Si è svolto il 27 marzo, nella ex Sala Consigliare del Comune di Aosta, il terzo appuntamento con il Tavolo Permanente Tributario della Valle d’Aosta, nato da un’idea di Orlando Formica. Tema: Agricoltura, zootecnia e viticoltura, con la partecipazione di rappresentanti dell’Amministrazione Pubblica e di organismi economici dei settori in esame. Sul Corriere della Valle trovate un ampio servizio a cura di Antonio Vizzi. All’interno dello spazio dedicato agli spunti di riflessione che, eccezionalmente, questo sabato fa il bis, trovate uno stralcio dell’ottima sintesi fatta da Antonio Vizzi.
Davide Adolfo Ferrè, consulente della Coldiretti della Valle d’Aosta
Per i settori operativi hanno fornito un notevole contributo il dottor Davide Adolfo Ferrè, consulente della Coldiretti della regione, che nel confermare l’analisi di Mochet, ha sottolineato come «... l’impianto fiscale in agricoltura deve essere considerato generalmente buono se confrontato ad altri settori dell’attività d’impresa o di lavoro autonomo. Tuttavia, si potrebbe migliorare per esempio evitando la distinzione dei prodotti assoggettati all’imposta diretta e all’IVA. Spesso tali elenchi comportano difficoltà perché per l’IVA ci sono prodotti agricoli non considerati tali. Sarebbe opportuno intervenire per chiarire e uniformare la materia».
Vincenzo Grojean , presidente Associazioni piccoli produttori valdostani,
A questo punto è stato chiamato in causa Vincenzo Grosjean, presidente dei viticoltori valdostani che ha confermato come abitualmente i viticoltori si affidino al commercialista. «La materia è tanto complessa – ha aggiunto – che anche con tutta la buona volontà il “vigneron” valdostano non riuscirebbe a districarsi. Il viticoltore deve pensare ai molteplici problemi, dalla gestione alla produzione e, infine, alla commercializzazione del prodotto dell’azienda viticola o vitivinicola. Inoltre mi sembra che ci sia disparità di trattamento fiscale nei riguardi degli agricoltori che vivono in montagna da quelli che lavorano in pianura. Sappiamo che produrre uva in terreni con forte pendenza non sia sempre semplice. Sappiamo anche che spesso i vini migliori si ottengono con uve prodotte su terreni a forte pendenza, ossia nei peggiori posti in quanto a comodità. Ecco che mi sento di suggerire una mia personale valutazione. Forse sarebbe opportuno che il legislatore potesse sottolineare tali differenze, che non sono solo peculiarità della Valle d’Aosta. Pensiamo, per esempio, ai terreni in forte e fortissima pendenza della Liguria dai quali si ottengono vini pregiati».
Vittorio Cociti, consulente aziendale: il modello stalla valdostano in Romania
È poi stato invitato l’ingegnere Vittorio Cociti, consulente aziendale, che ha detto «Sono qui oggi come uditore. Sono infatti interessato al mondo agricolo perché da due anni mi sto dedicando ad un progetto legato con l’esportazione del modello valdostano della zootecnia. Infatti avendo visitato la Romania mi sono accorto che in alcune zone dei Carpazi, dove la situazione attuale è arretrata di almeno cinquanta anni rispetto alla nostra, manchi totalmente una economia produttiva. Ho pensato allora, proprio perché le condizioni di quelle zone che ho visitato possono essere rapportate alla Valle d’Aosta, di suggerire all’Assessorato all’Agricoltura e Risorse Naturali della Regione di provare ad esportare il nostro modello di stalla, molto efficiente, con capi di pezzata rossa, la famosa mucca valdostana. L’Assessorato ha gradito la proposta e quindi partirà dalla Valle d’Aosta un’iniziativa per aiutare quel lontano Paese per l’avvio di un’economia agricola con i nostri professionisti del settore. Si tratterà, una volta lanciato l’impianto, di confrontarci anche con il sistema fiscale della Romania. Saremmo i primi a farlo, anche se il Piemonte sta intervenendo in pianura con allevamenti intensivi. Noi vogliamo replicare il nostro modello nelle zone che presentano caratteristiche simili alla Valle d’Aosta. E, naturalmente, lo faremo con grande orgoglio».
La replica di Salvatore Taverna
L’idea e il progetto dell’ingegnere Cociti è stata, immediatamente, confermata dal dottor Salvatore Taverna, giudice tributario ed esperto internazionale di problemi dell’agricoltura, che ha partecipato di recente alla nascita di una comunità montana nei Paesi dell’Est, e pertanto ritiene che la Valle d’Aosta possa, a ragione, esportare il proprio modello di allevamento di bestiame con le razze valdostane e possa ambire a far produrre i relativi derivati. L’iniziativa, secondo Taverna, si può trasferire sui Carpazi e sugli Urali con grande beneficio di quelle lontane popolazioni di montanari e di contadini.
Alessandro Rota dell’Assessorato all’Agricoltura e Risorse Naturali
Infine ha preso la parola il dottor Alessandro Rota in rappresentanza dell’Assessorato regionale all’Agricoltura e Risorse Naturali, che ha fornito alcuni dati sulla realtà del settore dell’agricoltura, della zootecnia e della viticoltura in Valle d’Aosta. «Innanzitutto occorre rilevare – ha riferito Rota – che stabilire le quantità non è semplice, perché le stesse cambiano a seconda della fonte. Infatti, se per l’ISTAT le aziende in agricoltura in Valle d’Aosta sono 6500, per il nostro Assessorato sono invece 3500. Altri dati sulle superfici. Per l’ISTAT la Valle ha a disposizione 70.000 ettari di terreno utilizzabile, per noi dell’Assessorato sono 30.000/40.000. Sugli addetti ai lavori abbiamo 4500 per l’ISTAT, 1800 per l’INPS, 2500 per la Camera di Commercio e 3300 per il nostro Assessorato in quanto ci basiamo sui contributi economici agricoli erogati. In Valle d’Aosta l’agricoltura è rappresentata quasi esclusivamente dall’allevamento di bovini che produce l’oramai famosa Fontina Dop dalla quale si ricava un reddito di circa 30 milioni di €, poi viene la viticoltura che con i suoi circa 2 milioni di bottiglie raggiunge i 10 milioni di € di fatturato. Purtroppo il numero delle aziende, che hanno un’estensione media di 10/12 ettari, – ha concluso Rota – in Valle sta diminuendo».
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