Ho pubblicato un'intervista al neo-eletto Presidente della Giunta regionale Augusto Rollandin sia sul Corriere della Valle d'Aosta che sul Sole 24 Ore Nord Ovest (insieme al collega di Torino Marco Ferrando). Qui propongo in tre puntate una versione praticamente integrale della chiacchierata. Nelle prossime settimane, questa volta soltanto sul Corriere, troverete l'intervista agli altri componenti della Giunta. La versione on line si farà, in questo caso, attendere un po' di più. Insomma se volete leggervela con una tempistica adeguata andate in edicola (1,20 euro) oppure abbonatevi (35 euro).
«Il primo provvedimento legislativo che intendo realizzare sarà la modifica della composizione dell’attuale Consiglio di amministrazione della casa da gioco che passerà da cinque a tre consiglieri per poi arrivare all’amministratore unico». Augusto Rollandin, 59 anni, veterinario, già senatore della Repubblica, neo-eletto Presidente della Giunta regionale per l’Union Valdôtaine, torna a Place Deffeyes per la terza volta e riparte da uno dei temi più incandescenti della passata legislatura: la Casa da gioco.
Ma la gestione pubblica rimane l’unica soluzione?
Dobbiamo essere molto concreti. La gestione del Casino va razionalizzata. E questo passa prima di tutto attraverso una riorganizzazione verticale delle competenze e delle responsabilità in sede aziendale. Ci vuole una chiara individuazione delle posizioni, dei ruoli e delle responsabilità dei dirigenti. A noi spetta di dare le linee politiche e poi tocca al Cda gestire in piena autonomia, senza ingerenze. In questo momento non è pensabile cedere a terzi la Casa da Gioco. Occorre prima risollevarne le sorti e poi si potrà valutare se affidarne la gestione a dei privati, ma abbiamo bisogno di trovare delle regole che ci permettano di scegliere il partner.
Non pensa comunque che sia necessario un ripensamento della presenza dell’amministrazione regionale nell’economia attraverso le sue società partecipate?
Il giudizio non può essere globale. Ci sono società come la Compagnia Valdostana delle Acque che hanno dimostrato di sapersi confrontare con il mercato e ottenere risultati importanti e altre più in difficoltà per le quali si potrebbe attivare un sistema misto oppure lasciare direttamente il solo privato ad occuparsene.
Significa che venderete qualche partecipata?
Laddove c’è un soggetto che chiede di subentrare, il che non è così semplice. Sono convinto che in determinati casi la presenza della Regione possa limitarsi soltanto alla fase dello start up.
Cva è in gioco nella grande partita delle utilities del Nord?
E’ un discorso che ci interessa. Ci sono stati dei primi contatti. Poi la situazione si è un po’ arenata più per difficoltà loro che nostre.
La scorsa settimana il presidente di Confindustria Valle d’Aosta Giuseppe Bordon in un’intervista rilasciata al Sole 24 Ore Nord Ovest ha detto che la Valle ha perso capacità attrattiva. Quali sono secondo lei le potenzialità da valorizzare?
La Valle d’Aosta può ancora essere un’area di interesse per le aziende per la ricchezza di energia pulita, per la sua acqua, per l’ambiente oltre ad una serie di disponibilità di infrastrutture tecnologiche. Nel nostro programma è indicato, ad esempio, il progetto di collegamento delle vallate laterali con la fibra ottica. Oggi poi con la normativa europea non è più possibile come un tempo offrire contributi a fondo perso per l’insediamento. Stiamo però studiando la procedura per attuare una formula sperimentale di «zona franca montana». Vogliamo capire se possiamo creare delle piccole aree, magari nella media montagna, dove insediare attività ad alta tecnologia con un numero significativo di ricercatori. Del resto stiamo anche ristrutturando l’aeroporto e l’idea di creare un hub non va scartata.
Qualche idea su possibili incentivi per le aziende valdostane?
Oggi più che dare incentivi dobbiamo ridurre il gap infrastrutturale che hanno con le altre aziende a partire da una ferrovia che non funziona. E poi intendiamo consolidare le agevolazioni in materia di tariffe energetiche. Ma non solo. Siamo convinti che si debba favorire un’attenta formazione e riqualificazione del personale e un collegamento stretto con il mondo della scuola. Lavoro e formazione sono state infatti riunite in un unico dipartimento. (continua)
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