11 settembre 2008

Claudio Lavoyer: dobbiamo far meglio conoscere il nostro modello di sviluppo (1)

Claudio Lavoyer (Fédération Autonomiste) ritorna dove aveva iniziato la sua carriera di Assessore. Entrato in Consiglio regionale il 27 luglio del 1998, nel 1990 aveva ricoperto l’incarico di assessore al Bilancio, e ammette di trovarsi a suo agio al primo piano di Place Deffeyes. Come sempre propongo anche on line l'intervista già uscita sul Corriere della Valle d'Aosta che fa parte del ciclo dedicato alla nuova Giunta Rollandin.

Il federalismo fiscale è il tema del momento. Le Regioni a Statuto speciale sono nell’occhio del ciclone…
Confesso che ci sono molti punti di contatto con lo scenario che mi ritrovai ad affrontare quasi vent’anni fa. Nel 1990 c’era il problema dell’Iva di importazione. Con la nascita dell’Unione europea e l’eliminazione delle dogane la Valle d’Aosta avrebbe dovuto rinunciare definitivamente ad una entrata particolarmente consistente, pari a circa 400 miliardi delle vecchie lire. Eppure, già allora, attraverso un confronto serrato con il governo abbiamo ottenuto il mantenimento di questa cifra con tanto di indicizzazione Istat. Penso che se già allora le nostre motivazioni sono state ritenute valide lo saranno ancora di più oggi che in realtà si toccano materie la cui modifica richiede iter particolarmente complessi e che non possono essere decisi in maniera unilaterale dallo Stato, riguardando il nostro Statuto speciale. Inoltre l’impostazione di base del problema mi appare scorretta. Sembra che l’unico obiettivo di chi porta avanti questo progetto sia di far fare sacrifici anche alle regioni a statuto speciale. In pratica chi già opera in autonomia, con proprie competenze deve fare un passo indietro. Vorrei ribadire che tutte le risorse che lo Stato lascia sul nostro territorio sono il risultato di una trattativa e di un trasferimento di competenze dallo Stato alla Regione.

E’ una materia particolarmente delicata come ho evidenziato nel mio editoriale sul Corriere della Valle della scorsa settimana…
E’ chiaro che il tema del federalismo non può essere affrontato soltanto ricorrendo a parametri economici. Inoltre sono convinto che le regioni a Statuto speciale abbiano storie diverse e anche stati di attuazione dello Statuto differenti per cui non possono essere trattate tutte alla stessa maniera.

Ma questo dibattito non può essere l’occasione per fare un bel tagliando allo Statuto? Per modernizzarlo?
Personalmente credo che questo sia l’argomento meno qualificato per una simile operazione. Anche se è vero che non siamo ancora riusciti a rinnovare il nostro Statuto. Un obiettivo che dovremmo porci in particolar modo ora che sono venute meno alcune ragion d’essere dell’autonomia speciale, presenti nel 1945. Uno di questi elementi nuovi è sicuramente la costruzione dell’Europa che ci ha proiettato in un nuovo scenario. Questo dovrebbe spingerci verso l’elaborazione di un nuovo Statuto.

Ritornando alla materia economica. Tutte le tabelle comparse sui giornali in questi giorni mostrano una Valle d’Aosta non in grado di provvedere a sé stessa con le proprie risorse. Questo perché gli stessi milioni di euro derivanti dall’accordo sull’iva da importazione nel nuovo assetto sembrerebbero essere messi in discussione. Anche alcuni editoriali pubblicati sulle prime pagine del Sole 24 Ore vanno in questa direzione…
Non credo sia possibile. Gli oneri acquisiti allora per mantenere quella somma sul territorio regionale erano sicuramente superiori… Tuttavia sono convinto che il rapporto con lo Stato su questa materia non possa essere di tipo conflittuale. Tanto per capirci, una regione come la nostra, di confine, di montagna, in questi oltre sessant’anni di autonomia speciale ha dato
vita ad un modello che può essere utile a tutti, che, secondo me, ha funzionato. Questo può essere l’interrogativo da porre. Le risorse che abbiamo avuto le abbiamo spese correttamente?

Cioè?
E’ il modello della «montagna viva». Il mantenimento della popolazione su tutto il territorio regionale. Le statistiche non tengono conto di determinati fattori. Se io prendo i centoventimila valdostani e li metto tutti in un quartiere dove ora sorge Aosta e garantisco loro uno stipendio più che dignitoso finisco sicuramente per avere meno spese di quelle che ho ora con servizi, strade, paravalanghe che arrivano in tutte le frazioni. Ma è questa una politica corretta? Bisogna far passare il concetto che questa politica della conservazione del territorio è utile a tutti non soltanto ai valdostani. Dobbiamo ancorarci sulle ragioni storiche, culturali dello Statuto e presentare il nostro modello di sviluppo. (Pubblicato sul Corriere della Valle del 4 settembre 2008) (Continua)

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Le parole dell'assessore sono offensive verso i cittadini ritenuti incapaci di capire l'insostenibilità dei concetti da lui espressi . 14/10 di riparto è un regalo che fa comodo , ma non ha giustificazioni perchè a 100 ammontano le tasse nazionali totali e circa metà può essere lasciato localmente , non tutto e in più un ulteriore 40% . Ogni parola che tenta di fuggire questa verità è un'offesa verso il lettore . Puah , puah , puah !

Anonimo ha detto...

Un commento dell'assessore no , vero ? Solo l'illusione di aver spezzato il pane della scienza ....

 

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