più e non un meno, quindi di fatto è stata una
scelta vincenti per certi versi e comunque distintiva rispetto al nostro mercato
di riferimento. Di conseguenza una scelta importante.
Diamo un po’ di
numeri aziendali: quanti siete e quanto producete?
In questi anni siamo cresciuti sia livello produttivo in
quanto lavoriamo circa due milioni e mezzo di chili di latte all’anno, anche
grazie all’acquisizione di qualche nuovo fornitore, sviluppiamo un fatturato
superiore ai 3,3 milioni l’anno, dato in continua crescita da quando siamo nati
quando fatturavano circa 1,3 milioni, diamo un’occupazione diretta ad una
quindicina di persone e siamo presenti sul mercato nazionale e su una dozzina
di paesi esteri.
Mucche al pascolo |
Quanto pesa l’export?
Circa 7-8%. Limite significativo anche se tra gli obiettivi
che abbiamo c’è proprio quello di crescere su questo segmento di mercato che al
di là del peso sul fatturato rappresenta un settore un po’ più profittevole
rispetto al mercato un po’ asfittico nazionale.
Come commercializzate
i vostri prodotti?
Inizialmente abbiamo cercato i contatti con i mercati
esteri. E questo è avvenuto con la partecipazione a diverse fiere, estere oltre
che nazionali. Le fiere più importanti del settore dalla Nuga al Cibus. Adesso
per farci conoscere esistono anche latri strumenti, ad esempio il web, stiamo
cercando di investire in questa direzione anche con un’attività di e-commerce attraverso
il nostro sito che sta cominciando a dare i primi risultati. Stare sul web è
per noi diventato un modo per fare conoscere l’azienda dopodiché la vendita
avviene anche attraverso uno spaccio aziendale che funziona molto bene con la
possibilità di accogliere visite guidate. Una vendita sul mercato locale
piuttosto limitata dopodichè ci proponiamo
a livello nazionale e estero.
Guardando all’ultimo
anno più soddisfazioni o più difficoltà?
Le difficoltà sono il pane quotidiano di ogni azienda.
Tuttavia ritengo che in termini di risultato economico e andamento aziendale sarà
un anno soddisfacente.
Possiamo dire che le
difficoltà rendono più belle le soddisfazioni?
Ecco, diciamo che la vita in azienda è questo…
Futuri progetti da
segnalare?
Prima di tutto sergnalerei uno sviluppo interno che punta ad
un miglioramento continuo della qualità dei prodotti e la ricerca anche di
prodotti più innovativi e nella formulazione o nella proposta di packaging.
Il punto vendita |
Un esempio?
Non è un prodotto innovativo ma che è un prodotto che ci
caratterizza. Noi siamo l’unico produttore valdostano di fromadzo Dop certificato,
un Dop minore, meno conosciuto della fontina, ma su cui noi abbiamo investito e
abbiamo continuato a lavorare in questi anni e comincia a darci soddisfazione
in quanto sempre di più inizia ad essere identificato il nostro territorio come
il territorio d’élite per questo tipo di produzione. Allargando invece il
ragionamento vorrei evidenziare un’iniziativa nostra di fromagerie e di altri
cinque colleghi del settore agroalimentare che ha portato alla costituzione
della prima rete di impresa in Valle d’Aosta, cioè un raggruppamento
strutturato di sei aziende nel comparto alimentare, non concorrenti tra di loro,
in modo da unire le forze con l’obiettivo di aumentare la nostra massa critica
sui mercati europei ed extraeuropei.
Quali aziende ne
fanno parte oltre a voi?
Maison Bertolin con i suoi salumi che è la capoguida del
raggruppamento poi Alpenzu con la sua fonduta e le sue marmellatte, Alpe con i
liquori, la Tegoleria valdostana per i dolci e la Caves des Onze Communes per i
vini.
Un sogno cooperativo
da realizzare?
Mi auguro che l’iniziativa cooperativistica possa continuare
anche tra i giovani, sia all’interno delle cooperative che esistono già sia
costituendone delle nuove, perché penso che possa essere una forma di impresa
con dei vantaggi in quanto mette attorno al tavolo teste e pensieri diversi e
nei momenti di difficoltà questa forma di associazione può essere
vincente.
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