26 agosto 2008

Cave du vin Blanc de Morgex et de La Salle: uno spumante da rifugio

Rifugio Monzino a quota 2590 metri, l’ultimo avamposto prima di addentrarsi nel cuore del Monte Bianco. Qui Giancarlo Telloli, enologo della «Cave du vin blanc de Morgex et de La Salle» (150mila bottiglie 20 ettari e 90 soci), sta curando la sua ultima creatura. «Puntiamo a creare uno spumante in quota – commenta Telloli – in modo da ottenere oltre che un prodotto di grande carattere, dato il particolare contesto microbiologico, anche un vino fortemente legato alla montagna». In effetti da diversi anni la Cave ha costruito intorno al marchio «Vin du terroir du Mont Blanc», una forte partnership con i colleghi della Savoia e del Vallese. Del resto i rapporti con la realtà d’oltralpe sono avviati da quando la Cave, sotto la presidenza di Mauro Jaccod, alla fine degli anni ’90, ha deciso di trasformarsi nello «spumantizzatore» regionale, coprendo oggi il 98% della produzione valdostana. Dopo alcuni contatti con Valdobbiadene per approfondire la tecnica italiana, l’attenzione si sposta sulla tradizione spumantistica savoiarda che risale addirittura al 1814. «Il primo spumante, prodotto in un numero limitatissimo di bottiglie, è realizzato nel 1983 in seguito ad una intuizione dell’allora presidente Bruno Salice. Ma il decollo vero e proprio della produzione – aggiunge Telloli – avviene soltanto nel 2001. Nel 2002 poi vengo inviato presso l’Istituto enologico della Champagne di Reims. Il risultato saranno le attuali 20.000 bottiglie di spumante metodo classico che si aggiungono alle altre 50.000 del metodo italiano». Al centro di tutto questo movimento il vitigno autoctono Prié blanc, biotipo Blanc de Morgex, selezionato attraverso i secoli dagli antichi abitanti della Valdigne per le particolari caratteristiche di adattamento alle condizioni climatiche locali. «La sua prerogativa – ci spiega Telloli – è quella di compiere l’intero ciclo vegetativo in un periodo di tempo molto breve, grazie al germogliamento tardivo e ad una precoce maturazione». Ma parlare del Blanc de Morgex non avrebbe alcun senso senza citare l’opera di don Alexandre Bougeat, parroco a Morgex dal 1946 al 1972, scomparso prematuramente all’età di 55 anni. Telloli ci mostra una bottiglia del 1954 di Blanc de Morgex, conservata con le cure di un oggetto da museo. «Se si legge l’etichetta – precisa – ci si renderà conto che la nostra attuale comunicazione è esattamente la stessa lanciata oltre cinquant’anni fa da don Bougeat. Con il linguaggio dell’epoca si sottolinea la biologicità del prodotto, si mette in evidenza che nasce dalle vigne più alte d’Europa che crescono ai piedi del Monte Bianco sul greto delle valanghe, cioè a 1200 metri. Sono intuizioni importantissime che fanno, secondo me, di don Bougeat, il primo uomo comunicazione del vino valdostano». «Del resto – prosegue – lo constatiamo un po’ a tutte le fiere internazionali. Se ci presentiamo come la cantina del Monte Bianco tutti capiscono. Non accade la stessa cosa quando facciamo riferimento alla Valle d’Aosta». Una strategia che paga visto che attualmente la Cave fa il 50% del proprio fatturato al di fuori dei confini regionali con una percentuale di estero tra il 12 e il 15. «I nostri mercati migliori – conclude Telloli – sono Stati Uniti, Olanda, Irlanda e piccoli quantitativi raggiungono anche il Belgio, la Francia, la Germania, l’Ucraina, la Svezia e il Giappone». Una presenza destinata a rafforzarsi ora che è ufficiale, l’atto di costituzione di fronte al notaio è stato firmato la scorsa settimana, la nascita del superconsorzio «Quatremille» che raggruppa le cantine sociali Crotta di Vegneron di Chambave, la Cave de l’Enfer di Arvier e, appunto la Cave du vin Blanc de Morgex et de La Salle. (Pubblicato sul Corriere della Valle d'Aosta del 31 luglio 2008)

1 commenti:

Anonimo ha detto...

Vigne più alte d'Europa per lo spumante a 1200 metri in Valle d'Aosta : mi sono recentemente fermato a fotografare il paesaggio con vitigni salendo a Crans da Sierre e una persona del posto , apparentemente credibile , mi disse che erano uve da spumante . Scavando nel ricordo , direi che la quota era superiore ai 1200 . La qual cosa comunque nulla toglie alla bontà del prodotto di cui qui si parla .

 

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