Come sempre ospito nel mio blog i fondi che propongo sul Corriere della Valle d'Aosta anche se non sono di argomento economico.
Le speculazioni e le turbolenze finanziarie e i loro effetti perversi sui prezzi degli alimenti e dell’energia sono entrate nel vocabolario e nell’agenda papale per la prima volta, pubblicamente, domenica scorsa, in occasione dell’Angelus estivo da Castel Gandolfo. Un appello chiaro rivolto ai leader mondiali riuniti in Giappone per il G8 affinché «generosità e lungimiranza aiutino a prendere decisioni atte a rilanciare un equo processo di sviluppo integrale, a salvaguardia della dignità umana». Un appello ancora più chiaro alla responsabilità dei paesi ricchi che perseguono spesso interessi che poco hanno a che vedere con lo sviluppo e la crescita di quelli meno fortunati. Questi primi inviti ci danno anche un’idea di quello che sarà il tono e i contenuti del messaggio di Benedetto XVI per la celebrazione della 42a Giornata Mondiale della Pace, che si celebrerà il 1° gennaio 2009, e avrà, appunto, come titolo: «Combattere la povertà, costruire la pace». Il tema scelto intende sottolineare la necessità di una risposta urgente della famiglia umana alla grave questione della povertà, intesa come problema materiale, ma prima di tutto morale e spirituale. Del resto, anche di recente, Benedetto XVI, il 2 giugno alla Fao, ha denunciato lo scandalo della povertà nel mondo: «... come si può rimanere insensibili agli appelli di coloro che, nei diversi continenti, non riescono a nutrirsi a sufficienza per vivere? Povertà e malnutrizione non sono una mera fatalità, provocata da situazioni ambientali avverse o da disastrose calamità naturali… le considerazioni di carattere esclusivamente tecnico o economico non debbono prevalere sui doveri di giustizia verso quanti soffrono la fame».
È un nesso, quello tra pace e lotta alla povertà, che unisce gli ultimi pontificati. Già due volte è infatti esplicitamente emerso: la Giornata del 1987 aveva come tema «Sviluppo e solidarietà: due chiavi per la pace» e qualche anno dopo, nel 1993, Giovanni Paolo II aveva invitato a riflettere ed operare sul tema: «Se cerchi la pace va incontro ai poveri».
Tutto ciò, come scrive ancora Benedetto XVI nell’’enciclica «Deus Caritas est», rende necessaria una riflessione sulle radici profonde della povertà materiale, quindi anche sulla miseria spirituale che rende l’uomo indifferente alle sofferenze del prossimo. La risposta va allora cercata prima di tutto nella conversione del cuore dell’uomo al Dio della carità. (Pubblicato sul Corriere della Valle d'Aosta del 10 luglio)
Il crinale fra protesta e democrazia
10 mesi fa
2 commenti:
Fa male vedere la povertà dell'Africa e indigna la superficialità delle nazioni materialmente ricche verso tale problema . La sincerità mi impone di avanzare una critica ai comportamenti ( che nulla hanno a che vedere con il messaggio della Chiesa , che condivido ex toto corde ) delle gerarchie cattoliche in merito . E' facile indicare un obbligo morale quale quello di un relativo riequilibrio tra i livelli di vita nei vari paesi , ma quando alle belle parole del Papa non seguono ( per colpe di coloro cui il messaggio è diretto ) comportamenti che le recepiscano , è la tipologia del messaggio che va rimodulato . Troverei errato che mi si rispondesse con il " libera Chiesa in libero stato " : davanti alle foto dei bimbi negri sull'orlo della morte per fame sarebbe ipocrisia degenere . Vorrei che la Chiesa si facesse portatrice anche di una proposta non dico operativa in senso stretto , ma propedeutica al superamento di un tabù che , se presente , lascerà la situazione africana allo stato attuale nei prossimi 5000 anni . Il tabù consiste nel ricordo del colonialismo , certo condannabile ( anche se la Somalia di oggi sta peggio di quella di ieri l'altro ... ) , ma che non può essere la premessa per escludere a priori l'unica via , a mio avviso , per poter effettivamente incidere sulla deprecabile situazione africana , via consistente in quella che chiamerei " sponsorizzazione " . Posto che le belle parole , isolate , non incidono , bene sarebbe se la Chiesa lanciasse un messaggio a suo modo operativo , messaggio che , per l'autorevolezza della fonte che esclude secondi o terzi fini , potrebbe essere preso a pretesto affinchè nessuno tacci nessuno di neocolonialismo . Il messaggio papale dovrebbe contenere l'invito affinchè gli stati ricchi assumano ciascuno , o in gruppi di due o tre , il compito di migliorare la situazione di uno o due o tre stati africani , programmando interventi nel tempo finalizzati ai vari campi , dalla fame nell'immediato alle infrastrutture nel medio termine perchè la fame è figlia di cause a monte . Un'ipotetica Germania che sponsorizzi il Ciad , o il Benelux che si rivolge al Burkina Faso in particolare , creerebbe una relativa competizione tra i paesi sponsorizzanti e soprattutto innescherebbe un inizio effettivo di aiuto . Le parole del Papa si perdono nel vento , forse l'indicazione operativa della sponsorizzazione , che crea responsabilità verso uno stato povero , serve a superare l'attuale impasse . Sudan e Somalia sono le punte di iceberg dell'inettitudine africana a risolvere i suoi problemi . La sponsorizzazione dovrebbe servire solo a far gestire dal donatore i denari che vuole donare , considerando che un'impresa austriaca pagata dal governo austriaco in x mesi sa costruire una strada nel paese y , ma se si mandano i denari al governo di y non si sa se e quando tale strada sarà percorribile . L'Onu potrebbe creare una commissione itinerante che riferisca al palazzo di vetro sulla gratuità dell'agire nelle sponsorizzazioni , che non devono comunque mai entrare nella politica dei vari paesi . Se si continua a lanciare messaggi solo filosofici l'Africa continuerà a essere sempre più povera .
Ringrazio Borluzzi per il suo contributo. Il tema ovviamente travalica i confini di competenza di questo blog tuttavia se ci fossero altre riflessioni in merito saranno le ben accette.
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