Il concetto di imprenditorialità recepisce ed esplode la natura sistemica dell’impresa proprio perché è evocativo della capacità di concepire, elaborare e realizzare una sintesi economicamente valida tra i bisogni di una determinata classe di clienti, da un lato, e le risorse e le competenze valorizzabili per darvi risposta, dall’altro lato (Invernizzi, 1993).
L’imprenditorialità tende ad esprimere e a liberare il proprio potenziale di innovazione lungo molteplici direttrici (Schumpeter, 1933). Può trattarsi, ed è il riferimento più tradizionale ed immediato, del lancio di nuovi prodotti, della penetrazione di nuovi mercati, della promozione di nuove tecnologie, della esplorazione di nuovi canali distributivi.
Ma può anche trattarsi di profondi cambiamenti nei meccanismi e nelle strutture organizzative, negli assetti produttivi e logistici, nelle politiche di comunicazione o di finanziamento, negli investimenti di ricerca, cambiamenti adottati al fine di far crescere la produttività aziendale e di migliorare l’efficienza operativa.
Visioni strategiche, opportunità e risorse
Una sintesi imprenditoriale che fa leva su tali elementi è sempre e comunque, nell’azienda di qualsiasi dimensione e settore di attività, il risultato del lavoro di individui che sanno formulare visioni strategiche, catturare opportunità, aggregare e mobilitare risorse attorno a progetti sfidanti.
Sono individui disposti a rischiare (come imprenditori o nel più ampio contesto degli assetti manageriali in cui sono impegnati) per perseguire le molteplici dimensioni del finalismo aziendale: soddisfare la clientela meglio di quanto non facciano i propri concorrenti, rispondere alle attese dei propri interlocutori sociali e in primis dei lavoratori, generare profitto e continuità di sviluppo (Coda, 1988).
Il finalismo d’impresa non è «piramidale», è «circolare» e per realizzarlo, soprattutto in scenari come quelli attuali, occorre generare vigorosamente ed incessantemente innovazione strategica ed organizzativa. (Continua domani e dopodomani)
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