3 gennaio 2008

La Carrubba: comunichiamo troppo poco con l'esterno



«Secondo una recente indagine, più del 90% degli imprenditori valuta il sistema fiscale non chiaro, poco trasparente e dominato dall’incertezza. Il fisco italiano soffre di instabilità e incoerenza: il continuo mutamento delle scelte del legislatore – alcune accompagnate addirittura da effetti retroattivi – la complessità dei tributi, l’incredibile varietà di interpretazioni applicative hanno privato gli imprenditori italiani di certezze, stravolgendo i piani di investimento delle imprese, rendendo le scelte degli imprenditori ostaggio di variabili imprevedibili e impreviste». Sono parole di Matteo Colaninno, presidente dei Giovani industriali italiani (http://www.giovanimprenditori.org/), dette in occasione del Convegno di Capri sul tema della libertà economica.

Un’analisi perfettamente condivisa da Ettore La Carrubba, 36 anni, amministratore delegato delle concessionarie Volksvagen Audi in Valle d’Aosta (sei milioni di euro di fatturato con la Alpicar, azienda nata nel 1968, e 21 occupati) che dal 2005, in quanto Componente della Presidenza Nazionale dei Giovani Imprenditori di Confindustria con la delega alle Politiche Sociali ed Economiche ha personalmente seguito, su incarico del Presidente Colaninno, la predisposizione dei contenuti del convegno. «Ogni anno – spiega La Carrubba – ci occupiamo di un tema cercando di offrire un nostro contributo originale al dibattito. Per sei mesi incontriamo i protagonisti del confronto, stendiamo una nostra tesi e la affrontiamo a Capri attraverso le tavole rotonde. Quest’anno ad esempio ci siamo occupati del rispetto delle regole e abbiamo avuto come nostri interlocutori il Pm Greco di Milano, i direttori del Corriere della Sera e del Sole 24 Ore e Luigi Abete, già Presidente di Confindustria e oggi alla guida di Confindustria Roma». Spostando la sua analisi sulla Valle La Carrubba evidenzia con forza una problematica. «La Valle d’Aosta è troppo piccola e comunica troppo poco con l’esterno. In questo senso ho molto apprezzato l’intervento del Presidente Bordon al Convegno di St-Vincent. Anche perché l’invito a fare rete, proponendo un’ipotesi di filiera regionale, capace anche di guardare all’esterno è stato preceduto da un’analisi davvero circostanziata, rara nella nostra regione».

La Carrubba in particolare fa suo l’invito di Bordon a utilizzare l’ordinamento autonomo valdostano per fare della regione un terreno di sperimentazione di formule nuove con le quali approcciare problemi che paiono insolubili”. Una sfida che richiede coraggio, anche perché sono molti i nodi da sciogliere per ridare slancio al sistema economico regionale.
«In Valle d’Aosta – prosegue l’imprenditore – ci confrontiamo, ad esempio, con un mondo
della scuola che fatica a dialogare con quello dell’impresa e con una pubblica amministrazione
che per le sue dimensioni sempre più crescenti inevitabilmente attrae molte risorse umane presenti sul territorio”. “Non dobbiamo infatti dimenticarci – aggiunge – che l’unica risposta seria per favorire lo sviluppo e che alla distanza paga è quella che hanno dato gli inglesi: l’istruzione. Ci vogliono scelte coraggiose e di indirizzo che permettano di far crescere professionalità e, magari, di attrarne. In questa logica credo che sul futuro dell’Università in Valle d’Aosta bisognerebbe fare delle scelte molto diverse dalle attuali
».

Tuttavia La Carrubba non manca di ricordare come il problema della formazione interroghi anche l’imprenditore. «Anche noi – osserva – dobbiamo offrire occasioni di riqualificazione ai nostri dipendenti. Se si aumentano gli investimenti in questa direzione si fa crescere l’appeal dell’azienda». Senza però dimenticare quanto in Valle sia complicato far emergere i nuovi talenti interessati al settore industriale. La Carrubba elenca tre motivi. «Prima di tutto sussiste un problema di numeri a causa del bacino limitato, poi c’è una questione culturale in quanto, come ho già sottolineato, la scuola non forma addetti per il mondo dell’impresa e infine ci confrontiamo con un comparto pubblico e parapubblico di enormi dimensioni e caratterizzato da un protezionismo così forte da essere inevitabilmente preferito dai valdostani in termini occupazionali». (Pubblicato sul Corriere della Valle del 18 ottobre 2007)

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